Gaffe Lenor sul bergamotto, Amato: ‘Non mi stupisce, anche molti reggini cadono nell’errore’

“Immergiti in un viaggio da sogno in Calabria. Quando il sole inizia a splendere e le giornate sono più calde, nuove scoperte attendono di deliziare tutti i tuoi sensi. Rinfrescati ed energizzati con le note di Bergamotto e Aloe Vera, ispirate alle bellezze della regione”.

È questo lo sponsor scelto da Lenor per presentare una delle ultimissime fragranze di ammorbidente concentrato della linea Elisir. Diverse Regioni selezionate: Sicilia, Sardegna, Puglia, Lazio, Toscana, Costiera Amalfitana e, appunto, Calabria.

Per la nostra Regione, il prodotto ‘simbolo’ scelto è il bergamotto di Reggio Calabria, peccato, però, che, come spesso accade, non venga citata la località di produzione e che quello presente sull’etichetta non abbia nulla a che vedere con il Principe degli Agrumi.

Sul caso dello “scambio” e della dicitura inesatta è intervenuto lo storico reggino Pasquale Amato, ai microfoni di CityNow (https://www.citynow.it/sogno-calabria-ammorbidente-bergamotto-amato-polemica-gaffe-lenor/). 

Sogno di Calabria: Lenor scambia il lime per il bergamotto

L’intervento del prof. Amato a CityNow

“È una cosa alquanto comune – ha spiegato l’esperto che, da oltre 30 anni, si occupa di promuovere l’agrume in tutto il mondo. Succede quasi ogni giorno che qualcuno confonda un limone qualsiasi con il bergamotto di Reggio Calabria e che, quest’ultimo venga identificato solamente come “bergamotto” o, cosa ancora più grave, come “bergamotto di Calabria”.

Nessuno ha mai pensato – ha aggiunto il prof. Pasquale Amato, che a tal proposito ha scritto anche un libro – di chiamare l’aceto di Modena, dell’Emilia Romagna, o il pistacchio di Bronte, di Sicilia. Di questi esempi se ne possono fare a bizzeffe, ma il senso è che non si è riusciti, a livello locale a legare l’immagine unica del bergamotto alla sua terra di origine: Reggio Calabria”.

“Ci sono parecchie persone, anche reggini e calabresi, che non sanno precisamente cosa o di dove sia il bergamotto di Reggio Calabria, come pretendiamo dunque, che un’azienda da noi lontana possa orientarsi alla verità.

È da ben tre secoli che il mondo intero importa da noi il bergamotto di Reggio Calabria, eppure si continua a non fare informazione. Dunque non ci si può sorprendere se il risultato finale è l’associazione di un qualsiasi agrume al bergamotto. Immagini spesso non corrispondenti alla realtà finisco nel calderone di Google e così, si cade nell’errore”.

Eppure, quella di Lenor, sarebbe potuta essere una bella operazione di marketing da cui trarre vantaggio sia a livello regionale, che metropolitano. Peccato per quella che potremmo definire una “gaffe”.

“Un problema che si ripete all’infinito – ha proseguito l’esperto che ha dato anche vita ad un Comitato a sostegno del Bergamotto di Reggio Calabria. Alcuni sostengano non sia ‘così grave’, ma in realtà si tratta di rispetto delle identità, che in questa Regione sembra andare, spesso, a senso unico. Mi spiego meglio, quando si tratta di “altre zone”, si fa di tutto per rimarcare la provenienza di un’eccellenza. Vedi Cipolla rossa di Tropea‘Nduja di Spilinga e così via. Quando si tratta di Reggio, invece, questo non avviene.

C’è una sorta di assuefazione anche da parte di chi dovrebbe ribellarsi. Una forma di ostilità, di riserva mentale nei confronti dell’intero territorio metropolitano. Non dimentichiamo, infatti, che l’aria di produzione dell’agrume va da Scilla a Monasterace”.

Il professore Amato, comunque, ha espresso soddisfazione per il lavoro attuato in sinergia da Camera di CommercioComune e Assessore alle Attività economiche:

“Da quell’incontro tenutosi nel settembre 2022 è scaturita una serie di iniziative significative a sostegno del Bergamotto di Reggio Calabria. Non a caso, quest’anno, il nostro prodotto di eccellenza ha fatto bella mostra di sé nelle migliori fiere internazionali, grazie al lavoro svolto dalla Metro City.

Da Oliverio all’attuale Presidente di Regione abbiamo assistito all’estrapolazione di qualcosa che, invece, ci appartiene.

“Le parole sono pietre” diceva Corrado Alvaro e se noi omettiamo di dire la provenienza di un prodotto, lo limitiamo già nel nome. La nomenclatura corrisponde a concetti, immagini, pensieri, per cui diventa qualcosa che potrebbe portare valore aggiunto e, invece, non lo fa. Abbiamo un prodotto diffuso nel mondo – ha concluso Amato – il problema è che non si sa da dove viene. Lo sanno unicamente gli addetti ai lavori”.