Ecco perché Occhiuto non è una vittima: le differenze con Eva Catizone e Pietro Mancini

La Catizone

Mario Occhiuto ci ha sperato fino all’ultimo che non lo sfiduciassero ma non è andata come avrebbe voluto lui e qualche pennivendolo che fino a ieri negava l’evidenza scrivendo che le firme non sarebbero bastate.

Ora gioca a fare la vittima ma Occhiuto tutto è tranne che vittima. Sia perché in questi cinque anni ha gestito in maniera sventurata la nostra città ma soprattutto perché ha rubato i nostri soldi e ha fatto il bello e il cattivo tempo per appalti e affidamenti diretti, distribuendo soldi a ditte vicine alla criminalità organizzata e ai suoi amici personali. Non dimenticando mai che è sindaco solo perché il clan Rango-zingari al ballottaggio ha scelto lui invece che Paolini.

La sfiducia dei consiglieri serve solo a non far sciogliere il Consiglio comunale di Cosenza per infiltrazioni mafiose. Lo sanno tutti che la DDA sta per portare a termine le sue inchieste su Tangentopoli e voto di scambio a Cosenza e se le forze dell’ordine fossero arrivate con Occhiuto ancora in carica, non saremmo andati a votare.

Il PD, che governa queste inchieste, lo sa ed è corso ai ripari. Tutto qui. Non ha fatto altro che consegnare alla DDA di Catanzaro sia Occhiuto sia Paolini ovvero i politici che hanno avuto contatti con la criminalità organizzata alle elezioni del 2011.

Se poi vogliamo approfondire il discorso sulle qualità umane dei 17 “congiurati” questa è un’altra storia e non abbiamo difficoltà a definirli per quello che sono: uomini senza spina dorsale.

Ma torniamo a Occhiuto vittima. No, Mario il cazzaro (protetto amorevolmente da altri pendagli da forca come il procuratore Granieri e i suoi simili, altro che vittima!) non solo non è vittima ma è stato carnefice a lungo nei suoi anni di (mal)governo. E sa bene che il potere logora chi non ce l’ha. Ragion per cui, dopo aver blaterato per qualche altro giorno se ne tornerà da dov’è venuto nel lontano 1994. Cioè dalla galera. Dov’era finito per i suoi intrallazzi con la “Petramalasanità”, uscendo assolto solo per prescrizione. Altro che faccia pulita dei miei stivali.

Furono vittime invece Eva Catizone, nel 2006 e Pietro Mancini, nel 1991, sfiduciati dai partiti o da frange di partiti che prima li avevano messi lì in nome e per conto loro (a partire da Nicola Adamo, con tutto quello che ne seguì anche a livello personale) e che dopo non ne avevano più bisogno. Il modo con cui è stata scaricata la Catizone fa davvero rabbrividire ma Eva non può paragonarsi ad uno che nei suoi cinque anni di governo ha violato le leggi.

Stesso discorso per Pietro Mancini, che all’epoca pagò il fatto di essere figlio di Giacomo. 

Loro erano vittime non certo Mario il cazzaro…