Il #casting Occhiuto è chiuso tra nani, ballerine e tutto e il contrario di tutto

Per questa edizione, il ‪#‎casting‬ è chiuso. Riprovate tra un paio d’anni.

La battuta più bella è uscita a Bianca Rende, neoconsigliera comunale del PD, che, commentando la nuova giunta di Mario Occhiuto, non ha potuto fare a meno di pensare ad un casting. Sì, una specie di “Grande Fratello” o “L’Isola dei Famosi”. I personaggi quelli sono.

A partire da Vittorio Sgarbi, che con i media ha un rapporto quasi “carnale” e che è stato messo lì proprio per questo. Per continuare con Padre Fedele, che non ha la dialettica di Sgarbi, ma che quanto a mania di protagonismo non scherza nemmeno, pur con tutti i guai che ha passato.

Giunta-ok-735x400 Ma Vittorio e Fedele non sono soli, perché il sindaco più cazzaro d’Italia ha ancora altre frecce nell’arco del suo casting: Rosaria Succurro, per esempio, che è certamente la donna più attraente tra quelle che Occhiuto ha chiamato e che ha fan sparsi per tutto il territorio. Non solo cosentino ma… italiano. Sarebbe perfetta sia per il “Grande Fratello” che per “L’Isola dei famosi”. A patto che ci sia anche quello che compare dietro di lei nella foto, sia chiaro. Della serie: sei bella ma non hai cervello e al tuo posto ragionano gli altri.

rosaria in tvAl suo fianco, in un ideale ballo delle coppie, la Succurro avrà la Loredana Pastore, che non si capisce bene come abbia fatto a prendere tutti quei voti, ma che certamente non sfigura al confronto (estetico, per carità) con la Rosaria… nazionale.

E che dire di Jole Santelli? In un primo tempo avevano pensato di incoronare la sua pupilla Silvia Lanzafame ma poi, visti i chiari di luna, hanno deciso di investire proprio lei del ruolo di vicesindaco, a scanso di equivoci, di candidature di scambio e tutto il resto.

Jole Santelli
Jole Santelli

Jole, a proposito di casting, dovrà un tantino migliorare. Magari aggiornarsi sul significato dell’Isis, cercare di sganciarsi dalle frequentazioni “previtiane”, “periane” e “berlusconiane” e, perché no, specializzarsi in qualche attività che possa sorprendere tutti. Che so? Suonare uno strumento, imparare a cantare. Le doti non le mancano. E poi sarà perfetta anche lei per i due reality.

Sulla nomina di Matilde Lanzino, la mamma della povera Roberta, la studentessa barbaramente uccisa nel 1988 e il cui delitto è rimasto impunito, dobbiamo per forza sviluppare un discorso che ha a che fare con l’ambiguità di Occhiuto.

Ci chiediamo come sia possibile in una città che ragiona con il cervello avere come assessore Padre Fedele Bisceglia (perseguitato, oggetto di vessazione evidente da parte di gente che veste indegnamente gli abiti dello stato e innocente per proclama della Suprema Corte di Cassazione), e dall’altra parte un assessore come la Lanzino che si costituisce parte civile, come dimostra il caso Bisceglia, non per avere giustizia, ma per confonderla.

Ci chiediamo, sul profilo della Garanzia dei Diritti Umani, quale sia l’opportunità che si offre ai cosentini con questa nomina. Per quanto riguarda la parità di genere e la lotta contro la violenza alle donne, con tutto il rispetto per la signora Lanzino, ci sono persone più autorevoli che non hanno mai commesso errori gravissimi come quello di accanirsi contro un innocente. Che per assurdo sarà suo “collega” in giunta. Insomma, cose da… Occhiuto. 

Passando al profilo strettamente politico, Luciano Vigna rappresenta la continuità e il mantenimento del rapporto col “camerata” Orsomarso, Carmine Vizza una sorta di trait d’union con gentaglia come Maximiliano Granata e, dulcis in fundo, Francesco Caruso rappresenta il tema del tradimento. Molto caro ad Occhiuto, naturalmente. Diciamo per vocazione.

Il signor Caruso a Giacometto Mancini gliene ha fatte di tutti i colori e la moneta di scambio non poteva essere che la nomina di assessore.

Così potrà riscuotere i trenta denari... che avanza e cambiare nome in Francesco Caruso Iscariota. Roba che la Fresca, a confronto, è un simbolo di fedeltà.

A più tardi per un bel ragionamento sugli assessori “trombati”.

Per il momento, povera Cosenza nostra.