Ma la corruzione a Cosenza è un’invenzione di Iacchite’?

Se per i deputati, i senatori, i consiglieri regionali e comunali, eletti a Cosenza, la sistematica corruzione che giornalmente si vive in ogni settore della pubblica amministrazione è cosa normale, e non c’è niente di cui scandalizzarsi, vuol dire che non c’è nessuna speranza per questa città. Perchè è così che deve continuare a funzionare.

Se per i rivoluzionari della domenica e i compagni di merende il problema in città è l’uso da parte nostra del turpiloquio, e non le continue e reiterate ruberie alle casse comunali, vuol dire che non c’è nessuna voglia reale di cambiare.

Se per la società civile, gli intellettuali, i magistrati, i poliziotti, il problema sono gli aggettivi di Iacchite’, capite tutti che ogni scusa è buona pur di coprire traffici ed intrallazzi e soprattutto per non esporsi.

Dunque, il problema per queste poche categorie, non sono, ad esempio, i 750.000 euro spesi per somme urgenze al Tribunale di Cosenza, con lavori affidati sempre alla stessa ditta, per cambi di tende e lampadine, oppure i 50mila euro rubati da Cirò, o la presenza della ‘ndrangheta nelle grandi opere, ma come apostrofiamo la dottoressa Manzini: pettinatrice di bambole.

Perché pare che questa storia della corruzione a Cosenza, per questi 4 gatti, sia una totale invenzione di Iacchite’. Così come la “comunanza” tra politica, magistratura, e malavita. Se è così che la pensate, quello che non capisco è: perché non prendete carte e penna e lo scrivete chiaro? Piuttosto che arzigogolare sui nostri aggettivi?

Ditelo chiaro: Cosenza è un’isola felice dove tutto quello che racconta Iacchite’ non esiste. E’ tutto falso e meritiamo di finire in galera come diffamatori. Lo dico da tempo questo, ma in redazione questa lettera non arriva mai. Alla chiarezza si preferisce il pettegolezzo. E questo vi fa capire che non c’è nessuna voglia di affrontare il problema legalità in città, che invece c’è ed esiste.

Per questi quattro piddrizzuni che si attaccano ai nostri aggettivi, solo per difendere i loro interessi, tutto deve ritornare come prima: non si può cancellare con un colpo di spugna un sistema clientelare/mafioso, oramai istituzionalizzato a Cosenza. Perché da noi è cosa normale assumere il nipote del procuratore e le mogli dei politici nella pubblica amministrazione a discapito degli altri, è cosa normale affidare milioni di euro per lavori urgenti direttamente sempre alle stesse ditte, senza che questi vengano, nella maggior parte dei casi, eseguiti, è cosa normale affidare incarichi agli amici degli amici. Solo per dirne alcune.

Noi i nostri difetti non li nascondiamo ed è vero che alcune volte esageriamo nel dare addosso a vecchi marpioni della politica locale, ma è anche vero che nessuno di questi quattro mascalzoni che ci criticano si scandalizza quando spariscono i soldi per i poveri, o quando i soldi destinati ai ragazzi che hanno lavorato per “Garanzia giovani” finiscono ad escort e sciampagna.

La domanda è: perché questi quattro che criticano i nostri articoli per via del turpiloquio non parlano mai delle ruberie?

Avete mai letto una nota di Occhiuto, di Enza Bruno Bossio, di Spagnuolo, di Santelli, di Magorno, di Guglielmelli, di Orsomarso, di Giudiceandrea, di Veltri, in cui si stigmatizzano tali immorali condotte? Mai. E mai la leggerete.

E’ questo il punto, non le parolacce. La questione è che nessuno di questi vuole che si racconti quello che non si deve sapere: un conto è dirlo nel bar che i politici rubano, un altro è scriverlo su un giornale che è letto da tutta la città e provincia. E questo per la combriccola è inaccettabile, perché le chiacchiere volano, mentre gli scritti rimangono.

Mi viene da chiedervi: secondo voi come si fa ad uscire da questa situazione? Con una canzone, una commedia, un volantino, un convegno, un’assemblea? Sempre che si convenga che la corruzione a Cosenza c’è, è viva, e lotta insieme a noi.

Comunque la pensiate arriverà, prima o poi, per tutti, compreso per noi, il giorno della verità, e allora scopriremo chi diceva il vero e chi il falso, ma soprattutto scopriremo che la “rivoluzione” e il cambiamento, non sono un pranzo di gala, e che qualche maliparola, in fin dei conti, in tutto questo squallore ci sta più che bene.

GdD