Giustizia nel caos. Centofanti, il trait d’union tra Renzi e Zinga

GIUSTIZIA NEL CAOS. CENTOFANTI, IL TRAIT D’UNION TRA RENZI E ZINGA

Piccola riflessione: molti mettono Gratteri, Di Matteo e Maresca sullo stesso piano. Non è così. Mentre il ministro Bonafede, pur di difendere Gratteri nel caso Lupacchini, si spende tanto da scendere in campo contro ogni formalismo, con inadeguato e fuoriluogo rigore, con Di Matteo la storia cambia. Cambia i giochi e, al Dap, mette il magistrato che era stato scelto da Palamara, Ferri e Lotti. Questione di lobby, questione di deep state. L’oscura guerra di potere ha un segno preciso. (Cit. Alessandro Ambrosini direttore NotteCriminale)

Il Pd resta lo snodo-chiave di questa “guerra di potere”. Come ha scritto anche Marco Lillo tutti si sono accorti che “… Zingaretti è molto cauto sui comportamenti degli uomini vicini a Matteo Renzi in questo scandalo. Potrebbe tirare un rigore a porta vuota e segnare la discontinuità con il predecessore ma tentenna. Forse perché rispetto al mondo di Luca Palamara, il magistrato al centro dello scandalo, non c’è poi molta discontinuità da rivendicare. Zingaretti per esempio aveva buoni rapporti con Fabrizio Centofanti, il presunto corruttore di Palamara. Il Centofanti non è solo l’imprenditore indagato come corruttore di Palamara a Perugia per i soggiorni alberghieri donati al magistrato in cambio del suo intervento al Csm contro un pm siciliano. Le società del giro di Centofanti pagano anche l’ex capo gabinetto di Zingaretti in regione, Maurizio Venafra, e il costruttore Peppe Cionci, in passato vicino a Zingaretti. Venafra per questo è stato indagato per corruzione e Cionci per reati fiscali.
Non solo. Centofanti è anche al centro dell’unica grana giudiziaria di Zingaretti. Il segretario è indagato per finanziamento illecito perché, per l’avvocato Giuseppe Calafiore, “Centofanti era sicuro di non essere arrestato perché riteneva di essere al sicuro in ragione di erogazioni che lui aveva fatto per favorire l’attività politica di Zingaretti”. Accuse de relato che non hanno trovato riscontri e che però non aiutano il Pd a tenere una linea dura sul caso Palamara-Centofanti…”.

Ma chi è ‘sto cacchio di Centofanti? Ci aiuta Beatrice Nencha, di NotteCriminale.

L’IRRESISTIBILE ASCESA DI CENTOFANTI

di Beatrice Nencha

Fonte: NotteCriminale

Umberto Croppi, classe 1956, stimato intellettuale di centrodestra, ex direttore generale della Fondazione Valore Italia ed ex assessore alla Cultura nella prima giunta Alemanno, da cui fu estromesso nel 2012 e da cui prese spunto per un libro al vetriolo su quella esperienza (“Romanzo comunale. Il naufragio del sogno della Roma Alemanna”, Newton Compton editori), accetta di raccontare come è incappato, “senza averne la minima percezione”, in quello che gli inquirenti definiscono il “mondo Centofanti”, composto da “molteplici figure, deputate al compimento di una pluralità di reati economico-finanziari, complessi e strutturati, ed in quanto tali ancora più insidiosi” e strettamente collegato al “mondo Amara” (ex legale esterno dell’Eni, ndr). Due gruppi societari, operanti tra la Sicilia e la capitale, apparentemente autonomi, “ma in realtà tra loro convergenti” per la messa in opera di una serie di reati fiscali e tributari, come si legge nell’ordinanza di misura di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Roma per 13 indagati, tra cui lo stesso Croppi. Il cui nome figura anche tra i nove professionisti accusati di una presunta associazione a delinquere per compiere reati fiscali. In attesa dell’udienza preliminare di luglio sulle richieste di rinvio a giudizio, l’ex assessore spiega a NotteCriminale come è rimasto coinvolto negli affari di Centofanti. Da “ragazzetto di una famiglia di pizzicaroli”, ben introdotto nel mondo politico romano, da Marino a Zingaretti, e determinato a sfondare nella capitale. Dove ha costruito le basi di un impero societario che, dal piccolo comune natìo di Artena, lo ha proiettato fino in Lussemburgo. “Ma non chiamatelo il nuovo Gelli, che fa ridere”…

Dal 12 gennaio 2016 lei diventa il legale rappresentante di una società del gruppo Centofanti. Da quel momento iniziano anche i suoi guai giudiziari. Può ricostruire cosa le viene addebitato concretamente?

Nel procedimento che mi riguarda mi si imputa una presunta frode fiscale per 8mila euro di Iva a beneficio di un’altra società, non della “Cosmec srl” che amministravo io, per una fattura pagata un anno prima che io ne divenissi presidente. Siccome ho firmato io la dichiarazione Iva annuale dell’anno precedente, questo è l’aggancio. A parte il fatto che la fattura non era falsa, era per una prestazione di servizi, ma ammesso pure che lo fosse, intanto era una fattura dovuta a un contratto del 2012, onorato anno per anno, ma che motivo avevo di firmare un falso? Oltretutto non era a beneficio della mia società, che ci ha pagato l’Iva, ma di un’altra azienda del gruppo.

Quindi una fattura da una società a un’altra società sempre del gruppo Centofanti?

Esatto. Il contratto di affitto dell’ufficio venne fatto da una società che si occupava degli aspetti finanziari e immobiliari e che poi fattura alle altre società ospitate nell’ufficio la quota affitto e la quota servizi, intese come spese di segreteria, attrezzature, utenze, tutte voci che venivano ripartite. Ripeto è un contratto che risale al 2012, che è stato pagato tutti gli anni, e non si capisce perché solo quella fattura è stata considerata falsa. Inoltre la società aveva un organismo di controllo esterno, come previsto dall’Anticorruzione, e nessuna delle ipotesi, nemmeno quelle contestate a me, erano a beneficio della società che amministravo, semmai a beneficio di altre. E io che vantaggio ne avrei avuto? I duemila euro al mese di stipendio da presidente, che oggi mi sto rimangiando tutti in avvocati?

Nel 2012 finisce traumaticamente la sua avventura nella giunta Alemanno, che lei imputò all’essersi accorto del malaffare che imperversava nella sua Amministrazione. Come finisce a lavorare nella “Cosmec srl”, di cui sarà il presidente del Cda e amministratore soltanto per un anno?

Io entro a febbraio del 2016 e tutti i fatti oggetto dell’inchiesta sono di gran lunga precedenti al mio ingresso, ovvero sono compresi tra il 2012 e il 2015. Oltretutto delle società di Fabrizio ne conosco solo due, la “Jaed Immobiliare srl”, che era quella che forniva i servizi alle società del gruppo, ed” Energie Nuove srl”, che produce energie alternative. Quando scoppia l’indagine, mi sarei potuto dimettere subito ma mi sembrava prima corretto firmare il bilancio relativo al mio mandato, quello del 2016, che si è chiuso con qualche mese di ritardo perché la Guardia di Finanza aveva sequestrato tutte le scritture e non avevano nemmeno i documenti per chiudere la contabilità. Per questo il bilancio è stato chiuso nell’autunno 2017, anziché a marzo-aprile, e appena consegnato il bilancio mi sono dimesso..

Nell’ordinanza di misure cautelari è contestato a Centofanti anche di essere il reale dominus di queste aziende, pur non comparendo negli assetti societari: non l’ha mai stupita questo fatto?

Certo il dominus era lui, perché è sua la proprietà, ed è chiaro anche che chi amministra le scelte, le deve poi concordare col proprietario. Tanto è vero che a un certo punto, finita la fase del bilancio precedente, ho chiesto a Fabrizio, proprio per chiarezza di rapporti, che fosse lui il titolare dell’associazione e così avvenne. Perché era lui il dominus e questo fatto di passare attraverso una triangolazione in cui lui non era presente, non mi appariva corretto. Volevo chiarezza e che anche dal punto di vista nominale lui comparisse. Ma non era un segreto per nessuno che lui fosse il dominus. In altre compagini societarie lui appariva, ma nella Cosmec storicamente no. Forse, ma questa è una mia ricostruzione, perché prima ancora del 2012, lui aveva messo in piedi un’associazione che organizzava mostre ed eventi culturali. Un piccolo cenacolo artistico culturale, che poi si è dovuto sviluppare in maniera più strutturata e per questo è nata la “Cosmec Srl”, che è uno spin-off dell’associazione culturale, presieduta tra l’altro da una magistrata molto stimata.

E’ vero che tra i vari eventi, la “Cosmec” ha organizzato anche un importante convegno di magistrati?

La “Cosmec” era una società che si occupava di comunicazione e di gestione di immagine per conto terzi ed era specializzata nell’organizzazione di convegni per la magistratura. Il 60 per cento del suo fatturato, che era per me un altro motivo di garanzia, era costituito proprio da convegni organizzati per conto dei vertici delle magistrature. Nel momento delle prime perquisizioni e dei primi avvisi di garanzia, nel 2017, c’era stato un convegno organizzato da noi, dal punto di vista della logistica, su commissione della casa editrice “Giuffrè”, con il patronato della Presidenza della Repubblica, a cui hanno partecipato il ministro della Giustizia e i presidenti di tutti gli organi della magistratura. Spesso i convegni li organizzavamo presso l’Avvocatura e l’ultimo evento organizzato prima del patatrac è stato un convegno alla Camera dei Deputati con i vertici della magistratura tributaria, in cui erano loro a pagare noi per i servizi offerti. Ma noi ci occupavamo solo della gestione logistica degli eventi, Centofanti nemmeno partecipava e io andavo solo a supervisionare che tutto fosse a posto, che la segreteria funzionasse.

Quando entra nella società, questi convegni dei magistrati erano già organizzati da altri o iniziano con lei?

La proprietà della “Cosmec” faceva riferimento a un’associazione culturale presieduta da una stimata magistrata in pensione, la Millemaggi (non indagata e del tutto estranea all’inchiesta, ndr), che era orgogliosa di aver raggiunto il livello più alto nella magistratura per una donna. I bilanci li approvava l’assemblea dei soci e in questo caso c’era un socio unico, che era lei. Inoltre la legge sull’anticorruzione prevede l’obbligo di avere un organismo di controllo specifico che controlla tutte le carte, come fanno i revisori dei conti e forse di più. L’organo può essere interno o esterno, e noi avevamo uno studio di avvocati accreditato che acquisiva tutti i dati e li certificava. Ma come potevo essere più rassicurato di così? Era una società senza debiti, mi sembrava una cosa tranquillissima.

Facciamo un passo indietro: come nasce il suo rapporto con Fabrizio Centofanti?

Fabrizio lo conosco da quando era un ragazzetto, proviene da una famiglia di pizzicaroli di Artena, ma che oggi sia diventato il nuovo Gelli d’Italia, è una roba incredibile. Lui è sempre stato intelligente, arrembante. Da giovane era vicino all’Msi, poi conobbe Sergio Boschiero (presidente dell’Unione monarchica italiana deceduto nel 2015, ndr), che lo aiutò ad entrare in una dimensione mentale superiore a quella del paesetto. Si è fatto la sua carriera passando dall’Esercito alla Croce Rossa, dove diventò capo delle relazioni esterne con Maurizio Scelli. Nel 2015 mi chiese se volevo andare con un gruppo di giornalisti a Baghdad. Ma erano rapporti sempre saltuari, non l’ho mai frequentato.

Se i rapporti erano saltuari, perché Centofanti decide di assumerla per amministrare la società?

Ci siamo incontrati per caso nel 2015. All’epoca avevano appena messo in liquidazione la Fondazione di cui ero direttore e lavoravo da libero professionista. In primavera mi sottopone un paio di lavori, mai andati in porto. Alla fine del 2015 mi offre un contratto di consulenza per due mesi. A gennaio si dimette l’amministratore della Cosmec e Fabrizio mi propone il suo posto. Ho analizzato prima tutti i conti, ho fatto un piano di ristrutturazione societario per cambiare tipologia di business, ho trovato clienti nuovi e aumentato il fatturato. Ma nonostante questa offerta di lavoro mi abbia poi rovinato la vita, perché il mio unico patrimonio è la mia reputazione, non riesco a non vedere l’aspetto umoristico i tutta questa vicenda.

Quale sarebbe?

Per esempio, ho letto di un’intercettazione dove l’autista di Centofanti spiega al suo sostituto che quando il capo parla con qualche pezzo grosso, deve alzare il volume della radio. In pratica lui sta dicendo al suo collega: “Attento che siamo intercettati”, ma invece di tutelarsi alzano la musica! Quindi o sono idioti totali, o qualcosa non funziona in questa ricostruzione. Poi leggo che anche il procuratore di Roma sarebbe stato a cena da Centofanti mentre io, pur conoscendolo da anni, non so nemmeno dove abiti.

Questo proverebbe la sua capacità di tessere relazioni ad alto livello, finalizzate alla commissione di condotte illecite per i pm che lo indagano

Se dietro a queste frequentazioni mondane si nascondessero altri intenti, questo è il sintomo di un malcostume abituale che affligge tutta l’Italia e dove non servirebbe nemmeno scomodare la finanza, basterebbe aprire Dagospia. Questo milieu amicale è un vizio molto comune, ma va distinto dalla commissione di reati.

Centofanti viene anche definito un “lobbista” vicino al Pd, quali sono le sue frequentazioni? Perché lei invece proviene da tutto un altro mondo politico, era uscito sbattendo la porta dalla giunta Alemanno..

Sicuramente con Zingaretti lui ha avuto un buon rapporto personale, mi è capitato anche di vederli insieme ma prima che esplodesse tutta questa vicenda e in circostanze più salottiere. Era in buoni rapporti anche con Beppe Cionci, tutti a Roma lo conoscono, il found-raiser delle campagna elettorali. Per Ignazio Marino organizzò anche una grossa cena elettorale vicino a piazza Colonna a cui parteciparono magistrati, giornalisti, c’era tutto un pezzo della Roma che conta. Ma che tutte queste attività di public relation potessero poi configurare delle ipotesi di reato, non ne ho mai avuto il più lontano sospetto altrimenti ne sarei stato ben alla larga

Con gli avvocati Amara e Calafiore, Centofanti è indagato a Messina in un procedimento per corruzione in atti giudiziari. Oltre ai contatti, si ricostruisce un viaggio di gruppo a Dubai nel 2014 con l’ex sostituto procuratore di Siracusa, Giancarlo Longo (accusano di aver aperto procedimenti penali per favorire i suoi amici avvocati con perizie compiacenti). Mentre le intercettazioni sui giornali rivelano incontri con magistrati e politici indagati come Luca Lotti e il pm Luca Palamara per discutere le nomine dei vertici della magistratura.. Lei ha mai incontrato questi due avvocati o altri indagati eccellenti nella sede della società?

Io stavo tutti i giorni in ufficio, dove avevano sede le diverse società, e poteva capitare, chiacchierando tra colleghi, che venisse fuori qualche nome ma né Amara né Calafiore li ho mai sentiti nominare e non ne conoscevo l’esistenza. E Centofanti mai mi ha nominato Lotti, né Palamara, anche se noi avevamo rapporti con tutto l’ambiente parlamentare e della magistratura. Purtroppo io non ho potuto acquisire tutto il fascicolo, perché mi sarebbe costato 16mila euro, ma Amara ha patteggiato e si evince che forse era lui interessato ad ottenere la maggior parte dei vantaggi. Mentre Centofanti mi pare che venga più utilizzato come un tramite, e comunque ha scelto di difendersi in Aula, quindi si vedrà.

Ha mai avuto la sensazione di essere stato utilizzato per le sue entrature nell’ambiente politico?

Una delle ipotesi accusatorie è che sarei stato usato per mantenere le pubbliche relazioni, ma questo lo escludo. Io lì svolgevo un lavoro di bottega, non avevo relazioni con nessuno, lavoravo sulla gestione ordinaria e facevo progetti di comunicazione. Dopodiché, aggiungo, se qualcuno ha immaginato di usarmi come paravento, vista la mia reputazione come galantuomo e non per i miei rapporti, dato che negli ambienti politici romani sono sempre stato ritenuto inaffidabile, se fosse così dovrei costituirmi io parte civile per aver carpito la mia buona fede. Ma non penso nemmeno che sia andata così. La mia assunzione è basata sul rapporto di amicizia e sul riconoscimento delle mie competenze nella comunicazione.

Quindi l’avviso di garanzia l’ha raggiunto come un fulmine a ciel sereno?

Certo e tuttora sono convinto che la “Cosmec”, almeno da quando ci sono entrato e per quello che ho potuto accertare anche per il periodo precedente, in 26mila pagine di fascicolo e con i computer e tutti i faldoni di documentazione sequestrati, della Cosmec hanno trovato questa unica presunta frode di 8 mila euro. E io sono imputato di associazione a delinquere per aver firmato una relazione annuale Iva per una fattura emessa e pagata un anno prima a beneficio non mio ma di un’altra società.

Da quel giorno ha mai più ricevuto telefonate da Centofanti per spiegarle l’accaduto?

Né lui a me, né io a lui.