Gratteri. Dottor Jekyll o mister Hyde?

Qui le cose sono due: o Gratteri è una sorta di dottor Jekyll e mister Hyde, oppure “qualcuno” ha deciso di istigare una campagna diffamatoria nei suoi riguardi nel vano tentativo di annichilire la sua azione di repressione contro gli amici degli amici. Per chi conosce il magistrato e le sue qualità, la risposta è scontata: lo infangano per inficiare il suo lavoro. E gli esempi di “fanghiglia” contro Gratteri, a sostegno di questa “tesi”, sono tanti: arresta innocenti e organizza mega retate che si concludono sempre con un nulla di  fatto, è un antisemita, un negazionista, un mitomane, un esaltato, un egocentrico, una “primadonna” sempre in cerca di luci e lustrini, passa il tempo a copiare libri dagli atti dei processi invece di lavorare, e per finire è un incompetente in materia, anche se si crede uno scienziato, tant’è che le sue inchieste vengono sistematicamente bocciate dai giudici. E aggiungiamo noi: è un proibizionista concettuale, un tuttologo, soffre di annuncite cronica (vedi “primavera calabra”, sempre annunciata e mai realizzata, scimitarre e cose così), e non è per niente alieno, checché ne dica, ai dolci sussurri della politica. E oggi, a tutto il repertorio sopraelencato, si aggiunge anche il “merito” di farsela con gli spioni. Su una cosa però siamo tutti d’accordo, amici e nemici: a Gratteri tutto si può rimproverare tranne che l’onestà, l’incorruttibilità, e il suo senso del dovere.

Se è vero che molte cose che gli rimproverano sono solo pretesti per attaccarlo come “la prefazione al libro negazionista”, che gli è valsa la nomea di no vax e l’accusa di antisemitismo, o come “le sonore bocciature delle sue inchieste” che detta così senza tenere conto del livello di corruzione della magistratura, lascia il tempo che trova, è anche vero che a Gratteri piace fare un po’ la “primadonna”. Gratteri ama pubblicizzare se stesso, è un bene? È un male? Non lo sappiamo, certo è che per il mestiere che fa i riflettori non sono proprio “i ferri che si addicono al suo mestiere”, e questa sua smania di apparire qualche dubbio sul suo “operato” lo fa sorgere.

Ed è per questo che è giusto chiedersi, e chiedere, quali sono le finalità, o lo scopo, che spingono un magistrato come Gratteri altamente a rischio ad esporsi mediaticamente come fosse una starlette?

La voglia di politica, è questo il cruccio di Gratteri che è anche il motivo dei suoi guai. Sa bene che la popolarità è spendibile in politica, perciò va sempre in televisione. Gratteri c’ha provato, anche se non lo ammette, ad “entrare in politica”, ed è stato ad un passo dal coronare il suo sogno segreto. E questo lo ha lasciato con l’amaro in bocca, ma il fuoco sotto la cenere continua a scoppiettare. Gratteri non ha mai mollato l’idea di ricoprire un ruolo importante in un futuro governo, una smania che lo ha portato, inevitabilmente, a discutere con la politica. Quella peggiore diciamo noi: Renzi e Salvini (che ha ricevuto nel suo ufficio). Il duo Gratteri/Renzi ha radici “antiche”: fu Renzi a proporlo come ministro del suo governo, e se non fosse stato per il veto posto da Napolitano, Gratteri avrebbe accettato l’incarico  Da allora l’interlocuzione tra i due non è mai cessata, così come il debito di riconoscenza di Gratteri nei confronti di Renzi. E non è per niente peregrino pensare ad uno scambio di cortesie tra i due. Cortesie del tipo: sai Nicola, c’è un nostro bravo amico dei servizi, che tu consoci bene, che ha bisogno di una spintarella, non è che se ti trovi a parlare con Conte glielo puoi segnalare per quel posticino, che a te ti stanno a sentire di più su queste cose?

A confessare questo l’ex premier Conte che indica il dottor Gratteri come colui il quale ha perorato la causa dello spione Mancini (per l’ascesa nei servizi), insieme all’ex ministro Maria Elena Boschi. Fatto smentito dal dottor Gratteri che però resta vago, o meglio si dice disponibile a fornire i suoi tabulati telefonici per provare che non fu lui a telefonare a Renzi per organizzare l’incontro con Mancini all’autogrill nel dicembre 2020. Ma non è questo che dice Conte. Conte sostiene che Gratteri più volte, durante il suo governo, lo ha chiamato per raccomandargli Mancini, e non per organizzare l’incontro all’autogrill. E l’incontro tra Renzi e Mancini altro non è che la prosecuzione dell’interlocuzione tra Conte e Gratteri sulla promozione dello spione. Se così è, va da se che Gratteri deve spiegare il perché si adoperasse per far promuovere ai vertici dei servizi lo spione Mancini che proprio uno stinco di santo non è. Non solo, deve spiegare anche se è vero che a spingere era Renzi e perché. Una domanda legittima che merita una risposta.

Noi non crediamo al Gratteri Jekyll/Hyde, ma comprendiamo quelli che lo credono, perché alcune zone d’ombra, come l’impunità di molti renziani calabresi coinvolti in inchieste mai portate a termine, nell’operato di Gratteri restano. Noi crediamo alla buona fede di Gratteri che forse per troppa voglia di apparire e di arrivare si è lasciato coinvolgere in una storia di “pastette” che tutto sommato un reato non è. Noi crediamo all’ingenuità di Gratteri che trascinato dal suo ego, si trova ancora una volta chiamato in causa in questione a lui estranee. Crediamo al Gratteri coinvolto in qualsiasi cosa a sua insaputa. E lo diciamo seriamente perché sappiamo bene di cosa sono capaci i poteri forti che in queste ore manovrano baracca e burattini per denigrare Gratteri, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, ed è per questo che ora più che mai tocca a Gratteri fare piena chiarezza su tutto. Non c’è altra strada se non quella di ristabilire da che parte sta la verità, e per questa volta fa niente se lo fa a favore di telecamera.