Crotone, in migliaia per omaggiare i migranti morti

di Francesca Travierso

Fonte: Gazzetta del Sud

«Se la nostra spiaggia di Steccato non ha accolto i vostri figli per la vita, ma per la morte, perdonateci». La frase firmata dalle “donne e madri di Steccato di Cutro” su uno dei cartelloni appesi alle cancellate del Palamilone sembra rivolta alla madre che dentro, accasciata su una bara, urla tutto il suo dolore. All’esterno, molti di quelli che fanno la coda per visitare la camera ardente allestita nel palazzetto dello sport non riescono a trattenere le lacrime. «Queste urla – dice una ragazza – le dovrebbe sentire per sempre chi è stato complice di questa tragedia». Il riferimento è alle polemiche sul mancato soccorso all’imbarcazione carica di migranti che era stata segnalata da Frontex 5 ore prima che naufragasse. «Invece questi non ci sono mai – le risponde un anziano in dialetto – non hanno mai visto uno sbarco, hanno sempre avuto la vita facile, come fanno a capire le persone? Come fanno a sapere cosa sia la disperazione?». Tante le critiche apertamente rivolte al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per aver definito i migranti “irresponsabili”. «È un burocrate – afferma un signore di mezza età – uno dei tanti che fanno le leggi da seduti, che teorizzano, ma non capiscono che poi c’è la vita reale». Sono in tanti a scambiarsi opinioni prima di entrare, ma quando si scendono le scale che portano sul parquet che ospita tutte quelle bare, allora cala il silenzio.

La camera ardente è stata aperta alla cittadinanza poco dopo le 10; si è dovuto aspettare per poter ricomporre il cadavere di una bimba ritrovato poche ore prima sulla spiaggia di Cutro, il numero 67 di questa tragedia.

Poco prima dell’apertura dei cancelli, le autorità civili e militari erano entrate per rendere omaggio alle salme: tra loro anche il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita. Particolarmente significativa la preghiera comune del vescovo di Crotone Angelo Raffaele Panzetta e dell’imam della moschea di Cutro, Mustafa Achik, inginocchiati insieme dinanzi alle bare bianche delle vittime. Poi l’apertura dei cancelli, per chi ha voluto esserci per un saluto, una preghiera, “perchè certe cose – dice Marco, che domenica era sulla spiaggia di Steccato e poi è tornato ogni giorno al Palamilone – vanno vissute senza filtri: serve per sentirsi esseri umani”.

Il lento pellegrinaggio delle persone viene interrotto per qualche minuto quando al palazzetto arriva un pullman con i superstiti, che vengono fatti entrare da soli per pregare e piangere i loro compagni di viaggio, che poi sono i “loro” morti, perché su quella barca c’erano tante famiglie. Accanto alle bare dei bimbi ci sono i giocattoli ed i pupazzi che i bambini crotonesi continuano a lasciare alle cancellate del Palamilone. Parenti e amici piangono sulle bare che hanno un nome, ma non tutte ce l’hanno.

Le vittime da identificare sono ancora tante, e allora su alcune bare c’è un nastro adesivo con una sigla che inizia per Kr, un numero, le lettere D se donna oppure M se maschio e l’età presunta. E probabilmente alcune di loro saranno sepolte accompagnate solo da una sigla.