Crotone. Intestazione fittizia di beni, Corte d’Appello conferma assoluzione dei fratelli Vrenna

La corte d’appello di Catanzaro ha confermato l’assoluzione con formula ampia degli imprenditori crotonesi Raffaele e Gianni Vrenna, e dell’ex procuratore della repubblica Franco Tricoli (nel frattempo deceduto due anni fa, nel luglio del 2019) che erano accusati di interposizione fittizia di beni, aggravata dall’aver agito per agevolare le cosche mafiose della zona. Una pronuncia che fa il paio con quella emessa nel febbraio del 2017 dal giudice Pietro Carè al termine del processo di primo grado celebrato con rito abbreviato.

Processo istruito dalla Direzione distrettuale antimafia nei confronti dell’allora presidente del Crotone Calcio Raffaele Vrenna, del fratello Gianni, attuale presidente del club, dell’ex magistrato e del commercialista Angelo Berlingeri, per il quale non è stato proposto appello poiché deceduto nelle more, coinvolti nella costituzione di un trust in cui, fra il 2008 e il 2009, Vrenna conferì i suoi beni per ‘congelare’ la sua posizione e consentire alle sue società di ottenere il certificato antimafia che la Prefettura gli aveva ritirato. Per gli inquirenti della Dda, in realtà, il trust costituito all’epoca in cui Raffaele Vrenna era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo ‘Puma’ sulle infiltrazioni nel villaggio Praialonga, sarebbe stato un espediente per evitare il sequestro e la successiva confisca delle aziende del gruppo. Tesi non suffragata in entrambi i gradi di giudizio.

Franco Tricoli

Il procuratore generale aveva chiesto la condanna dei fratelli Vrenna a 2 anni e 6 mesi di reclusione e di Tricoli a 1 anno e 6 mesi di reclusione. In aula Gianni Vrenna era difeso dall’avvocato Francesco Verri, Raffaele Vrenna dall’avvocato Francesco Gambardella e Tricoli dagli avvocati Luigi Li Gotti e Pasquale Carolei.