Gratteri e le lusinghe della politica

Il quadro in città per quel che riguarda la legalità e la Giustizia si fa sempre più desolante.

Si consolida ogni giorno di più la convinzione, nella gente onesta, che a Cosenza i malandrini di stato non pagheranno mai. Possono permettersi di fare tutto quello che vogliono senza paura di incorrere in sanzioni.

La situazione che si è venuta a creare negli uffici della DDA li ha resi ancora più sfrontati, minacciosi, biechi, sinistri, nonché intoccabili. Sanno che l’inchiesta su di loro è stata insabbiata, stoppata, ingarbugliata, e che presumibilmente non se ne farà più niente, nonostante i gravi reati accertati.

Chi ha ordito il tutto è riuscito nel proprio intento. Creando una spaccatura senza precedenti negli uffici più importanti della procura antimafia di Catanzaro tra PM che fino a ieri andavano d’amore e d’accordo. Colleghi che hanno sempre lavorato insieme e bene. Ma che da un po’ di tempo a questa parte si sono fronteggiati a suon di infamità e colpi bassi: fughe di notizie, accuse di complicità, insinuazioni di incompetenza.

L’oggetto del “contendere” va ricercato, secondo noi,  nella presenza dentro alle inchieste di uomini del PD che qualcuno vuole tenere fuori. E su questo, evidentemente, un accordo tra i PM non è stato possibile trovarlo, da qui la rottura.

E’ chiaro che questa diatriba tra PM (Luberto e Bruni tanto per non fare nomi) non è passata inosservata al nuovo procuratore capo Gratteri, il quale è stato già costretto quanto prima a prendere delle difficili determinazioni. Bisogna solo capire quali e in che direzione. C’è chi dice che il nuovo procuratore si sia avvicinato al PD con il quale condivide un percorso politico che potrebbe portarlo, come hanno fatto molti magistrati, ad una sua prossima candidatura a qualche carica importante.

Non dimentichiamoci che il dottor Gratteri è stato ad un passo dal diventare ministro se non fosse stato per il veto posto da Napolitano. Carica che il dottor Gratteri si era detto disponibile ad accettare. Infatti, dopo le indiscrezioni di Renzi sulla sua nomina, lui si era detto subito disponibile: “Sì, se avessi la libertà di realizzare le cose che ho in testa”.

Natale Barone insieme a Giorgio Napolitano
Natale Barone insieme a Giorgio Napolitano

Fosse stato per Renzi non ci sarebbero stati problemi, ma la destra berlusconiana si oppose con tutte le proprie forze a questa nomina, tramando sottobanco contro di lui, e trovando in Napolitano l’alleato perfetto. Che liquidò la questione con un laconico: “i magistrati in servizio non possono andare alla Giustizia“. Dunque, si può dire senza offendere nessuno che il dottor Gratteri non disdegni la politica. E che non è sordo alle “lusinghe” della stessa. Come da questa vicenda si evince. Che mette in luce anche un altro aspetto, la vicinanza politica del magistrato al PD. E ormai sapete tutti che PD significa anche Forza Italia, visto che Renzi e Berlusconi correranno insieme alle prossime politiche.

Ed è quindi verosimile che qualcuno del PD gli abbia chiesto di “sedare” l’inchiesta nei riguardi di esponenti del PD ma anche di Forza Italia come il sindaco mafioso di Cosenza coinvolti in affari di malavita, se non direttamente per vie traverse, come si usa fare da noi. Quello che penso io è che se mai una richiesta di questo tipo fosse stata fatta realmente al dottor Gratteri, la risposta non potrebbe che essere: PICCHE.

Ma c’è chi dice che non è così, che non è tutto oro quel luccica. E che in fondo potrebbe anche aver “aderito” a questa richiesta, perché di fatto sono inchieste che non nascono dalla sua “reggenza”, ma che hanno già una “vita propria”, e su cui lui non ha né responsabilità, né influenza, facendo un po’ il Pilato della situazione.

Siccome sono inchieste che hanno quasi due anni, spetterebbe al dottor Bombardieri determinarsi su questo, dato che conosce anche le virgole di queste indagini, e consigliare il nuovo procuratore su come muoversi. Ma pare che così non è.

bruni gratteriPerché Bruni (mandato a fare il procuratore capo a Paola) è stato sollevato dall’inchiesta per manifesta incapacità nel tenere riservate le sue inchieste che finiranno adesso nelle mani di chi può garantire queste coperture al PD.

Certo è che chi ha ordito il complotto alla fine ha preso due piccioni con una fava: la fuga di notizie (che ricordiamolo è un reato) sul parlamentare del PD affiliato alla mafia di Muto (don Magorno tanto per non fare nomi) potrebbe sembrare a prima vista a favore dell’inchiesta, visto che la talpa ci tiene a farci sapere che c’è immischiato anche il PD, ma in realtà è un classico “modus operandi” per “bruciare” l’inchiesta, allo stesso modo di come si fa in tempo di elezioni quando  all’inizio si fanno i nomi di possibili candidati solo ed esclusivamente per metterli fuori gioco.

Sembra di fatto un endorsement, ma in realtà serve solo a bruciare il candidato. E semmai si dovesse trovare qualche magistrato onesto che vuole andare fino in fondo all’inchiesta, alla fine il nome che verrà fuori sarà quello di qualcuno che lo stesso PD (malandrini di stato) ha reputato sacrificabile per “la causa”.

Magari è l’occasione che il malandrino di stato aspettava per mettere fuori gioco una corrente politica interna al PD che dà fastidio.  Un piano come sempre studiato anche nei particolari. Comunque vada, da questo quadro si allontana sempre più la possibilità che i cosentini possano, per tutto quello che hanno passato, avere Giustizia.

Ogni volta che si tenta  di intervenire sulla cupola mafiosa a Cosenza, per ripristinare la legalità perduta, succede sempre qualcosa che offusca, che complica la situazione e tutto finisce sempre in un niente di fatto. Comunque la si pensi, questo rimane un dato. E da oggi, i malandrini di stato, i corrotti, i mafiosi, gli infedeli, gli infami, potranno ritornare a dire che a Cosenza non esiste né la mafia, né la corruzione, né gli intrallazzi, frutto della fantasia di sballati e piddrizzuni, ma che esiste solo ed esclusivamente la buona politica al servizio del cittadino.

E prova ne è il fatto che siamo circondati da comuni mafiosi, visitati dalla DDA, e solo noi di Cosenza risultiamo onesti. Questo è quello che penso, e spero per questo di non essere di nuovo minacciato da chi si vanta di dire la verità e poi usa metodi mafiosi.

GdD