Cosenza. Il Sindaco che… avrei voluto (di Battista Sangineto)

FOTO DI FABRIZIO LIUZZI

Questa riflessione del professore Battista Sangineto è datata 27 agosto 2021. Esattamente due anni fa, alla vigilia delle elezioni comunali di Cosenza del 3-4 ottobre 2021. A quasi due anni di distanza, com’è facile constatare, l’attuale Sindaco ha fatto solo una cosa delle tante che chiedeva Sangineto. E il consuntivo già adesso si può definire fallimentare. 

di Battista Sangineto

La questione principale, materiale e immateriale, dell’area urbana cosentina è la perdita di centralità del Centro storico di Cosenza. Senza il Centro storico, o con la sua attuale marginalità, la città è acefala, priva dell’indispensabile centro propulsore di senso e di memoria collettiva della comunità che la abita.

La nostra città è un luogo sempre più popolato da individui smemorati che non abitano più nel loro Centro storico, che non restaurano le loro antiche case, ma preferiscono costruirne di nuove e che, quindi, non sono più educati alla quotidiana frequentazione con la bellezza delle forme, con l’eleganza dell’architettura, con l’armonia degli spazi che si sono depositati, sul paesaggio urbano, nel corso dei secoli.  Il centro storico con il suo paesaggio contermine -tutelati dall’art. 9 della Costituzione e nello specifico cosentino da un vincolo paesaggistico emanato il 14 agosto 1969 e allargato il 31 luglio 1992- sono beni pubblici che non possono essere svenduti facendo inghiottire dal cemento dei privati le colline, le rive dei fiumi, gli ultimi lembi di pianura ancora liberi; il territorio non può essere privatizzato e trasformato in una periferia anonima e spaesante di una città senza centro.

Lo spazio e, quindi, il paesaggio sono la sola dimensione capace di permanere, perché i luoghi, per millenni, sono cambiati più lentamente degli individui e delle società che li hanno abitati. La stabilità dei luoghi, in altre parole, garantisce alle società un senso di perpetuità in grado di conservare l’identità, il senso di cittadinanza. Con la scomparsa sempre più tumultuosa del paesaggio si scardina un fondamentale nesso psicologico di identità che ha fatto, e farà, ammalare gli italiani e, in particolar modo, i cosentini di quel disturbo che Ernesto De Martino chiamava “angoscia territoriale” che altro non è che il disagio, la vertigine, l’angoscia, appunto, di chi è sottratto ai propri punti di riferimento indigeni o, peggio, di intimo rifiuto estetico di questi ultimi.

Il Sindaco che vorrei avrà la responsabilità di costruire non solo le strutture e le infrastrutture materiali per rendere efficiente la città, ma avrà, soprattutto, la responsabilità di ricostruire le strutture e le infrastrutture immateriali di quella identità individuale e collettiva che manca, consapevole che essa è frutto della storia, remota e recente, di una comunità. Perché è con questo tipo di atti e di indirizzi della pubblica amministrazione che si formano i cittadini e si crea il senso di appartenenza ad un consesso civile.

Il Sindaco che vorrei è quello che si impegnerà a non far costruire più un solo metro cubo di cemento armato sul territorio della città, un Sindaco che vorrà recuperare e ristrutturare tutti gli edifici già esistenti a partire dalle case e dai palazzi del Centro storico e di tutte le periferie cittadine e che avrà nel suo programma la piantumazione del maggior numero di piante e di alberi sul suolo comunale e, anche, su quello privato.

La proposta che il Sindaco che vorrei adotterebbe è destinata a porre un rimedio definitivo all’eclissi del centro storico, una proposta molto forte, ma che non ha alternative se davvero si vuole far rivivere quel luogo, quei luoghi: il blocco totale, per almeno una generazione, dell’edilizia residenziale e commerciale a Cosenza. Si costruirà ancora per quella parte che è già approvata con atti vincolanti, ma con il pieno rigoroso rispetto delle regole edilizie che saranno garantite e sorvegliate da tutti gli organi comunali e sovracomunali. Non si daranno più licenze edilizie e non si costruirà più tenuto conto del fatto che la città ha meno di 67.000 abitanti e i vani già costruiti sono sufficienti per più di 160.000. A chi, o a cosa, servirebbero altri edifici, altri palazzi, altro cemento?  Bisogna fermare il forsennato e dissennato consumo del suolo a scopo di profitto.

Il Sindaco che vorrei dovrebbe fare in modo che Cosenza sia una città a “crescita edilizia zero”.

Gli imprenditori, ci rendiamo conto che l’edilizia è praticamente l’unica industria di un qualche rilievo in questa regione, dovranno in tal modo necessariamente riconvertirsi alla ristrutturazione e alla riqualificazione dell’esistente, con enorme giovamento sia del Centro storico e delle periferie degradate, sia delle imprese medesime che saranno incentivate in questa direzione. Il Sindaco che vorrei prenderà, infatti, una serie di misure, in accordo con le leggi e con il Pnrr e di concerto con gli ordini professionali interessati e le associazioni di categoria, che incentiveranno generosamente tale riconversione produttiva.

Tutte le aree cittadine non ancora edificate saranno dichiarate inedificabili e, ove possibile, acquisite all’uso pubblico: l’area delle Casermette sarà destinata all’impianto di un grande parco alberato pubblico e attrezzato per lo svolgimento di attività sportive di squadra e individuali. Le aree ad est del Viale Parco e quella di Gergeri saranno il naturale e imponente completamento del parco fluviale mai iniziato, piantumato con essenze compatibili, attraversato da sentieri ciclabili e attrezzato per l’espletamento di attività sportive, mentre dovrebbero rimanere a uso agricolo tutte le aree collinari di Donnici a sud e quelle di Muoio ad ovest della città.

Prima di ogni altra cosa, però, il Sindaco che vorrei dovrà porre rimedio ai disastri fatti da questi ultimi dieci anni di sindacatura di Occhiuto, provvedendo a:

1)Ricostruzione del Centro storico anche mediante l’acquisizione di tutti gli edifici privati in vendita e riqualificazione radicale e adeguata di tutte le periferie cittadine con i finanziamenti del Pnrr (ancora neanche progettati sia dalla Regione di Spirlì sia dalla città di Cosenza di Occhiuto!)

2)Riapertura di Viale Mancini al traffico privato e, soprattutto, a quello pubblico

3)Riapertura della ridicola strozzatura di Via Roma e ripristino di tutti i sensi di marcia precedenti al labirinto attuale, accompagnato dall’abolizione dell’attuale Ztl

4)Rifacimento di Piazza Fera con vero concorso internazionale che la trasformi, perlomeno, in uno spazio vivibile e alberato, un polmone verde al centro della città

4)Abbattimento di quel che rimane dell’ex Hotel Jolly e destinazione di quell’area ad un giardino pubblico piantumato con essenze che favoriscano la sosta e la nidificazione di uccelli dei greti fluviali

5)Trasformazione di Piazza Riforma in spazio pubblico alberato e ripristino di una viabilità compatibile

6)Abolizione della raccolta della spazzatura porta a porta, ripristino dei cassonetti differenziati che saranno gradualmente sostituiti, ovunque sia possibile, da contenitori interrati

7)Programmazione del rifacimento ex novo del sistema idrico cittadino grazie ai finanziamenti del Pnrr (anche questi ancora da progettare)

8)Esperire la possibilità del ripristino totale o parziale del vecchio rilevato ferroviario e delle relative stazioni per il loro utilizzo ai fini di trasporto pubblico cittadino su rotaia, sempre con i finanziamenti del Pnrr (ovviamente anche questi ancora da progettare)

9)Rimettere al primo posto, secondo l’antichissima tradizione cosentina, le attività culturali distrutte in questo ultimo decennio: la Biblioteca civica dovrà tornare ad essere, come dice l’aggettivo, di proprietà della città; il Teatro Rendano dovrà avere una vera stagione lirica e di prosa organizzata dal Comune e non dato in gestione ad un privato così come il Teatro Italia-Tieri; la Casa della Musica dovrà di nuovo ospitare concerti e ne dovrà essere incentivata la programmazione; il Castello dovrà, dopo un restauro dell’orrendo restauro fatto da questa Amministrazione, tornare ad essere un monumento e non una ‘location’ per cerimonie e feste private o eventi inappropriati; rilancio della Festa di Invasioni; l’Amministrazione cosentina dovrà diventare il centro propulsore di una rete di tutte le attività culturali, pubbliche e private, dell’area urbana cosentina

Il Sindaco che vorrei avrà, dunque, il gravosissimo compito della ricostruzione materiale e immateriale della città e del senso di cittadinanza che dovrà far risorgere dalle macerie fisiche e morali lasciateci da questo ultimo deturpante, arrogante e incolto decennio amministrativo.