Cosenza sul podio con Helsinki: due città fuori dal comune

Dopo Ginevra il successivo paragone con la città di Cosenza non poteva che essere Helsinki, capitale della pacifica e civile Finlandia. Se con Ginevra le cose in comune sono tante – a cominciare dalla presenza di tante banche in entrambe le città, nel solo centro di Cosenza stazionano in attesa di riciclare denaro sporco oltre 40 sportelli bancari – con Helsinki la cosa che ci accomuna è qualcosa di nobile e di cui possiamo andare fieri ed orgogli: a Cosenza, come ad Helsinki, non esiste la ‘ndrangheta, presente in tutto il mondo, come sappiamo, tranne che in queste due fantastiche città. ‘Ndrangheta o chi per loro. Cosenza e Helsinki conquistano la medaglia d’oro come città, riconosciute da tutto il mondo, libere dal giogo mafioso.

Ad Helsinki, come a Cosenza, se provi a chiedere agli abitanti di queste due straordinarie città cos’è la mafia, la ‘ndrangheta, o qualsivoglia organizzazione criminale nessuno ti sa rispondere, ti guardano strano come a volerti dire: scusa ma di cosa stai parlando?

La totale assenza di organizzazioni criminali in queste due civilizzate cittadine non è certo frutto del caso o della fortuna, ma piuttosto il risultato di una elevata coscienza civica e sociale che entrambi i popoli (quello cosentino e quello finlandese) hanno acquisito, nel corso del tempo, grazie all’esempio corretto dei politici e all’elevata cultura della legalità presente nelle istituzioni che governano questi due comunità. Infatti a Cosenza, come ad Helsinki, non esistono dipendenti pubblici, a tutti i livelli, disonesti. In entrambe le città gli uffici pubblici funzionano che è una meraviglia e per sbrigare qualsivoglia pratica, non c’è bisogno di conoscere nessuno o di allungare qualche bustarella, i diritti dei cittadini e i servizi a loro dovuti, vengono prima di ogni altra cosa. A Cosenza, come ad Helsinki, non esistono privilegi, scorciatoie, favoritismi, clientelismo, tutti i cittadini sono uguali di fronte alle istituzioni e tutti hanno lo stesso trattamento.

Del resto basta paragonare gli uffici giudiziari di Helsinki con la procura cosentina, per meglio capire le affinità. A Cosenza, come ad Helsinki, tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge: nei nostri tribunali non c’è distinzione tra potenti (intesi come massoni, mafiosi, politici corrotti o amici degli amici) e il cittadino “comune”. E se mai dovessero trovarsi l’uno di fronte a l’altro davanti un giudice – cosa impossibile perché lo abbiamo detto a Cosenza e ad Helsinki non esistono queste losche figure, stiamo solo facendo un esempio, in questo caso assurdo –  l’imparzialità, la terzietà, è garantita a tutti, anche all’ultimo degli straccioni. Al contrario di quello che succede nel resto del mondo dove a vincere è sempre il potente capace di corrompere e comprarsi giudice e sentenze.

A Cosenza, come ad Helsinki, non esiste nemmeno la corruzione. Corrompere un pubblico dipendente, un imprenditore, un professionista, un giudice, un questurino, è la cosa più difficile e improbabile del mondo. Nessun cosentino o helsingiense ci proverebbe mai perché sa bene che la risposta sarebbe una bella denuncia all’istante. L’incorruttibilità del funzionari pubblico è un dogma sociale prima ancora che una questione di etica professionale, per entrambe le città.

Certo è che Cosenza, a differenza di Helsinki, merita una menzione in più, senza nulla togliere ai nostri gemelli finlandesi, non fosse altro perché resiste alle tante “sollecitazioni” che arrivano dai paesi limitrofi dove le istituzioni sono quasi totalmente asservite al potere masso/mafioso. Infatti Cosenza è circondata da realtà dove la ‘ndrangheta e la corruzione la fanno da padroni. Dal Tirreno allo Ionio decine e decine sono i comuni dove gli amministratori risultano indagati per peculato, voto di scambio politico mafioso, corruzione, abuso di ufficio, peculato, truffa. Per non parlare del resto delle provincie calabresi: la ‘ndrangheta è presente in ogni dove e anche dove non te lo aspetti, tipo: tribunali, caserme, questure, e roba simile. Il 90% delle amministrazioni in Calabria sono controllate dalla ‘ndrangheta, e il 100% dell’economia regionale è in mano alla masso/mafia che controlla e governa quasi tutto il territorio regionale, tranne Cosenza, dove non succede mai niente. Si fanno retate ogni giorno e in ogni città calabrese, tranne che a Cosenza, ed è questo il nostro orgoglio. A Cosenza, diciamolo chiaro, puoi lasciare anche la porta di casa aperta senza nulla a temere, ed è questo che ci invidia tutto il mondo. Cosenza resta, l’unica città italiana dove la ‘ndrangheta non è riuscita ad infiltrare le istituzioni, e la totale assenza di inchieste su questo tema nel nostro territorio, è la dimostrazione che la nostra città è immune da questo odioso fenomeno.

Una pecca però c’è a Cosenza, una piaga che da tempo ci portiamo dietro e che non riusciamo a debellare: gli spinelli. Un problema enorme che ci fa vergognare di essere cosentini, nonostante i tanti pregi di cui sopra. Per fortuna a Cosenza c’è un procuratore capo che ha deciso di affrontare l’atavico problema di petto, dichiarando guerra ai fumatori di spinelli e ai loro pusher. Una battaglia che finalmente inizia a dare i primi risultati con decine e decine di ragazzi finiti in galera, anche se ancora nessuno ha mai spiegato chi di fatto rifornisce questi pusher. Che non può essere la ‘ndrangheta, perché come abbiamo appena detto la ‘ndrangheta a Cosenza, come ad Helsinki, non esiste.