Cosenza, sparatoria al B-Side: l’intercettazione taroccata

Ha trascorso otto anni della sua vita in carcere, condannato dal Tribunale di Cosenza ed in modo particolare dal giudice Maria Antonietta Onorati per un reato che non ha mai commesso. La storia di Andrea Molinari in città la conoscono tutti, così come tutti sanno che non è stato lui a sparare quella maledetta notte del 28 ottobre 2006 al B-Side di Rende contro un buttafuori del locale, che è rimasto ferito gravemente. Iacchite’ (http://www.iacchite.com/cosenza-sparatoria-al-b-side-lincredibile-storia-di-andrea-molinari/) vi sta raccontando un’altra incredibile storia di malagiustizia direttamente dal porto delle nebbie di Cosenza. 

Oggi andiamo ad analizzare le quattro prove che hanno portato alla condanna a 10 anni di reclusione di Andrea Molinari. Ci soffermeremo, in modo particolare, sulla prima prova che inizialmente ha portato sulle tracce di Molinari e cioè una intercettazione ambientale nell’ospedale dell’Annunziata di Cosenza tra il buttafuori rimasto ferito gravemente e alcuni interlocutori nella conversazione captata dai carabinieri, poi successivamente trascritta dal perito Nicola Zengaro e identificata come numero 152 del 1° novembre 2006.

Nella trascrizione del perito emerge durante la conversazione il nome di Andrea Molinari e quindi questo è lo spunto investigativo da dove iniziare l’indagine ma soprattutto il nome e il cognome del colpevole. Molinari è già messo al bivio: se avesse scelto la formula del rito abbreviato il suo nome sarebbe rimasto per sempre sul verbale. Certo, in caso di condanna c’è uno sconto di un terzo della pena sanzionata ma significa ammettere di essere colpevoli e Molinari non lo è. In maniera chiarissima eppure non si vuol vedere, si fa finta di non vedere. Il suo legale dell’epoca gli consiglia la formula a rischio ridotto e lo avverte che un eventuale dibattimento sarebbe soltanto un patibolo. Ma Molinari va avanti per la sua strada, non può che fare così. E’ innocente, non ha mai sparato al buttafuori.

Scegliere la formula del dibattimento, tuttavia, significa andare verso un “patibolo” in aula a porte aperte. Nel momento in cui si opta per questa soluzione, tutti i testi, compreso il perito Nicola Zengaro, sono chiamati a comparire in aula. Ed ecco cosa succede in Tribunale. Riportiamo per intero il verbale di interrogatorio del perito Zengaro, ovvero colui che ha trascritto il tutto e quindi, ascoltando il nastro, ha scritto il nome Molinari Andrea.

PRESIDENTE: L’abbiamo richiamata per ascoltare le conversazioni da lei trascritte. L
PERITO ZENGARO : Sì

PRESIDENTE: Ci ha portato la strumentazione e i dischetti?
PERITO ZENGARO: Sì, il computer è sopra, se volete lo vado a prendere anche se… va bene, poi deciderete voi chiaramente… Non sarà certamente facile dall’ascolto capire granché, considerando la qualità non ottimale delle intercettazioni, però questa è una valutazione… Io al limite salgo su un attimo e prendo il computer e ve lo faccio ascoltare…

PRESIDENTE: Lei diceva che…
PERITO ZENGARO: Poi, ecco…

PRESIDENTE: C’è la possibilità di ascoltarlo meglio, con che cosa? Con delle cuffie?
PERITO ZENGARO: Con delle cuffie…

PRESIDENTE: O con la ripulitura del nastro?
PERITO ZENGARO: Eh… chiaramente il nastro va pure ripulito e comunque a questo proposito volevo fare presente questo al collegio e chiaramente alle parti, siccome 15 giorni fa sono stato chiamato proprio per…

PRESIDENTE: Sì, per l’ascolto…
PERITO ZENGARO: Per questa vicenda… per l’ascolto del nastro… i file originali non erano presenti, qui in dibattimento, ho cercato di trovarli sul computer che avevo portato e non c’erano, però li avevo a casa… quindi, sono andato…. per reperirli e per farli ascoltare qui… siccome li avevo salvati in un determinato modo, per… reperirli ho dovuto verificare anche la trascrizione che avevo fatto… e in una conversazione, precisamente la numero 152… una ambientale registrata all’interno dell’ospedale civile in data 1 novembre 2006, alle ore 15,54 ho notato… una discrasia con la… la perizia che ho depositato in precedenza… e precisamente… al foglio 2 della suddetta… del suddetto progressivo, ehm… nella trascrizione che ho depositato, ehm… al rigo… uno, due, tre, quattro, cinque… e… rigo quinto, io nella trascrizione… ho riportato Voce maschile, indicata con la lettera A… e voce… scrivevo che l’interlocutore… diceva Andrea Molinari…

Dopo tutto questo tira e molla fatto di puntini sospensivi, di ehm e di mah, ma soprattutto come si dice a Cosenza di coda impagliata o per meglio dire cud’i paglia e malafede, il perito, vistosi stretto con le spalle al muro, ha cercato di salvare il salvabile e soprattutto la faccia. Cosa veramente impensabile dopo tutta la malafede e la poca professionalità dimostrata, anche perché dal giorno della trascrizione alla data del processo erano passati già due anni. Che il perito ha trascorso tranquillamente mentre Molinari era in carcere anche per colpa sua. E nell’arco di questi due anni non pensiamo che il perito abbia riacquistato miracolosamente l’udito, visto che i dischetti erano sempre quelli.

Ma adesso arriva il bello…

PERITO ZENGARO: … Invece dall’ascolto risulta che… lui dice… “E’ cchiu granne i mia”, è più grande di me… questo volevo far notare perché dall’ascolto mi sono reso conto che non c’era… Andrea Molinari.
PRESIDENTE: Molto bene, invece il Tribunale si è accorto di un’altra cosa. Lei ha trascritto l’incidente probatorio reso dal testimone P. C. ?

PERITO ZENGARO: Io… sì, penso di sì… qualche cosa…
PRESIDENTE: In verità ce ne siamo accorti stamattina che il perito Nicola Zengaro è il trascrittore dell’incidente probatorio del testimone P. C. che noi abbiamo… Nessuno ce l’ha fatto presente, invece sfogliando l’ultima pagina… ci siamo accorti della sua firma e pertanto ai sensi dell’art. 222 del c. p. p. dichiaro la nullità delle perizie di trascrizione poiché ha già svolto funzioni di perito nel medesimo procedimento. La perizia quindi è nulla e la dobbiamo ripetere. Grazie, le chiediamo scusa.
PERITO ZENGARO: Grazie a voi, chiedo scusa io…

A cosa servano ormai le sue scuse non l’ha capito nessuno. Per il resto, le perizie verranno ripetute con la nomina di tre consulenti, che verranno nominati, con regolare giuramento, il primo dal Tribunale, il secondo dalla procura, il terzo dalla difesa. L’epilogo sarà il seguente.

PERITO TRIBUNALE: conferma “E’ cchiu granne i mia”.
PERITO DIFESA: conferma “E’ cchiu granne i mia”.
PERITO PROCURA: non ha mai depositato nessuna perizia nonostante abbia preso l’incarico con regolare giuramento… Probabilmente perché “E’ cchiu granne i mia” non può venire a dirlo in aula per non avvalorare la tesi della difesa e così in Tribunale questo tizio non si è più visto.

A questo punto ci chiediamo come sia possibile dall’ascolto di un nastro confondere la frase “E’ cchiu granne i mia” con un nome e cognome, Andrea Molinari, ma tant’è o se preferite questa è. O ancora, come scriveva la Settimana Enigmistica, “trova le differenze”.

2 – (continua)