Governo Italia: chi è Conte, il premier di M5s e Lega

E’ Giuseppe Conte il nome per Palazzo Chigi di M5s e Lega. Il ballottaggio tra Conte e Andrea Roventini, entrambi candidati ministri del Movimento si è risolto a vantaggio del docente di Diritto Privato fiorentino e membro del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa. Su Conte, a dispetto di Roventini, c’è stato anche il placet della Lega.

L’accordo, a cascata, è molto avanzato anche sulla squadra dei ministri. Favoritissimo Giampaolo Massolo agli Esteri mentre Luigi Di Maio e Matteo Salvini sarebbero diretti il primo al Ministero dello Sviluppo Economico-Lavoro (il M5S ha proposto l’unione dei due dicasteri) e il secondo all’Interno. Massolo, nato a Varsavia, 61 anni, è stato nel 2004 capo di Gabinetto della Farnesina quando ministro era Gianfranco Fini, e nel 2012 viene nominato da Mario Monti capo del Dis, il dipartimento che coordina il servizio segreto interno (Aisi) e quello estero (Aise).

CHI E’ GIUSEPPE CONTE

Nato 54 anni fa a Volturara Appula, paesino nell’entroterra di Foggia, Giuseppe Conte, dopo la laurea in Legge alla Sapienza di Roma, è stato borsista del Cnr e poi ha “perfezionato” gli studi giuridici nelle facoltà più in vista del mondo occidentale: da Yale alla Sorbonne, Dalla Duquesne a Cambridge, dall’International Kulture Institute di Vienna alla New York University. Attualmente insegna a Firenze e alla Luiss di Roma come docente di Diritto privato. Oltre a essere avvocato patrocinante in Cassazione, condirettore della collana Laterza dedicata ai “Maestri dei diritto” e componente della commissione cultura di Confindustria. Ma è anche esperto di “gestione di grandi imprese in crisi”, il che sarà utile nelle vicende come Ilva o Alitalia.

Di Conte non si era parlato molto fino a poche settimane fa, quando prima delle elezioni il Movimento 5 Stelle lo aveva indicato come ministro della Pubblica Amministrazione di un futuro eventuale governo Di Maio. Durante l’evento di presentazione della squadra di governo, Conte fu elogiato da Di Maio per il suo impegno per la de-burocratizzazione dell’amministrazione pubblica e lui stesso – parlando dei suoi obiettivi da futuro ministro – fece riferimento alla “semplificazione della pubblica amministrazione” e alla “cultura della legalità” da promuovere e valorizzare tra gli italiani.

In quell’occasione Conte raccontò di avere avuto i suoi primi contatti con il Movimento 5 Stelle nel 2013, quando gli fu chiesto di diventare membro del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, l’organo di autogoverno della giustizia amministrativa. «Luigi Di Maio ricorderà, fui molto chiaro», disse Conte, «per onestà intellettuale precisai: “non vi ho votato”, e precisai anche “non posso neppure considerarmi un simpatizzante”, non li conoscevo. In questi quattro anni in cui ho svolto questo incarico non ho ricevuto una telefonata che potesse in qualche modo interferire [..] nel delicato incarico che ho ricoperto». Intervistato a DiMartedì pochi giorni dopo, insistendo sulla sua parziale estraneità al Movimento 5 Stelle, Conte disse che «il mio cuore è sempre tradizionalmente battuto a sinistra».

Durante la presentazione del futuro governo del Movimento 5 Stelle, Conte elogiò molto il “senso delle istituzioni” dei rappresentanti del Movimento 5 Stelle e disse che a convincerlo a candidarsi a ministro di un loro futuro governo fu la composizione delle liste elettorali e «l’apertura a esponenti della società civile, a figure professionali, figure competenti. Un laboratorio politico meraviglioso, incredibile».

Parlando di quale sarebbe stato il suo programma di lavoro da ministro, Conte insistette molto sulla necessità di semplificare il «farraginoso» quadro normativo italiano e di combattere «l’ipertrofia normativa». Disse che sarebbe stato necessario un censimento di tutte le norme, per potere abrogare le «leggi inutili»; disse che sarebbe stata necessaria una grossa semplificazione della macchina burocratica dello Stato e un riassetto delle autorità indipendenti – «sono decine, ci sono sovrapposizioni di competenze e vuoti legislativi» – e parlò della necessità di rivedere le norme anticorruzione. Conte parlò anche della necessità di «valorizzare la meritocrazia», varando «un programma straordinario di riqualificazione del personale pubblico» e cambiando il modo in cui sono distribuiti gli incentivi economici ai lavoratori dell’amministrazione e, chiudendo il suo intervento, disse che sarebbe stato necessario rivedere integralmente quella che chiamò la riforma della «cattiva scuola», la riforma dell’istruzione approvata dal governo Renzi.

In altre occasioni, prima che di lui si parlasse per incarichi politici, Conte aveva presentato più estesamente le sue idee per la riforma della giustizia amministrativa, di cui ha più volte riconosciuto l’utilità e l’importanza ma anche quelli che secondo lui erano diventati dei limiti al suo funzionamento. Ne aveva parlato in un convegno dello scorso giugno alla Camera. Non sono note quindi le sue opinioni su tantissime altre questioni di cui dovrà occuparsi eventualmente da presidente del Consiglio, né le sue attitudini e capacità politiche nel guidare e gestire un governo, visto che non ha precedenti esperienze amministrative.