Gioacchino Criaco: “Lo Stretto Divino”

Lo Stretto Divino

dalla pagina FB di Gioacchino Criaco

Ruggieri e Gallicella, Scilla e Cariddi, Aspramonte e Mongibello.
Lo Stretto sale sopra un altare pagano e celebra gli amori impossibili. L’uomo trascende l’uomo, un dio che realizza imprese e diventa l’imperatore del sogno.
Achille con Troia sulle ginocchia.
La sola colonna di Capo Colonna.
La storia e l’amore da Nosside a Rolando, Milone frapposto ai Dioscuri, la Quercia che ammaestra Bernardino e Tommaso.

Gianni è cinema, per farlo servirebbe il sunto di Visconti e Fellini, Scorsese con Tarantino a bottega. È il pensiero che si incunea fra due sponde, le allarga e l’orizzonte si espande, perfino il mondo è spazio minuto per contenere il Sole.

Ulisse forza il blocco e Dioniso si solleva sui palmenti sopra le passioni avvinghiate del corallo del vino.
Una terra fuori misura e fuori tiro per massai/ie, fatta per grandi imprese e rinchiusa a scasare il boccino al ritrovo degli anziani.
È stato l’incontenibile di uno spazio ormai messo al guinzaglio e portato al parco a fare i bisogni.

Ci misuriamo coi mattinali delle questure e rinneghiamo le profezie dei filosofi. Sui palchi portiamo pensionati con gingle senili, accantonando le percussioni ossessive nate sui petti di chi non conobbe la resa.

Moriamo di retorica, di regole strangolanti, di normodotazioni. Di uno svizzerismo a modello, ridicolo solo a pensarlo. Nasciamo dai terremoti e dalle eruzioni. Viviamo nel mondo quando uno dei nostri allarga lo Stretto e si scuote dal sonno.
Ed è facile capire quanto possa mancare uno così a chi abbia avuto il dono di averlo vicino. Ed è doloroso capire quanto siamo lontanissimi da folli -così nostri- che ci siano diventati estranei.