Governo Italia, fumata nera. M5s: “Mattarella in stato d’accusa, ragioniamo sull’impeachment”

Il premier incaricato Giuseppe Conte ha rimesso il mandato che gli era stato conferito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per la formazione del governo. Il capo dello stato ha candidamente confessato che le motivazioni sono da ricercare nel suo veto alla nomina del ministro dell’Economia Paolo Savona, ritenuto “pericoloso” perché avrebbe portato l’Italia fuori dall’Europa. Mattarella ha annunciato una sua iniziativa per le prossime ore.

Ma intanto i vertici del M5S, a quanto apprende l’Ansa, stanno ragionando sull’impeachment nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Nel Movimento si fa riferimento all’art. 90 della Costituzione secondo il quale “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri“.

Prima della notizia fatta trapelare dal Movimento 5 Stelle, era arrivata la nota di Giorgia Meloni, immediatamente successiva alla rinuncia di Giuseppe Conte all’incarico di formare il governo composto da esponenti della Lega e del Movimento 5 Stelle. «Si dice che il Presidente della Repubblica abbia messo il veto sulla nomina di Paolo Savona a Ministro dell’Economia (lo ha candidamente confessato, ndr), se questa notizia fosse confermata avrebbe dell’incredibile – ha detto la Meloni -. E se questo veto fosse confermato sarebbe drammaticamente evidente che il Presidente Mattarella è troppo influenzato dagli interessi delle nazioni straniere e dunque Fdi nel caso in cui questo veto impedisca la formazione del nuovo Governo chiederà al Parlamento la messa in stato d’accusa del Presidente per alto tradimento».

Se si considera che la Lega di Matteo Salvini si è rivolta nei confronti del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con gli stessi toni, sono ben tre le forze politiche che stanno cercando lo scontro aperto con le istituzioni e, in modo particolare, con il Quirinale. Considerando che la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica deve avere la maggioranza assoluta del Parlamento riunito in seduta comune, i numeri sarebbero vicini al raggiungimento dell’obiettivo. Siamo, dunque, in pieno scontro istituzionale.

DI MAIO: “INUTILE ANDARE A VOTARE: I GOVERNI LI DECIDONO LE AGENZIE DI RATING”

“Nessuno ministro che è stato critico sull’euro va bene. Questa allora non è una democrazia libera” ha detto Di Maio in diretta Facebook, in contemporanea al discorso di Mattarella: “Ho stimato Mattarella ma questa scelta è incomprensibile, noi ce l’abbiamo messa tutta, in quel contratto di governo c’era la rivisitazione di alcune regole europee ma non l’uscita dall’euro. Ci siamo messi intorno al tavolo per cambiare il paese, abolire la Fornero, l’immigrazione i problemi economici. Ma non ci è stato permesso. Eppure rappresentiamo due forze politiche che hanno vinto le elezioni. Tutt’ora queste due forze hanno la maggioranza in Parlamento. Ci è stato detto no. Il problema è che le agenzie di rating erano preoccupate per chi andava all’economia? Allora diciamolo chiaramente che è inutile andare a votare tanto i governi le decidono le agenzie di rating. Alla fine, anche se prendiamo l’80 percento, un modo per bloccare tutto questo lo si trova sempre. E non possiamo stare qui a dire di ritornare al voto”.

“Sono molto arrabbiato”, ha chiuso poi Di Maio, “Stiamo lavorando da decine di giorni, lavoriamo dalla mattina alla sera, ma la verità che stanno facendo di tutto per non mandare il M5s al governo. E io non posso accettare che il ministro dell’economia lo decidono le agenzie di rating. Noi ci saremo sempre. Ma con una consapevolezza differente”.