Cotticelli, il “piccione” cotto nel brodo della massomafia

Il piccione Cotticelli… cotto nel brodo della massomafia

Abbiamo visto davanti alle telecamere del pollaio di Giletti che il generale Saverio Cotticelli era in convalescenza, dopo la megagalattica figura di merda consumata su Rai3 nell’intervista alla trasmissione Titolo V, quando sotto l’effetto di droghe paesane (“a magaria”?) è riuscito a sdoppiarsi, bilocato con il nulla…

Per sua ammissione, il generale dei carabinieri in pensione Saverio Cotticelli ci ha fatto capire che durante il suo mandato di commissario ad acta sul piano di rientro della sanità calabrese, avrebbe avuto bisogno di uno “stuntman”, la giusta controfigura da lanciare nell’arena mediatica, mentre lui, l’originale, provava a capire di essere classe dirigente, assolvendo magari ai suoi diritti/doveri peraltro ben pagati dai calabresi.

Quello che doveva essere un’aquila della legalità, carabiniere e generale a vita, si è rivelato per le sue non ammissioni e per le sue verità non dette, il classico piccione insipido che le “menti raffinate” hanno sapientemente cotto nel brodo della massomafia, quella che da sempre governa e lucra sulla sanità calabrese. Per una definizione ormai accettata e decodificata nell’immaginario collettivo, omertoso è solo il calabrese. Il carabiniere, il generale Saverio Cotticelli, mai, perché nei secoli fedele! Se è così, se i consigli o le lezioni preparatorie all’incarico, suggerite dal procuratore Nicola Gratteri, riusciranno a fare breccia magari in modo postumo, ci aspettiamo che Cotticelli salga le scale della Procura di Catanzaro, sputando definitivamente il “rospo” che si intravede dai suoi occhi a palla, vuoti e smarriti, dove la divisa non basta più, se al suo interno non c’è una robusta spina dorsale. Salti la staccionata il generale Cotticelli, lanciando oltre il cuore da leone e non da piccione…

Solo così il generale Cotticelli capirà e riuscirà a darsi una spiegazione del suo malore da programma, causato magari da altri che hanno radiocomandato a distanza, una specie di cintura esplosiva, quando alamari e stellette non sono riusciti a fare difesa. Solo così capirà che lui non era un’aquila, ma solo un piccione garbato e gentile, magari anche dal cuore buono, circondato da avvoltoi fuori onda o fuori stanza, che sapientemente hanno ordito il cambio al vertice, per restituire, anzi per lasciare, visto che è stato sempre così, la gestione della sanità calabrese alla massomafia, quella che fa affari con la politica truffaldina. Non basteranno mai ai calabresi le scuse di Cotticelli, rese davanti alle telecamere del pollaio di Giletti con lacrima d’ordinanza, se non si capirà fino in fondo chi ha ostacolato il suo lavoro di legalità, scrivendo la mappa delle complicità politiche e dei fiancheggiatori del palazzo, insieme ai pupari della sanità.

Non basterà ai calabresi rassegnarsi di aver avuto un commissario alla sanità con annessa badante fuori onda, quella che nel cambio resta in sella, per badare al nuovo inquilino, già pronto da tempo, che si presenta come la peggiore soluzione, non solo per le sue aderenze politiche, quanto per i danni che ha creato in Calabria, dove la vicenda di Villa Torano, la clinica di Claudio Parente e del suo socio Poggi, aspetta ancora di essere letta in tutte le sue squallide sfaccettature.

Ritorniamo ai farfugliamenti di Cotticelli (il generale con la badante fuori onda) durante la trasmissione del pollaio di Giletti, quella dove si aspettavano rivelazioni bomba. La bomba era già disinnescata, quello che tutti abbiamo visto è un uomo rintronato, suonato come una zampogna, incapace di argomentare con fatti, quelli che tiene nascosti, le sue ragioni e l’onore della sua divisa, una sorta di vittima sacrificale. Di chi? Chiediamo noi… Un uomo solo al comando, isolato, quasi ad evocare altre storie di mafia e di veri uomini di stato, che nulla hanno a che fare con la vicenda Cotticelli e con i suoi silenzi, salvo qualche piccolo accenno che richiede pazienza e dedizione per essere decifrato.

Se lo scoppio delle bombe non c’è stato, il generale stralunato ha cercato di lanciare fra le zampe delle galline di Giletti, con mano tremante, qualche tric trac a miccia difettosa. Ha detto ricordando la defunta presidente Jole Santelli e la collaborazione avuta in termini di rispetto e di lealtà che: “…se non fosse morta la presidente Santelli, non ci saremmo trovati in questa situazione di adesso…”. Cosa avrà voluto dire con un singhiozzo Cotticelli? Ha forse lanciato un messaggio criptato a quella politica regionale, che defunta la Santelli, l’ha scaricato, dando mandato ai sicari di farlo fuori?

Che la collaborazione sia stata leale fra la Santelli e Cotticelli è vero. L’ha confermato il presidente facente funzioni Nino Spirlì, rendendo pubbliche le missive riservate della defunta presidente, quasi a voler incensare non tanto la figura della Santelli (statista?!?), ma solo per coprire una via di fuga, messa in atto dalla politica che governa la Calabria, che un minuto dopo l’ultimo saluto terreno alla Santelli, ha ordito una congiura contro Cotticelli. Perché?

Che il clima fosse cambiato subito con Cotticelli, lo si era percepito durante l’ultimo Consiglio Regionale, quello del tentativo di scolorare il rosso attribuito alla regione Calabria e conclusosi con una scorreggia neanche tanto istituzionale. In quella sede, a margine del tributo floreale alla impropria lapide di Jole Santelli fra gli scranni del Consiglio, di Mimmo Tallini, Mimmareddu per gli amici, si è avuta la netta percezione della falsità del grido di dolore alzato al cielo, la scorreggia, dove la vittima non erano i calabresi defraudati della sanità, ma la politica, quella che sotto sotto aveva lanciato i sicari, che si sentiva delegittimata del suo ruolo di responsabilità e di gestione della cosa pubblica. La sanità per capirci, quella che bisogna restituire alla mafia ed alla massoneria ed agli amici, quelli ai quali il generale Cotticelli, buon elefante in divisa, aveva forse calpestato, senza rendersi conto, la coda.

La sanità in Calabria è territorio di conquista della mafia e della massoneria anche imprenditoriale, la massomafia come la descrive il procuratore Gratteri, ed a loro deve ritornare, come vuole la politica regionale che fa affari e che protegge gli ambiti grassi e succulenti degli accreditamenti delle cliniche private, quelle che hanno annientato la parte pubblica, nel silenzio e nella complicità di tanti, dalla politica ai colletti bianchi. La teoria e la tecnica di restituzione, abbiamo visto, è l’isolamento con il riconoscimento della semi infermità e l’istituzionalizzazione della badante Maria…

Maria Crocco

Maria non è la badante, come ha detto lo stesso Cotticelli inconsapevolmente, ma Maria Crocco il sub-commissario, stranamente riconfermato, dai natali cosentini e da sempre organica al sistema della sanità, dei commissariamenti e degli intrallazzi, su questo sarà necessario ritornare. E’ lei che con il fantomatico usciere, tale Saverio Mosciaro, quello che da almeno quindici anni cerca di raggiungere posizioni di vertice, anche retributivo, nelle strutture di presidenza o del dipartimento alla salute, mentre sua moglie, Daniela Greco si occupa di cliniche private… già questo la dice lunga sul teorema, non nostro ma di Gratteri, sulla commistione fra la sanità famelica e massona della Calabria ed i colletti bianchi.

Sono dunque loro i veri carcerieri che hanno isolato, il generale Cotticelli? Sono loro che hanno impedito a Cotticelli di conoscere per tempo le comunicazioni del Ministero, facendogli fare la “figura del coglione” come lo stesso ha detto, in un anelito isolato di dignità?

Forse si, forse no! E’ certo però che lo stesso Cotticelli si era reso conto di non avere gli strumenti umani e tecnici per assolvere al suo compito, come ha denunciato il fatto al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai Ministri della Salute, dell’Economia e Finanze e delle Regioni, sempre secondo le sue ammissioni nel chiacchiericcio da pollaio della trasmissione di Giletti. E’ lui, Cotticelli, che suggerisce il rafforzamento organico della struttura del Commissario, attuato con il nuovo Decreto Calabria, che lascia in eredità al “fortunato” nuovo commissario, Giuseppe Zuccatelli. Saranno i calabresi a pagare il nuovo costo di una struttura con 25 collaboratori e due sub-commissari, di cui uno è la Maria Crocco, che viene riconfermata come titolo di merito per essere stata, insieme a Mosciaro, l’aguzzina dell’indifendibile e isolato Cotticelli?

Talmente isolato e fuori dalla realtà, che ammette davanti alle telecamere di Giletti di non avere mai avuto una struttura adeguata al ruolo, fatti salvi i due figuri della Crocco e Mosciaro, in ipotesi pericolosi per il suo stato psicofisico e di: “non avere nemmeno una struttura di segreteria…”

Qui, ci permettiamo di dire che lo zoccolo dell’asino comincia a slittare, rischiando di cadere. Abbiamo notizia, non esclusiva visto che è fatto conosciuto, che all’interno della regione Calabria, al Dipartimento alla Salute ed alla Struttura del Commissario, da anni galleggiano dipendenti delle diverse Asp territoriali e delle Aziende ospedaliere, comandati e che riscuotono oltre alla normale retribuzione anche lauti compensi di straordinario, che costituiscono un costo dei singoli conti economici delle aziende di appartenenza.

Esistono dipendenti della Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, in “temporaneo utilizzo” da circa 5 anni, stanzianti presso la segreteria particolare dell’Ufficio del Commissario Straordinario ad acta Sanità, della Regione Calabria, ai quali  puntualmente vengono liquidate importanti somme di lavoro straordinario.

Infatti generalmente il lavoro straordinario è definito dal legislatore e dai CCNL, contratti lavorativi nazionali, come effettuazione di prestazione oraria lavorativa, accessoria ed occasionale oltre che straordinaria appunto. Proprio per tale occasionalità queste ore non possono essere programmate, e non possono essere configurate come ore effettuate in maniera permanente e sistematica.

Tale principio però non vale soprattutto se a pagare sono i cittadini calabresi e se i soldi sono pubblici come quelli dell’Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio.

Nell’A.O. Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, guidata dal commissario Zuccatelli e dal Direttore Amministrativo Mantella, dove per la consegnare o ritirare di un referto medico, una TAC,  una visita oncologica o per qualsiasi altra visita specialistica, non possono essere effettuate in maniera programmata e sistematica ore lavorative di straordinario, per gli “amici” distaccati in utilizzo temporaneo presso la struttura del Commissario regionale alla Sanità, invece tutto può essere derogato. Ed ecco allora, che puntualmente ogni mese, arriva agli uffici del personale dell’A.O. Pugliese-Ciaccio, dal Dipartimento Salute della regione Calabria a firma e per ordine del Direttore Generale del Settore di appartenenza,  la formale comunicazione che ai due dipendenti amministrativi della A.O. Pugliese-Ciaccio, in “temporaneo utilizzo” appunto, presso la segreteria particolare dell’Ufficio del Commissario Straordinario Sanità della regione Calabria, devono essere liquidate più di 100 (cento) ore di lavoro straordinario: per l’esattezza n.105 ore. Ma Cotticelli dice di non avere una segreteria di struttura…

Tutto ciò avviene da anni, senza che nessuno nell’A.O.Pugliese-Ciaccio verifichi se tale lavoro di straordinario sia stato effettivamente svolto, ma certificato soltanto dalla solita dizione: “…trattamento economico accessorio per le prestazioni eccedenti il normale orario di lavoro…”

Sarebbe altresì utile approfondire se questo monte orario sia stato liquidato anche nei mesi di Dicembre o, Febbraio, notoriamente mesi nei quali un normale e qualsiasi lavoratore pubblico non può fisicamente svolgere più di 20 giornate lavorative effettive. Come giustificherebbero le 105 ore mensili? Chi controlla il controllore?

Certamente nessuno, visto che questo andazzo perdura da anni. Sarebbe utile anche su iniziativa dello stesso Cotticelli, che la Procura della Repubblica di Catanzaro e la magistratura contabile della Corte dei Conti, verifichino la tracciabilità di questo lavoro straordinario svolto e se lo stesso risulta in linea con  ogni parametro e principio di efficienza ed efficacia delle prestazioni accessorie economicamente erogate ai due dipendenti comandati dall’A.O Pugliese-Ciaccio alla struttura del Commissario, ma soprattutto venga verificato il perché Zuccatelli e Mantella non hanno mai controllato.