Cosenza, Veronica Buffone e l’emergenza casa: piccole Giggine crescono

A guardare l’operato fin qui svolto da Veronica Buffone, assessore al Welfare del comune di Cosenza in quota M5s, si può dire, senza timore di smentita, che somiglia sempre più, nelle movenze politiche, a Giggino Di Maio. Da quando ha preso possesso dell’assessorato nessuno l’ha mai vista nei quartieri, nelle piazze, al mercato, all’ospedale, o nei tanti luoghi della città dove vive chi fa fatica ad arrivare a fine mese. Non ha mai promosso né partecipato ad un solo incontro con i disoccupati, gli sfrattati, i senza tetto, gli anziani, e le tante famiglie che da decenni rivendicano il loro sacrosanto diritto di avere una casa. E’ come se non esistesse. Non ha nessuna “voce in capitolo” ed è oramai chiaro a tutti che la sua presenza nella giunta di Franz Caruso, è funzionale solo a garantire il “numero legale”: la Buffone è una bandierina politica utile a Nicola Adamo da sventolare, all’occorrenza, per “rivendicare” una presunta alleanza dei 5 Stelle con il Pd. E questo sta bene a Veronica, che in quanto a “pennacchi” non ha nulla da invidiare al peggior Di Maio. Nonostante la consapevolezza della sua inutilità, la Buffone, a lasciare la poltrona non ci pensa proprio.

Pensavamo che con la leadership di Conte queste ambigue posizioni politiche alla Di Maio non si sarebbero mai più verificate, e invece la Buffone ha dimostrato che ancora “piccole Giggine continuano a crescere”: una poltrona, non importa se piccola o grande, vale più di qualsiasi promessa fatta agli elettori in campagna elettorale. Pensavamo che dopo l’elezione di Anna Laura Orrico, la più votata nella città di Cosenza, la poca trasparenza politica alla Morra, alla Melicchio, alla Dieni degli anni passati, sarebbe stata solo un triste ricordo. E invece la poltrona continua ad essere la stella cometa per personaggi in cerca di autore. E la prova di quanto la Buffone sia una triste imitazione di Di Maio sta nel fatto che, pur di mantenere la poltrona, si è resa complice, firmando una delibera di giunta (26 settembre 2022) dove si autorizza lo sgombero di 11 famiglie in emergenza abitativa, di uno dei personaggi più intrallazzati di Cosenza: l’ingegnere Pianini. Un famoso costruttore cittadino che non ha mai versato un solo euro di “oneri di urbanizzazione”, fornitore ufficiale di fatiscenti appartamenti al Comune da destinare a famiglie in emergenza abitativa, a prezzi sproporzionati, salvo poi richiederli indietro quando gli amici degli amici hanno bisogno di investire (leggi riciclare), senza mai preoccuparsi di che fine fanno le famiglie.

Ecco, la Buffone ha firmato una delibera che serve a Nicola Adamo, in affari con l’ingegnere Pianini, per porre in essere l’ennesima speculazione edilizia, senza preoccuparsi di trovare una soluzione alternativa ai residenti nel fatiscente palazzo di corso Umberto che l’ingegnere ha deciso di ricostruire. Giorno 3 novembre le 11 famiglie dovranno lasciare il palazzo senza che nessuno gli abbia prospettato una giusta soluzione. Per la Buffone possono anche finire per strada, tanto lei una casa ce l’ha, e poi gli ha detto Franz che soldi non ce ne sono per i cittadini in difficoltà, quel poco che c’è serve a Nicola Adamo e compari. E nonostante ciò lei continua a restare attaccata alla poltrona. Per sfuggire alla sue responsabilità, la Buffone, usa la solita tecnica tanto cara ai vecchi marpioni politici: si fa negare e non accetta confronti di nessun tipo, e quando è messa alle strette si rifugia nella più squallida e banale retorica. Delega tutto alla dirigente Fittante che generalmente, a chi si rivolge ai Sevizi Sociali per sapere che fine farà il 3 novembre, risponde così: “case non ce ne sono, soldi nemmeno, arrangiatevi”. Un atteggiamento che cozza con quello che Conte va dicendo in merito alla tutela di chi è in difficoltà. Alla Buffone interessa solo non scontentare Franz Caruso, e restare incollata alla poltrona.

Ci permettiamo di dare un consiglio alla Buffone: se Franz ti dice che non ci sono soldi per garantire un dignitoso alloggio a cittadini in difficoltà, puoi sempre dirgli che i soldi si possono recuperare, ad esempio, chiedendo ai gestori privati delle strutture sportive di proprietà comunale, di versare il dovuto, oltre un milione di euro di canoni non pagati, nelle casse comunali. Del resto a questo servono le “tasse” garantire i servizi ai cittadini, e non a rimpinguare le tasche di mafiosi e politici corrotti.