Crotone, truffe all’Inps e all’Arcea: la centrale operativa nello studio di un commercialista

Un vero e proprio sistema finalizzato alla truffa così da ottenere erogazioni pubblicheai danni dell’Inps e dell’Arcea. Il tutto con la presentazione di false dichiarazioni di assunzione di manodopera che hanno permesso a centinaia di “lavoratori di percepire le indennità di disoccupazione e di maternità; e all’Agenzia regionale per l’agricoltura di“domande uniche di pagamento, basate anch’esse su documentazione falsa, così da ottenere invece erogazioni.

L’operazione Vaso di Pandora ha permesso di smantellare un’organizzazione criminale che dal 2012 a oggi avrebbe percepito qualcosa come oltre 4 milioni dalle truffe all’Inps, e quasi 900 mila euro per quelle ai danni della Regione Calabria, relativamente alle erogazioni in agricoltura, quindi all’Arcea.

Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza ha svolto delle complesse indagini, analizzando qualcosa come 700 diverse “posizioni”, per individuare le irregolarità sulla percezione delle prestazioni previdenziali ed assistenziali ottenute, tra l’altro, simulando centinaia di rapporti di lavoro fittizi, prevalentemente nel comparto dell’edilizia, oltre che nel settore dell’agricoltura e anche delle pulizie.

LA CENTRALE OPERATIVA NELLO STUDIO DEL CONSULENTE

Quello che evidenziato gli inquirenti è come la “centrale operativa” della presunta organizzazione fosse proprio nello studio di un ragioniere commercialista, ritenuto addirittura la “mente” dell’attività illegale. È proprio lì, infatti, che hanno trovato la documentazione relativa alle pratiche e soprattutto a decine di società (alcune assolutamente fittizie) ed utilizzate per perpetrare le truffe.

Si tratta di Emanuele Chiriaco, commercialista 44enne di Crotone, ritenuto uno degli organizzatori del sodalizio insieme a un altro commercialista 49enne di Isola Capo Rizzuto, Alfonso Proietto Donato e a tre imprenditori di Isola Capo Rizzuto, Cesare Cosentino, Cesarina Muto e Antonio Cosentino, che non a caso sono le 5 persone finite in carcere.

Alla base, l’opportunità offerta a centinaia di persone di poter usufruire delle previdenze dell’Inps, come l’assegno di disoccupazione.

Cifre irrisorie per i “finti” lavoratori, alcuni dei quali ricevevano appena qualche centinaia di euro come pagamento dovendone corrispondere il 50% (se non in alcuni casi anche il 100%) alla “struttura” che provvedeva ad istruire le loro pratiche. Struttura che invece avrebbe incamerato imponenti guadagni, quegli oltre 5 milioni di euro che – come ha ribadito il Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia –, vanno a gravare sulle già esigue risorse pubbliche di una comunità allo strenuo.

Tra le curiosità, la capacità dell’organizzazione di creare persone fittizie, con tanto di Codice Fiscale regolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate, dunque fiscalmente esistenti ma in realtà solo dei fantasmi utili per ottenere i vantaggi economici.