I blitz non servono da soli se le comunità non si ribellano (di Saverio Di Giorno)

di Saverio Di Giorno

Stavo per fiondarmi nei faldoni dell’indagine di “Amici in Comune”. Centinaia di pagine, brogliacci, registrazioni. Volevo spiegare come e perché per alcuni è facile vincere appalti e avere successo imprenditoriale e altri, la maggior parte, sono costretti ad andare via per mettere a frutto le loro idee innovative. Volevo dire che questo è un problema sociale anche se non fosse un reato perché crea differenze. Volevo insomma raccontare una comunità profondamente diseguale. Poi è uscito il “Re Nudo”, Mario Russo. I giudici dicono che dal carcere può tornare ai domiciliari. E pubblicamente, nei commenti di solidarietà e giubilo, si legge una comunità (una parte si spera) complice. E mi sono chiesto che senso ha raccontare? Quello che vale per lui vale per Rende e il suo sindaco Manna, per Cosenza, per la Calabria e persino per Renzi.

Abbiamo visto in questi mesi, i media che ci hanno spiegato che il garantismo è aspettare la sentenza di ultimo grado e astenersi da qualsiasi giudizio o perfino commento prima. Ecco il garantismo non è questo: il garantismo è un concetto giuridico. Significa evitare di chiamare una persona “ladro”, “evasore” se non l’ha accertato la magistratura, ma questo non esclude le responsabilità politiche e civili di una persona. Se sei un amministratore e durante i tuoi anni la povertà della comunità cresce, mancano soldi ecc. anche se la magistratura non fosse in grado di dire (o non potesse per altri motivi) che li hai sottratti tu, resti corresponsabile politicamente perché eri tu a dover amministrare al meglio quei soldi, o quella comunità su mandato dei cittadini.

Mario Russo

In Re Nudo vi erano intercettazioni nelle quali Russo diceva che il voto di opinione non esiste, che anche Aieta (il politico), se prendeva voti a Scalea lo doveva a lui. Non ci solo i limiti per il voto di scambio? Si vedrà. Ma resta una concezione della politica e dei suoi elettori abominevole. Resta l’idea di un territorio considerato come proprietà privata, di persone che stanno ai suoi comandi e ai suoi ordini senza saper valutare autonomamente! Come può essere accettabile tutto questo? Soprattutto: quelle persone che lui considerava alla sua mercè sono le stesse che ora esultano?

Sia ben chiaro: a me non frega nulla che Russo sia in carcere o meno. Nemmeno che sia ai domiciliari. Per me potrebbe starsene in giro normalmente. Non è un killer pericoloso. È sicuramente un amministratore incapace, poi si vedrà se altro …  A me interessa che la comunità venga risarcita dei soldi che gli sono stati levati durante gli anni della sua amministrazione (che siano i 13 milioni o altri) per complicità o incapacità tocca ai tribunali dirlo. A me interesserebbe che alla comunità e i suoi giovani vengano restituite le opportunità di crescita sacrificate in nome di progetti sbagliati ed evidentemente fallimentari. Mi interesserebbe riavere l’ambiente, le bellezze naturali. Infine mi piacerebbe che fosse lontano dalla politica, ma per scelta politica non giuridica. A proposito della concezione, una volta mi disse: “chi ti dice di scrivere quello che scrivi?”. Ecco, come se uno non avesse capacità di analisi e critica proprie.

Questa è la dimostrazione che le operazioni non servono da sole. Senza uno scatto culturale, anzi possono dare un messaggio opposto. Io non credo che la magistratura calabrese sia marcia a tal punto da smontare e far fallire tutte le indagini. Non lo credo proprio perché ne ho scritto: ho letto i verbali in cui si racconta dei favori a Spagnuolo o di intercettazioni insabbiate da Luberto. Fossero anche venti o trenta sarebbero comunque il 15% dei magistrati operanti in Calabria: possono rallentare, inquinare, ma non far morire tutto. Se le indagini sono costruite bene e con il tempo e non con impazienza non ci sono cavilli che reggono.

Dico, però, che non servono perché raccontare di connivenze, complicità e il resto delle cose è solo un modo per parlare del vero problema di questo paese: la quasi impossibilità di crescere ed emergere, almeno velocemente, senza le “spalle coperte”. Sarebbe stato possibile per Renzi fare una carriera lampo senza un retroterra inserito nella Toscana di consigli di amministrazione, banche, amici nelle procure e chissà dove altro? Non credo. È una questione sociale e vale per lui quanto per la nostra comunità. Allora perché le nostre comunità non insorgono prima e autonomamente dalla magistratura. Perché a Scalea si festeggia e si auspica un ritorno attivo nella società di Russo? Perché a Rende non chiedono nelle piazze a gran voce le dimissioni Manna?

Per garantismo? No. Scuse. Per paura? Nemmeno, forse una volta. È solo per comodità per una parte e bisogno dall’altra. Una comunità anziana, abituata a chiedere, in parte sistemata. Gli altri, i figli più giovani costretti ad andare via che schifano tutto questo sono pochi e spesso lontani o con nessun interesse ad impegnarsi in una terra che non legge, dimentica, fa finta di non capire. Non siete voi a cacciare le risorse migliori, sono loro che prendono le distanze da voi.