Crotone, Antonella Stasi. La vicepeppe, la sanità e le “Verdi Praterie”: ritratto di un’imprenditrice di successo

Nel comporre la squadra di governo regionale, nell’anno del Signore 2010, Giuseppe Scopelliti detto Peppe aveva fatto del suo meglio… Riciclati, plurindagari che poi sarebbero stati arrestati e persino un ex picchiatore. Da Pinuzzu Gentile a Michele Trematerra per finire a Giacometto Mancini tanto per citare solo l’ala cosentina, ma anche Mimmo Tallini e Piero Aiello per passare a quella catanzarese, e a Francescantonio Stillitani per spostarci al versante vibonese. Per non parlare del mitico Totò Caridi per rappresentare al meglio l’ala reggina. Tra questi sette, Tallini, Caridi e Stillitani sono tutti finiti in galera mentre Trematerra ha solo “sfiorato” l’arresto dopo che la Dda l’ha chiesto (l’arresto..) in tutti i modi. Gentile e Aiello, dal canto loro, hanno collezionato inchieste e avvisi di garanzia così come Giacometto Mancini ha fatto collezione di cambi di casacche. Un bel quadretto, non c’è che dire.

E poi Peppe Scopelliti aveva mantenuto la promessa di allargare la squadra dell’esecutivo ad una donna, nell’unico consiglio regionale d’Italia, all’epoca (ma anche oggi ce n’è solo una, guarda caso anche lei di Crotone), senza donne elette, alla quale conferire la vicepresidenza dalla giunta. Una “esterna”, insomma. Che poi sarebbe diventata addirittura facente funzioni all’indomani dell’arresto di Peppe Scopelliti.
E tra squilli di tromba e ovazioni era arrivata Antonella. Antonella Stasi da Crotone. In molti si chiedevano: ma chi è?

Sono passati più di dieci anni da allora, ragion per cui la Stasi non è più “graziosissima” né “giovanissima” come scriveva Antonino Monteleone in un “ritratto” dell’epoca. Di anni oggi ne ha 57 ed era ritornata alla ribalta delle cronache perché Gratteri le ha sequestrato una società agricola dal nome poetico “Le Verdi Praterie”, l’ha interdetta per un anno e un anno fa ha chiuso anche le indagini (https://www.iacchite.blog/crotone-truffa-e-traffico-illegale-di-rifiuti-chiusa-linchiesta-su-antonella-stasi-e-soci/), perché ha individuato in lei e nei suoi compari un’associazione per delinquere, con al vertice proprio lei, finalizzata al conseguimento degli incentivi pubblici, erogati dal Gestore dei Servizi Energetici (G.S.E.), per la produzione di energie da fonti rinnovabili. Un affare da 19 milioni di euro. Niente male, ma bruscolini rispetto alla massa di soldi che movimenta la nostra signora di Crotone.

Torniamo al ritratto, allora. Una laurea in architettura, Antonella Stasi già dieci anni fa era quella che si poteva definire un’imprenditrice di successo. L’ultimo incarico ricoperto prima della sua avventura alla Regione, assunto nel 2007, era stato quello di Presidente di Confindustria Crotone. Era succeduta nell’incarico, a quel Raffaele Vrenna che invano un magistrato onesto e coraggioso come Pierpaolo Bruni ha provato a inchiodare in tutti i modi, battuto alla fine dai poteri forti e dallo stato deviato. Ma questa è un’altra storia…
Di certo, la sua elezione era considerata un segnale di discontinuità con il passato ed anche un modo per migliorare l’immagine degli industriali crotonesi. Ma avete sicuramente capito che non è andata affatto così. Anzi…

Dal 2006 la Stasi è stata anche Presidente del Parco Scientifico e Tecnologico di Crotone (“ente a maggioranza pubblica partecipato da provincia, 18 comuni e Camera di commercio”) “che promuove attività di ricerca e trasferimento tecnologico nella Regione Calabria”.
Poi membro di Commissione nazionale Sanità in Confindustria; membro del consiglio direttivo di ANISAP Calabria (Ass. Naz. Strutture sanitarie private); e membro della commissione Mezzogiorno di Confindustria. Molti interessi, dunque in sanità. Tanti per essere un architetto.

Ma non ci vuole molto per capire il perché. Antonella Stasi ha diretto e dirige per molti anni insieme a suo marito Massimo Marrelli (scomparso poi tragicamente qualche anno fa) una holding di famiglia a cui fanno capo un gruppo di aziende ed oltre centosessanta collaboratori. “Dentalia” rappresenta la più grande struttura esistente in Italia tutta dedicata all’odontoiatria, con la realizzazione del Centro Ricerche e Campus per corsisti”. Tutto molto bello e tutto molto all’avanguardia.

Il Centro odontoiatrico “Calabrodental”, nato del 1982, a cui è poi seguita la nascita di “Dentalia srl”, è una struttura che, ai tempi della sua realizzazione, siamo alle soglie del 2000, rappresentava qualcosa di straordinario dal punto di vista delle dotazioni tecnologiche. Una vera e propria roccaforte dell’odontoiatria a Crotone. Palazzina a cinque piani, circa 20 “riuniti” (le poltrone da lavoro dei dentisti), e una sala conferenze dove spiccano le comodissime poltrone in pelle “Frau”.

Perché è importante sapere tutte queste cose? Si chiedeva ancora in quel “ritratto” Monteleone. Che si dava e ci dava anche la risposta.
Perché il centro odontoiatrico dei coniugi Marrelli è — per la sua conformità — strutturalmente sovrabbondante per un territorio che si caratterizza per una scarsa densità abitativa e per altrettanto scarsa ricchezza pro capite. E le cure odontoiatriche, si sa, costano. Costano molto ed è giusto che, in qualche modo, vengano assicurate a tutti i cittadini. O tramite le assicurazioni o, per mezzo di interventi diretti: la cosiddetta “odontoiatria sociale”. E cosa c’è di meglio di una struttura grande, attrezzata come nessun’altra, con-ven-zio-na-ta e pronta a lavorare tanto tanto tanto? La risposta è troppo facile, ne deduceva ancora il prode Monteleone.

E da qui in poi bisogna capire qualcosa di più di cosa vuol dire essere vicepresidente della Giunta Regionale ed essere proprietario di una megaclinica odontoiatrica che, proprio con la Regione Calabria, può vantare l’accreditamento per “6 posti letto di chirurgia maxillo-facciale” e — come è possibile riscontrare guardando il decreto emanato dal “Dipartimento tutela della salute” della Regione Calabria n. 8321 del 30 giugno 2008 — per “l’erogazione di prestazioni in regime di specialistica ambulatoriale per la branca di Odontoiatria”.

Un piccolo, grande, conflitto di interessi che la vice governatrice aveva risolto con la semplice cessazione dalla carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione della Calabrodental srl annotata il 27 aprile 2010 — dopo, quindi, la nomina politica.
Dando un’occhiata alle visure camerali è lecito pensare anche che, in qualche misura, Antonella Stasi si aspettava la nomina “a sorpresa” se il 15 marzo 2010 ha anche lasciato l’incarico di amministratore unico della società “Dentalia”.

Una storia che ricorda molto da vicino quella degli altri boss della sanità privata calabrese che sguazzano da anni alla Regione. Da Claudio Parente da Catanzaro a Ennio e Luca Morrone da Cosenza, tutti proprietari di cliniche e contemporaneamente consiglieri regionali. Per non parlare di chi sta nell’ombra come Piero Citrigno, Michele Di Tommaso, Carmine Potestio e tanti altri bei “soggettini” che del conflitto di interessi hanno fatto la loro gallina dalle uova d’oro.

Il conflitto di interessi della Stasi tuttavia, così come quello di altri “campioni” che vedete immortalati nella fotografia, non si fermava solo alla presenza di una convenzione con la Regione per una “clinica” di famiglia ma riguardava anche la presenza di contenziosi davanti al TAR della Calabria ed al Consiglio di Stato tra l’azienda di famiglia e la Regione Calabria. Senza trascurare, tra l’altro che “l’holding di famiglia” è beneficiaria di contributi pubblici regionali.

Peraltro Antonella Stasi, che lasciava all’epoca la guida di Dentalia e Calabrodental, visure alla mano rimaneva saldamente alla guida di altre società. E oggi come oggi nel Gruppo Marrelli si contano decine di imprese. Non solo… denti ma anche logistica, mozzarelle di bufala, vini, una televisione privata (Esperia Tv) e – appunto- una società agricola, “Le Verdi Praterie”, finita nel mirino di Gratteri.

E ad un anno di distanza, Gratteri è tornato a bussare alla porta di Antonella Stasi e del Gruppo Marrelli con l’operazione Krimata da dove emerge un vorticoso riciclaggio di denaro con società riconducibili a un personaggio influente del clan Arena-Nicoscia. Lorenzo Marrelli è stato arrestato.

«Sono durati due anni sti lavori tant’è che l’inaugurazione del Marrelli hospital… a ottobre l’abbiamo dovuta fare nella sala…». A parlare, non sapendo di essere intercettata, è proprio Antonella Stasi, ex presidente facente funzioni della Giunta regionale. Queste poche parole per gli inquirenti avrebbero però una particolare importanza.

L’ex governatrice, moglie dell’imprenditore Massimo Marrelli morto a causa di una frana nel 2018, infatti in quel colloquio afferma che i lavori nel Marrelli hospital sarebbero terminati nel 2014. «Trattasi di elemento significativo – sottolinea il gip nell’ordinanza – atteso che la fattura della società Tfc (una delle società cartiere indagate dalla Finanza) reca la data del 3 dicembre 2013», quindi sarebbe stata emessa «un anno prima dell’ultimazione dei lavori».

La Tfc, il cui amministratore era Antonio Franco, sarebbe una delle ditte di cui la Iuledil si sarebbe avvalsa per «trasferire una parte consistente del denaro ricevuto dalla Marrelli hospital». E così quando nel 2018 le società Marrelli vengono sottoposte a controllo fiscale, le intercettazioni registrano le fibrillazioni dei protagonisti della vicenda. In particolare i dialoghi captati si sarebbero concentrati proprio sulla Tfc: «Emerge – annota il gip – la consapevolezza degli interlocutori di come (in relazione a quella società, ndr) vi fossero problemi legati all’assenza di dipendenti». Proprio la Stasi, in una intercettazione, avrebbe manifestato la necessità di trovare delle foto per dimostrare i lavori effettuati. Ma c’è un’ulteriore preoccupazione che trapela dai dialoghi captati dagli investigatori delle fiamme gialle. In un colloquio tra Antonella Stasi e Lorenzo Marrelli, quest’ultimo avrebbe sottolineato come i rapporti con quella società fossero stati sempre intrattenuti attraverso «quella persona».

Gli inquirenti non hanno dubbi, il riferimento sarebbe a Mario Esposito, il “Gaino bifronte” prima uomo d’azione dell’ala militare del clan Arena-Nicoscia e poi imprenditore. Proprio le intercettazioni tra Mario Esposito e Antonio Franco dimostrerebbero, secondo gli inquirenti, che l’amministratore della TFC Srl non sarebbe nient’altro che una testa di legno.

Gli unici protagonisti della storia, stando alla ricostruzione degli investigatori, sarebbero proprio Esposito e Lorenzo Marrelli. Per lui il gip usa parole nette: “La spregiudicatezza dimostrata dall’indagato in uno con la sua professionalità e proclività a delinquere lasciano ragionevolmente ritenere che, ove non sottoposto a misura cautelare, il Marrelli possa reiterare la condotta illecita, sfruttando i mezzi a disposizione, le competenze e i contatti acquisiti nel tempo”.

Intanto, per tornare alla politica, la nipote della Stasi, Fabiola Marrelli (ex fedelissima di Sculco) è in consiglio comunale e ha pure presentato una mozione per intitolare una strada allo zio defunto. Fabiola, ma solo per fare un esempio, lavorava con la Misericordia di Isola Capo Rizzuto, quel gran carrozzone di ‘ndrangheta, malapolitica, malaffare e corruzione attenzionato da Gratteri qualche anno fa.

Il quadro, allora, ci aiuta a capire qualcosa in più sul perché la scelta di Scopelliti era ricaduta su una donna e perché proprio sulla nostra Antonella Stasi. Che non deve essere certo un soggetto al quale i clan, tanto per utilizzare un eufemismo, fanno la “guerra”. Ma anche questa è un’altra storia che probabilmente ascolteremo prima da Gratteri che da qualche pur bravo e valido giornalista. Sempre a futura memoria.