Il poeta del fare

IL POETA DEL FARE | di Giacomo Mancini

Franco Dionesalvi non c’è più. Se ne è andato a Milano a causa di un male incurabile. Aveva 66 anni. Ed era un poeta.

Lo conobbi ormai tanto tempo fa in un luogo e in una funzione che normalmente non si attaglia ad un poeta: il municipio di Cosenza.
Quel gran visionario di mio nonno lo volle al suo fianco come assessore alla cultura.
“Mi piacciono molto le diavolerie di Dionesalvi” ripeteva spesso con quel suo sorriso dolce e sornione il Sindaco.

In quegli anni straordinari che segnarono una incredibile rinascita di tutta la città, Franco comprese fin da subito che attraverso la sua persona, Giacomo Mancini voleva chiamare al comune quell’associazionismo che un ruolo importante ha esercitato in città contro il degrado, il riflusso il qualunquismo.

Franco seppe dimostrare che anche un poeta può incidere nelle scelte concrete di governo della città. Ad iniziare dal Teatro Rendano. Quando Mancini si insediò era chiuso a causa di interminabili lavori, con i manifesti di glorie passate che penzolavano alle pareti come ricordi nostalgici. E anche grazie al lavoro ricco di passione di Franco il teatro ritornò a nuova vita, con la lirica, con la prosa e con un cartellone che andava a setacciare percorsi di frontiera senza i quali il teatro non può esistere.

E oltre al Rendano, la Casa delle Culture (era un edificio abbandonato da decenni, diventato una discarica abusiva) Con i suoi quattro piani (uno dedicato alla Parola, uno al Suono, uno all’Immagine, e uno all’Informatica) con le sue sale aperte alla creatività di tutti. La Festa delle Invasioni, che proiettava la storia di Cosenza nel presente e nel futuro. E ancora il Capodanno in piazza (che straordinaria rivoluzione aspettare il nuovo anno – il nuovo millennio, ballando sotto al comune sulle note delle canzoni di Franco Battiato). Cuccurucccucu paloma.
E poi San Giuseppe Rock, le Estati in città, l’apertura di diversi musei. E l’elenco potrebbe continuare a lungo.

Ma non occorre perché il lascito di quegli anni straordinari, non fu materiale, ma fu quello di far sentire la stragrande maggioranza dei cosentini tutti protagonisti di un riscatto, di una rinascita della nostra città, tutti orgogliosi di quello che insieme si stava facendo.
In questo momento estremamente triste (mi stringo affettuosamente ai suoi cari ad iniziare da suo fratello Claudio) mi torna in mente il suo sorriso dolce, la sua espressione buona, il suo fare delicato. E la sua straordinaria ironia, di cui tante volte mi ha voluto mettere a parte, suggerendomi invettive, nomignoli, prese in giro che ho utilizzato negli scontri elettorali.
E però rimane l’amarezza per il trattamento che la sua amata Cosenza gli ha riservato negli ultimi anni.
Mi auguro che adesso la sua città, sappia onorarlo e ricordarlo per come merita.
Ciao Franco, che la terra ti sia lieve.