Si allarga l’inchiesta sulle cene carbonare di giudici e politici con nuove intercettazioni ritenute rilevanti. Quelle, ancora segrete, in cui l’ex ministro renziano – mentre parla di un dossier contro il pm romano che lo ha rinviato a giudizio – dice a Palamara che avrebbe alcune carte sul fratello del magistrato anticorruzione. E che gli sarebbero state date da Descalzi, amministratore delegato del colosso petrolifero
L’Espresso, nell’inchiesta esclusiva in edicola da domenica 23 giugno adesso ha scoperto che, da qualche giorno, anche la procura di Milano sta lavorando su alcuni colloqui segreti. I pm di Perugia hanno infatti trasmesso ai colleghi meneghini alcuni passaggi ritenuti rilevanti. Quelli, in particolare, in cui Lotti e Palamara discutono di un dossier per screditare Paolo Ielo, cioè il magistrato che ha chiesto il rinvio a giudizio sul caso Consip.Un dossier basato su alcune consulenze che il fratello del pm anticorruzione, Domenico, ha con l’Eni, il nostro colosso petrolifero. Come mai questi documenti sono state trasmessi a Milano? Perché in un’intercettazione (omissata nella prima informativa della polizia giudiziaria) Lotti confiderebbe a Palamara che lui è in possesso di alcune carte sul fratello di Ielo. E che queste carte gli sarebbero state date da Claudio Descalzi, l’amministratore delegato dell’Eni. L’intercettazione, è bene sottolinearlo, è in fase preliminare, di riscontro.
A Milano Descalzi è imputato in un processo per corruzione internazionale. E sempre la procura di Milano sta indagando sul dossieraggio fatto da Piero Amara (l’ex legale dell’Eni specializzato nella compravendita di sentenze che ha dato il via anche all’inchiesta su Palamara) insieme ad alcuni pm da lui corrotti. L’obiettivo era quello di provare (con esposti fasulli in cui l’Eni e Descalzi apparivano vittime di un fanta-complotto) a mettere il bastone tra le ruote ai magistrati che lavorano alle presunte tangenti in Nigeria.