Dicembre, il mese della verità

Dicembre è il mese che piace a tutti. Anche a chi non ama l’inverno. Sarà per la suggestione religiosa che emana, sarà per l’aria di festa che si respira, sarà per i regali, per l’albero di Natale, per le vacanze, per la neve, sarà perché siamo tutti più buoni, sarà per quello che più vi pare, ma è innegabile che dicembre è il mese più bello dell’anno. Lo pensano tutti: grandi e piccini.

Soprattutto perché dicembre porta con sé la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo. Ed è questo passaggio che più di ogni altra cosa amiamo di questo mese. Perché ci dà la possibilità di lasciarci alle spalle ciò che non ci è piaciuto dell’anno appena trascorso e l’opportunità di fare nuovi progetti e propositi per quello futuro.

Dicembre è il mese della “programmazione” ma anche delle scelte. E questo dicembre, per la Calabria, lo è in modo particolare sotto tutti i punti di vista: politico, giudiziario e sociale.

Mancano poco più di 3 mesi a quella che si preannuncia come la tornata elettorale nazionale in cui se ne vedranno delle belle. Uno dei motivi principali che ha generato il caos politico in cui ci troviamo, è la disgregazione delle due forze politiche che per anni si sono alternati al guida del governo nazionale: PD e Forza Italia.

Entrambi i partiti hanno subito delle scissioni importanti e i fuoriusciti si sono ricollocati in altre formazioni minori. E chi ancora non l’ha fatto o è ancora in bilico, dovrà prendere la sua decisione entro la fine del mese. Perché a gennaio sarà già campagna elettorale e gli schieramenti dovranno essere definiti. Va detto, giusto per chiarire, che queste scissioni sono dovute solo ed esclusivamente al mancato accordo tra vecchia e nuova nomenklatura, di entrambi i partiti, sulla spartizione del bottino.

In Calabria, ad esempio, nel PD restano ancora in bilico politico, per mere questioni di spartizione del malloppo, Palla Palla e Madame Fifì, che dovranno sciogliere le loro riserve, se restare nel PD oppure passare con Bersani, e presumibilmente lo faranno domani, al termine dell’incontro del presidente della Regione con il ministro Lorenzin, sulla fine del commissariamento della sanità in Calabria. Da questo incontro dipende la loro posizione politica, che nulla ha a che fare, anche se loro vogliono farlo apparire tale, con il bene comune e con il rispetto del cittadino. Se Palla Palla e Madame Fifì saranno accontentati per quel che riguarda gli affari loro, resteranno nel PD, se non saranno accontentati se ne andranno con Bersani. E da questo punto di vista Ninuzzu De Gaetano sta da tempo facendo un ottimo lavoro di reclutamento.

Dentro Forza Italia la situazione è ancora più grave di quella del PD. E’ da tempo che dentro Forza Italia è in atto una vera e propria emorragia: prima Salerno, poi Morrone, Orsomarso e Graziano e non ultima Wanda Ferro, transfuga in Fratelli D’Italia. Tutti hanno una cosa in comune: scappare dal “loro” ex capogruppo in consiglio regionale Alessandro (Sandro per gli amici) Nicoló, chiacchieratissimo politico della provincia di Reggio Calabria il quale ormai si ritrova ad essere il capogruppo in consiglio regionale di se stesso. A resistere anche il duo Santelli/Occhiuto che resta ancora in Forza Italia perché Berlusconi ha promesso loro una candidatura nel listino bloccato.

Insomma l’Italia non è un paese a vocazione “bipolare”. I marpioni, con questo sistema elettorale truffaldino votato dai soliti noti, preferiscono formare piccoli gruppi in grado di superare la soglia di sbarramento fissata al 3%, per poter aver maggiore peso contrattuale in un governo di larghe intese, tale da garantirgli una fetta sicura del bottino.

Sul fronte giudiziario anche la DDA di Catanzaro dovrà sciogliere definitivamente le sue riserve, in merito a diverse inchieste in corso sulla masso/mafia. I magistrati dovranno decidere in questo periodo che fare di queste inchieste. A spiegare tutto questo dovrà essere Gratteri che dovrà dire chiaramente che vuole fare: il magistrato o il politico. E dovrà dirlo entro la fine di dicembre. Un suo eventuale impegno in politica – inteso anche come “ministro tecnico” di un probabile governo a guida Renzi/Minniti –  ed una sua disponibilità ad accettare questo ruolo, impone al magistrato una presa di posizione etica e morale nei confronti del cittadino a cui è doveroso comunicare questa sua intenzione. Visto il delicato ruolo che svolge. Se c’è un accordo tra lui e Minniti la gente lo deve sapere, ne va della credibilità della Giustizia in Calabria.

Sul piano sociale anche la gente sarà chiamata a fare delle scelte: se continuare a dare credito alla classe politica che ci ha ridotto in questo stato, oppure scegliere un’alternativa. E l’unica forza politica che può rappresentare questo, al momento, è solo il movimento 5Stelle, a patto però di non riproporre all’elettore personaggi che in questa legislatura tutto hanno fatto, tranne che gli interessi dei cittadini. Ci siamo capiti!