Dirigente Sconza, restituisca i soldi ai cosentini

Lucio Sconza

Lucio Sconza è uno dei collaboratori più stretti e più fedeli di Mario Occhiuto. Il loro legame è di lunghissima data e risale addirittura agli anni Novanta.

Sconza, tanto per essere più chiari, è stato il primo manager della sanità cosentina, in quota Ccd (poi Udc, il partito a cui ha sempre fatto riferimento anche la famiglia Occhiuto), nel 1995. Ed è stato proprio lui a dare il via alle note vicende del Palazzo della Sanità, mai realizzato eppure così prodigo di “soldini” per Tonino Gatto e Mario Occhiuto.

Sono passati gli anni e Sconza e Occhiuto hanno sempre più cementato quel rapporto professionale ma anche di amicizia. E quando Mario ha conquistato Palazzo dei Bruzi, non ci ha pensato due volte a chiamarlo alla sua corte. Da esterno, ovviamente. E gli ha affidato la direzione del Primo dipartimento di Palazzo dei Bruzi. Tradotto in soldoni, significa che Sconza controlla il personale, l’avvocatura e l’applicazione delle norme sulla trasparenza.

Lo ha fatto diventare, dunque, un vero e proprio “pezzo da novanta” e la sua riverita firma è necessaria per autorizzare qualsiasi pagamento legato ai processi nei quali è coinvolta l’amministrazione comunale. Oltre che per ratificare tutti gli intrallazzi del sindaco per consulenze, incarichi, affidamenti e chi più ne ha più ne metta.

Il problema è che Mario Occhiuto, chiamando alla sua corte il potentissimo Lucio Sconza, ha violato la legge 150/2009 così come il Tuel e il dlgs 165/2001, che disciplinano il conferimento degli incarichi dirigenziali esterni

L’amministrazione comunale di Cosenza, insediatasi nel giugno del 2011, ha violato sistematicamente le suddette leggi procedendo a nomine dirette di diversi dirigenti.

Uno di questi, Lucio Sconza appunto, è addirittura in congedo ed è stato rinnovato nell’incarico nello scorso mese di aprile, in totale spregio alla legge Madia, che vieta ai pensionati di ricevere incarichi nella pubblica amministrazione.

Tutte le nomine dei dirigenti esterni, di conseguenza, sono nulle in partenza e la mancata impugnativa non costituisce certo una sanatoria. A meno che Occhiuto, come del resto ha già fatto tante altre volte, non voglia sostituirsi alla legge.

Se è vero, com’è vero, che queste nomine di dirigenti esterni, e in particolare quella di Lucio Sconza, sono illegittime, una delle inevitabili conseguenze è quella di chiedere doverosamente la restituzione delle somme illegittimamente percepite dai dirigenti. Così come quella di annullare tutti gli atti che hanno prodotto. Per quanto riguarda la prima “voce” proprio ieri la Corte dei Conti ha condannato Occhiuto e i suoi scagnozzi, vecchi e giovani, a risarcire il Comune. E la parte di Sconza è stata quantificata in circa 57.000 euro (cinquantasettemilaeuro). 

E’ molto probabile che Occhiuto (condannato a risarcire 262 mila euro e rotti) faccia ricchi i mercanti rispetto a questa sacrosanta richiesta biascicando nel suo improbabile italiano che ancora può fare ricorso presso la peste che gli ‘mbacchia…. E, come si sa, è inutile rivolgersi alla procura, perchè lì prima c’era il suo amico Granieri e adesso il suo compare Spagnuolo. 

Così speriamo che possa intervenire l’Autorità Anticorruzione del governo, visto che a Cosenza la legge la devono rispettare solo i caggi… Chissà se si può applicare a questo “caso” la legge (parola grossa a Cosenza) 190/2012. Aspettiamo ormai da anni…