Diamante 2019, è sul porto che cascano gli asini (di Francesco Cirillo)

di Francesco Cirillo

Fonte: Il Meridione

Si è finalmente infiammata la campagna elettorale a Diamante, fra le due liste che si contendono la presa del comune. I cittadini diamantesi e cirellesi dimostrano di voler capire come vanno le cose, e partecipano in massa ai comizi sia di Ernesto Magorno, senatore del Pd, che di Marcello Pascale, medico anestesista.

I comizi di Magorno hanno un che di folcloristico, con sbandieratori e trombette da stadio, quelli di Marcello Pascal sono più seriosi e contenuti, interrotti ogni tanto da applausi. Sono due modi di intendere la partecipazione della gente alle cose che si dicono. Come al solito dai balconi partono promesse roboanti e Magorno è quello che ne spara di più, dovendo nascondere il suo passato di sindaco in questo comune, con triple cariche spesso, di assessore alla Provincia di Cosenza con Oliverio presidente, di segretario del partito e poi di deputato e senatore.

Con Magorno sindaco, non si è mosso niente e anche dopo con Sollazzo da lui stesso incoronato, e alleato fino a sei mesi fa. Le giunte si erano avvitate su stesse e il paese è andato avanti da solo, spinto solo dal vento della pubblicità, della bellezza del posto, del festival del peperoncino e delle rassegne pittoriche muralistiche. Il paese commercialmente soffre, per la nascita dei supermercati lungo la costa tirrenica, per l’assenza di domanda sugli appartamenti che offrono agli occhi dell’estraneo viaggiatore, decine e decine di cartelli VENDESI, oramai scoloriti dal sole. Magorno, per giustificare l’accordo a tre con gruppi di estrazione politica e amministrative diverse, si è inventato la lista emergenziale. Si chiama “UNITI PER TE”, ma forse doveva chiamarsi “UNITI PER TRE”. Perché sono tre i gruppi messi insieme, e Magorno, come potrebbe giustificare agli esponenti del suo partito, l’alleanza con un gruppo dichiaratamente di destra come “Diamante Futura”, comandato e diretto dall’imprenditore arch. Savarese? Non avrebbe chiavi diverse se non quelle di dire che il paese è alla deriva e che per salvarlo bisognava mettersi assieme. E’ un vecchio trucco, che si tira fuori proprio quando le alleanze sono innaturali. L’imprenditore Savarese è riuscito a stare sulla scena politica, pur perdendo sempre a tutte le elezioni. Anche alle ultime amministrative, aveva perso, non solo con la lista “Diamante futura”, arrivata terza, ma anche come consigliere comunale raggiungendo scarsi voti personali. Aveva messo come capolista una sua parente e questa venne eletta assieme a Pino Pascale. Lui aveva preso un centinaio di voti e rimase escluso.

Don Ernesto Magorno e la moglie ex vicesindaco di Diamante

Ma ecco il colpo di scena, la capolista si dimise e nemmeno presenziò, giustamente umiliata, al primo consiglio comunale, facendo così subentrare il cugino Savarese. Il Pd era nella maggioranza, e vicesindaco era la moglie di Magorno, Casella. Gli scontri in consiglio comunale fra Savarese e la maggioranza furono epici. Gli interessi costruttivi di Savarese erano molteplici e dalla giunta Caselli aveva ottenuto varie licenze di costruire. Tutte bloccate inesorabilmente da Magorno diventato sindaco.

A largo Savonarola, stava per nascere un obbrobrio che ne snaturava il paesaggio, e Magorno lo bloccò. Così a Cirella un’enorme speculazione edilizia avrebbe snaturato i ruderi di Cirella in piena area archeologica. E poi l’annosa questione del “palestrone” a Cirella ancora non finito nelle mani dell’imprenditore. Savarese non aveva perdonato questo accanimento dell’ex cugino nei suoi confronti e gli scontri arrivarono al culmine il 26 maggio 2018, quindi solo un anno fa, quando Savarese, fece mettere agli atti un suo intervento contro Magorno, rivelando accordi fatti con lui in precedenti elezioni, non mantenuti da Magorno stesso.

Pino Savarese

“Per essere trasparenti fino in fondo- scriveva Savarese – e per meglio chiarire i rapporti che ci riguardano bisogna risalire ai tempi del famoso ribaltone del 2004”. Savarese nel documento definisce Magorno “ex cugino” e poi ecco l’affondo, sul quale la magistratura avrebbe tutti gli elementi per aprire un’indagine: “Magorno con l’appoggio politico di tutta la coalizione nata dal ribaltone, ha ottenuto a Diamante circa 2100 voti. Cosa inimmaginabile nella storia elettorale della nostra comunità. Personalmente, oltre a portargli tanti voti, ho anche contribuito finanziariamente alla sua campagna elettorale. Per questa, su sua richiesta ho consegnato fra l’altro, un congruo assegno, regolarmente registrato, al segretario del suo partito. Successivamente dopo aver tradito il patto stipulato, avrebbe dovuto quanto meno restituirmi i soldi ricevuti, considerato che i voti non avrebbe potuto restituirli”.

Ecco, perché oggi, a pace fatta tra cugini, si inventa la dichiarazione di emergenza del candidato a sindaco. La pezza per giustificare una cattiva alleanza fra tre gruppi con mentalità e storie diverse, che vogliono solo arrivare al potere e risolvere questioni che la precedente giunta, dalla quale venne escluso sei mesi fa il gruppo del Pd, non aveva soddisfatto. Ma sui soldi dati ad un politico, parla chiaro il dispositivo dell’art. 416 ter Codice penale che così dice. “Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416 bis in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da sei a dodici anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”.

Più chiaro di così, con un’autodenuncia da parte del “pagante”, si muore. Ma la politica è fatta di queste cose, vive di queste cose. Il problema sono gli elettori che dimenticano facilmente e rimuovono i vari salti della quaglia. Non si vogliono vedere i veri interessi, mentre nei dibattiti pubblici si parla di belle cose da fare, come pulire le contrade, mettere i fiori nelle aiuole, abbellire il lungomare, spostare qualche senso unico, aiutare i poveri. Gli interessi ci sono e sono interessi che vanno da questioni legati all’edilizia, nella zona di Cirella, alla risoluzione finale sul “Palestrone”, sanato in parte dalla giunta Sollazzo, alla questione porto, favorevoli tutti al concessionario fallito Santoro.

Ed è sul porto che cascano gli asini. La lista di Marcello Pascale su questo punto ha messo alle strette Magorno ed i suoi, rivelando in una diretta Facebook le falsità sulle loro posizioni. Magorno si fa vedere risoluto e decisionista e fa credere al suo popolo ed agli sbandieratori, che basta mettersi la fascia tricolore ed entrare nella reo discarica, per risolvere tutto. Niente di più falso. Primo perché, fino a quando esiste una concessione ed un concessionario, quella è proprietà privata con tanto di cancelli chiusi e blindati, e peraltro a Striscia la notizia, intervistato da Brumotti, già allora Magorno sindaco disse che bisognava prepararsi ad azioni eclatanti, che non arrivarono. Tanto è vero che l’ultimo atto del concessionario fu una denuncia contro tutti quei pescatori e diportisti che ancora tenevano le proprie imbarcazioni all’interno del porto e che capitaneria di porto e carabinieri fecero sgomberare immediatamente multando tutti i pescatori.

Magorno in quella occasione non si fece vedere al Comune e non disse nulla, dimostrandosi favorevole al concessionario. Ora vorrebbe abbattere i cancelli, sfidando il decreto sicurezza di Salvini e mettendo a repentaglio quelli che lo seguirebbero all’interno di quell’area? Magorno gode dell’immunità parlamentare, ma i cittadini che intenderebbero seguirlo no, quindi sarebbero soggetti a multe e procedimenti giudiziari. La strada è unica e se davvero Magorno volesse, dovrebbe mobilitarsi contro la Regione chiedendo la rescissione del contratto. Se, Magorno, è ancora amico del governatore Oliverio, che mai ha voluto ricevere i militanti del Movimento popolare, non volendo guastarsi i rapporti con il senatore, basterebbe chiedergli la rescissione del contratto, cosa che avrebbe fatto il sindaco Sollazzo, ed i giochi sarebbero fatti. Ma Magorno ed i suoi non vogliono mettersi contro Santoro e sono pronti a trattare con lui una nuova possibilità di far ripartire i lavori, oramai scaduti, ma con quali soldi?