Gratteri, Magorno… e la fiducia (di Saverio Di Giorno)

GRATTERI, MAGORNO … E LA FIDUCIA 

di Saverio Di Giorno

Ho atteso che passasse l’euforia (?) delle elezioni sperando che qualcun altro, più competente o con più esperienze ne scrivesse, ma non è accaduto. Ho aspettato anche per essere sufficientemente lontano nel tempo e lucido per scriverne in maniera pacata.
Quando ho iniziato a scrivere sia qualche articolo e poi il libro (Teorema Cosenza) mi sono sorpreso di come diverse persone mi dessero fiducia denunciandomi e raccontandomi con carte vari episodi. Sicuramente molto merito non va a me, ma alla credibilità della redazione Iacchite’ – La Notizia che sconvolge con cui collaboro. Allora ha ragione Gratteri quando dice che i calabresi non sono omertosi, ma devono trovare un interlocutore fidato. Ecco perché quando sento dire queste cose da lui che ha avuto piazze e fiori, ma le dice vicino al senatore Magorno non posso che agitarmi.

Parlo dell’incontro avvenuto in una delle serate al festival del peperoncino a Diamante tra il sindaco e senatore di Italia Viva e il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Non è il primo incontro tra i due tra l’altro. Un procuratore che si è circondato di fiducia (meritata) e di aspettative molto alte non può dare questi segnali ambigui, ma questo non bisogna certo insegnarlo al procuratore che spesso ricorda l’importanza dei gesti, dei simboli, delle forme e dei riti.

Sarò più preciso: fin quando (noi cittadini) non sapremo con certezza chi è il parlamentare Pd che si vantava di essere mafioso e vicino al mondo delle cliniche private; fin quando non capiremo chi era l’omissis su quelle intercettazioni e che fine ha fatto quell’indagine (2016); fin quando le più recenti accuse apparse in video (e denunciate senza risposta a Catanzaro), non saranno chiarite, avrò il legittimo dubbio che Magorno sia una frequentazione sospetta.

Gratteri quei nomi deve esserseli trovati sulla scrivania al momento dell’insediamento e allora o non è Magorno e quindi si sente libero di dialogarci – ma a questo punto vogliamo sapere chi è e perché Magorno non ha mai preso le distanze da queste polemiche né il partito ha mai preteso un chiarimento – oppure non lo sa nemmeno Gratteri e dovrebbe essere più accorto. La terza possibilità è che sia effettivamente Magorno e Gratteri lo sappia, ma non la vorrei nemmeno prendere in considerazione perché altrimenti bisognerebbe mettere in fila i puntini e fare alcune domande a Gratteri.

D’altra parte è il procuratore più incensato, invitato e premiato d’Italia al momento e sono sicuro che ricordare che esista chi deve fare le pulci non lo metta in pericolo ulteriormente. Il dissenso è necessario in democrazia.
1. Ha forse pesato su questi silenzi l’amicizia o la stima di Renzi e di Salvini (che lo vedrebbero bene come ministro) nei suoi confronti? Non dimentichiamo che il senatore ha prima mollato Oliverio quando Gratteri lo ha indagato passando con Renzi e ora vota nelle commissioni con la Lega. Verso Oliverio si dirà che è stato usato un “chiaro pregiudizio accusatorio”.
2. Come giustifica altrimenti Gratteri l’indagine portata avanti dal suo fedelissimo Lardieri sulla procura di Castrovillari e su Facciolla (accuse quasi del tutto archiviate) proprio mentre Facciolla stava per chiudere un’indagine che ancora una volta ruotava attorno ai renziani?
3. Altri uomini dei servizi (Mancini) vicini sempre a Gratteri intervengono in questa vicenda come in altre. Ad esempio il procuratore potrebbe spiegare se le soffiate – stando ai pentiti – avute dagli stessi servizi quando lavorava a Reggio Calabria che hanno permesso di concludere eccellenti operazioni con cattura di latitanti e sequestro di esplosivi lo abbiano vincolato (per gratitudine se non altro) in qualche modo? Episodi che gli hanno spianato la sua (meritata) carriera, ma che hanno anche creato la falsa immagine di “attaccato” all’allora sindaco Scopelliti che poi farà carriera anche lui.

Ho troppa stima delle sue capacità per pensare che non si renda conto di questi lati oscuri. Tutte coincidenze, ma le coincidenze fanno emergere il legittimo dubbio che ci siano degli intoccabili. Degli interessi. Non sono astruse dietrologie o operazioni di pura delegittimazione, ma cose urgenti proprio perché come dice lui ci sono file di calabresi fuori il suo ufficio o in piazza che si fidano, c’è chi riempie pagine facebook di attestazioni di stima e crede nel suo lavoro e nelle sue promesse di primavera. E queste non sono persone che si possono permettere l’ennesima delusione. Non in Calabria. Non più. Non si aprirebbero più. E’ una questione di democrazia.
(Tutti gli episodi che per forza di cose ho brevemente citato sono ampiamente spiegati e documentati o in articoli apparsi su Iacchitè e fruibili mia firma o anche di Francesco Cirillo su Diamante o per chi volesse/potesse sul libro #TeoremaCosenza, e per altre vicende su altri testi come Gotha di Claudio Cordova, o Sanità Organizzata di Francesca Lagatta)-