Dia sequestra beni per oltre un milione a imprenditore vicino ai clan di Cutro e Isola

Sequestrati beni, dalla Direzione Investigativa Antimafia, per oltre un milione di euro. Destinatario della misura di prevenzione un imprenditore catanzarese – Luciano Babbino, di 45 anni -., considerato il “vertice” di un’associazione ‘ndranghetista, attiva sotto l’influenza delle locali di Cutro e Isola Capo Rizzuto, con epicentro nei territori della Provincia di Catanzaro ed in particolare nei Comuni di Vallefiorita, Amaroni e Squillace.

Il procedimento culminato nell’adozione del provvedimento in questione trae origine da una proposta a firma del Direttore della Dia, nella quale sono confluite le risultanze degli accertamenti patrimoniali esperiti dal Centro Operativo di Catanzaro dello stesso organismo interforze che hanno fatto emergere una rilevante sproporzione tra il patrimonio nella disponibilità dell’uomo e i redditi da lui dichiarati.

Tra i beni confiscati figurano l’intero compendio aziendale di 2 società attive nei settori della ristorazione e della tinteggiatura e posa in opera di vetri, un’associazione culturale, 10 immobili, un motociclo, una autovettura, nonché rapporti bancari e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato di oltre 1 milione di euro.

Luciano Babbino, esattamente due anni fa – il 15 marzo 2022 – era stato sottoposto alla Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni.

L’attività di allora rappresentava la naturale prosecuzione di un sequestro già effettuato nel gennaio del 2021, deciso dal Tribunale del capoluogo di regione dopo delle indagini patrimoniali svolte dalla Sezione Operativa della Dia, i cui esiti sono poi confluiti in una proposta di prevenzione personale e patrimoniale avanzata dal Direttore della stessa Divisione antimafia.

Il Tribunale collegiale ha riconosciuto infatti una attuale pericolosità dell’imprenditore Luciano Babbino, evidenziando la particolare gravità e solidità degli elementi emersi dagli atti” dai quali si evincerebbe un suo “elevato spessore criminale”, tanto da giustificarne la sorveglianza speciale.