Il blitz di Gratteri: senza concorrenza tutto il potere (occulto) agli Occhiuto

Se l’intervento della Dda di Catanzaro sul malaffare massomafioso a Cosenza e dintorni, dovesse limitarsi al blitz del primo settembre – considerando esaustiva l’operazione di repressione del crimine nell’area metropolitana di Cosenza –  tutto il lavoro fin qui svolto dagli investigatori suonerebbe come un “romanzo scritto a metà”. La sensazione, dopo aver letto le quasi 6000 pagine scritte dagli investigatori sul sistema massomafioso che governa la città unica di Cosenza/Rende, è quella di aver iniziato un avvincente romanzo giallo, che divori, in costante tensione emotiva, con la smania di arrivare all’ultima pagina e scoprire finalmente il nome dell’assassino. E quando sei finalmente giunto all’epilogo e a poche pagine dallo scoprire l’identità dell’assassino, ti accorgi che al libro mancano le ultime pagine. Non saprai il nome dell’assassino. Una sensazione orribile. E l’unica cosa a cui aggrapparsi resta la speranza nella pubblicazione di un secondo capitolo del romanzo. Ecco, è così che devono sentirsi i cosentini che hanno “commentato” il blitz di Gratteri: tutti dicono che al romanzo criminale cosentino, manca il nome dell’assassino. O se preferite manca la testa del serpente.

Se le cose dovessero restare così, la critica di chi sostiene che il blitz ha solo tolto di mezzo una paranza, favorendone un’altra, sarebbe più che giustificata. Se gli investigatori non dovessero mai approfondire i tanti omissis, e i tanti “tagli” presenti nel loro romanzo, sarebbe giusto pensare a grosse lacune letterarie (a voler essere buoni, nessuno scrive un romanzo a metà senza un finale), o a volute dimenticanze che possono avere una duplice lettura: esigenze investigative o contingenze politiche. Se per gli scrittori della Dda la parola fine al romanzo criminale di Cosenza/Rende è già stata scritta, la tesi di chi sostiene che è stata toccata solo una componente secondaria della potente cupola cosentina lasciando intatto l’architrave che regge il malaffare in città, perché intoccabile, sarebbe più che argomentata. E infatti, se le cose dovessero restare così, magari per motivi che vanno oltre l’impegno e l’onestà degli investigatori (Falcone e Borsellino docet), a trarne vantaggio sarebbero i soliti marpioni che da decenni continuano a farla franca. Tutti citati nel romanzo criminale cosentino, ma senza nessuna, all’oggi, conseguenza giudiziaria.

Se le cose dovessero restare così sarebbe il consolidamento del potere occulto della famiglia Occhiuto. L’investitura ufficiosa a re delle paranze. L’unico punto di riferimento per massoni, faccendieri, prenditori, e truffatori seriali. Sono i due fratelli che governano in tutti i sensi la Calabria. Grazie al blitz di Gratteri, oggi, non devono neanche preoccuparsi della concorrenza. Hanno mano libera su tutto. Uno governatore e l’altro senatore, con un governo nazionale loro favorevole. Il massimo delle referenze da spendere in tutti i salotti massomafiosi che contano. Tutti gli intrallazzi che contano devono passare da loro. E c’è chi dice che i tanti marpioni rimasti senza intrallazzi dopo il blitz di Gratteri, sono già passati al loro servizio. Persino chi fino a qualche mese fa li attaccava pesantemente.

Se le cose dovessero restare così… ma non resteranno così, perché è difficile pensare a degli autori così inadeguati e manchevoli di rispetto verso i lettori. Non si può lasciare un romanzo a metà; e anche se dovessero trovarsi per chissà quale recondita ragione di fronte al famigerato blocco dello scrittore, l’imperativo morale, etico e deontologico, qualità presenti negli autori, resta quello di scrivere, prima o poi, per davvero la parola fine a questo travagliato romanzo. E così sarà. Meglio prima che poi. Se si può.