Cosenza, sanità “sequestrata”: ma la Finanza ha preso le carte del “buco” della spedalità?

Raffaele Mauro

La “non notizia” è che anche ieri la Guardia di Finanza si è presentata alla sede dell’Asp di Cosenza in via Alimena per sequestrare atti. Dal 2012 in poi ne avrà sequestrati una tonnellata. Che fine hanno fatto? E le denunce presentate con richiesta di essere informati in caso eventuale richiesta di archiviazione? E questa volta cosa ha sequestrato la Guardia di Finanza? Forse le carte del buco milionario della spedalità? Quella spedalità che è sempre stata sotto il controllo di Raffaele Mauro alias Faccia di Plastica prima come dirigente del settore e poi come direttore generale?

Quello stesso Faccia di Plastica, perdente posto, “nominato” direttore di struttura complessa in modo palesemente illegittimo calpestando la norma? “Dura minga, non può durare” era la pubblicità che davano su Carosello tanti anni fa. Ed in effetti e nonostante tutto e tutti, non poteva durare, la corda si è spezzata e per “i furbetti della sanità” cosentina, lentamente, ma inesorabilmente, si sta scoperchiando la pentola. E siamo ancora solo agli inizi, visto che prima o poi dovrà essere affrontato il problema dei lavori milionari affidati senza gare di appalto, così come le transazioni, la distrazione di fondi, la clientela e compagnia cantante.

La domanda che nasce spontanea è questa: perché la magistratura non si è mossa prima permettendo che il buco dei conti della sanità diventasse un vero e proprio incubo? Perché i dipendenti che si sono messi di mezzo per evitare che i mostri realizzassero tutto ciò nessuno li ha tutelati? Perché non si da priorità ai reati contro la pubblica amministrazione? Si lavora per le prescrizioni? Qual è il programma del commissario Cotticelli per i controlli che non sono mai stati attuati? E la Corte dei Conti? E’ giusto che a pagare siano sempre i cittadini? Come mai nel bando per i direttori generali delle Asp e delle Aziende Ospedaliere non hanno richiesto i meriti oggettivi dei candidati? Tutte domande che attendono una risposta, che probabilmente e come al solito non arriverà mai.