Emma e le sue sorelle: “Le sorelle Macaluso”

Emma e le sue sorelle: “Le sorelle Macaluso” di Emma Dante al Teatro Auditorium Unical.

Dal nero della scena vuota emerge un gruppo di donne e di uomini, vestiti di nero anche loro. E’ un corteo funebre quello che avanza, ma per il momento non ci è dato sapere chi è il defunto, e al funerale si unisce una donna che danza. Dopo un preambolo quasi epico (con i personaggi a combattere brevemente con tanto di spade ed elmi come marionette dell’Opera dei Pupi, a indicare le lotte e le schermaglie di questa numerosa famiglia) emergono i personaggi del racconto: sono le sette sorelle Macaluso, le quali, dopo essersi liberati dei vestiti neri e aver svelato abiti e costumi variopinti, ci raccontano e si raccontano, svelando la loro vita attraverso ricordi, rimpianti, rancori, giochi, accuse, insulti, sogni, rimorsi, abbracci…

Sono sette sorelle: Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella, morta qualche anno fa. Si, perché tra i personaggi che si muovono sul palco ci sono i vivi e ci sono i morti, sono sospesi tra la terra e il cielo, forse sono morti e non lo sanno.

Alcuni dei caratteri e delle storie della famiglia Macaluso restano in ombra (solo qualche frammento a suggerirne la vita e a lasciare a noi spettatori il compito di immaginarla), di altri invece ci vengono svelati gli eventi più tragici; a cominciare dalla morte di una di loro, durante una giornata al mare, e di cui viene data la responsabilità a una delle sorelle, Katia, cresciuta in seguito sola come una “cana” in un istituto e che ha passato la vita, da quel momento, in un sordo rancore nei confronti del padre.

Ma anche il padre ha avuto una vita molto difficile, poiché si è ritrovato a crescere le figlie da solo, e sempre barcamenandosi tra lavori sottopagati e umilianti. E dalle tenebre emergono ancora altri membri della famiglia: la madre da tempo scomparsa, che chiede alle figlie di non essere dure col padre, e un nipote, morto giocando a calcio.

Emma Dante ha portato sul palco del Teatro Auditorium Unical il suo ultimo lavoro, che ha scritto e diretto, e affidato alle interpretazioni di Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier.

luso Un gruppo di attori, attrici soprattutto, che hanno saputo valorizzare l’arte della palermitana Dante, che trova qui come in altri suoi lavori un ammirevole equilibrio tra il linguaggio fisico e quello affidato alla parola (che ingloba italiano ed elementi siciliani e pugliesi). E’ la danza della vita e della morte che l’artista mette in scena, una danza in cui i due elementi si compenetrano e dove i morti forse pensano ancora di essere vivi; dove i vivi parlano e si confrontano con i morti e passato e presente si uniscono in un flusso inestricabile; dove viene celebrato il funerale di una delle sorelle che fino alla fine non sa di essere morta.

Nella pièce il movimento è affidato soprattutto ai morti, nel tentativo, forse riuscito, di conquistare quella serenità che in vita è stata negata loro: i genitori, la cui danza si scioglie in un amplesso sensuale e romantico; la piccola Antonella, annegata per gioco e che ancora canta per il padre; il figlio di una delle sorelle, malato di cuore e morto nel tentativo di emulare il suo idolo Maradona; e infine Maria, la sorella maggiore.

La morte di Maria, insieme ai rimpianti per quanto si è perduto, per quanto non si è fatto, si accompagna a una sorta di nuovo inizio: ora potrà finalmente ballare e abbandonarsi al sogno che le era sempre stato precluso perché costretta a passare la vita tra il lavoro in casa e quello fuori, e che ha sempre guardato con rimpianto a quella scuola di danza di fronte la loro povera casa. E ora, liberatasi dei vestiti e indossato l’agognato tutù bianco, può infine librarsi leggera e libera sul palco.

Tommaso Spinelli