La cura omeopatica della destra che diventa “sinistra” (di Marco Travaglio)

(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – L’ultima trovata del cosiddetto centrosinistra è geniale: battere le destre con le destre. Cioè con l’omeopatia: scippare alle destre parlamentari e ministri, dargli una passata nell’autolavaggio Azione, candidarli nell’ammucchiata Democratici-Progressisti guidata dal democristiano con gli occhi di tigre. E naturalmente sperare che gli elettori di destra ci caschino, seguendo gli esponenti di destra nel centrosinistra, che potrà governare con esponenti di destra. Ove mai non accadesse, il risultato sarebbe ancor più strepitoso: la destra al governo con nuovi esponenti di destra e il centrosinistra all’opposizione con vecchi esponenti di destra che passeranno il tempo a domandarsi che ci fanno all’opposizione quando, essendo di destra, potrebbero stare nel governo di destra e ovviamente non faranno alcun’opposizione perché sono di destra. Non parliamo di idee perché, nel mutuo teatrino del voto utile (“Votate per noi, sennò vince il babau fascista/comunista”), meno ne hai e meglio è.

Brunetta ha trascorso 30 anni a insultare e combattere chiunque non fosse di destra: lavoratori, sindacalisti, pm, eletti ed elettori sgraditi a B.. Ora passa al centrosinistra con la stessa fulminea disinvoltura con cui si cambia i calzini (non deve neanche piegarsi). E nessuno gli chiede almeno di scusarsi, ammettere di avere sbagliato, spiegare perché ha cambiato idea (se l’ha cambiata).

La Gelmini ha trascorso 30 anni a beatificare il suo capo pregiudicato, ad attaccare i magistrati che lo processavano e i giornalisti che lo criticavano, a sparare minchiate cosmiche (la celebre “costruzione del tunnel tra il Cern e i laboratori del Gran Sasso”), a farsi consigliare dal piduista-piquattrista-pregiudicato Bisignani e a devastare la scuola con la schiforma che cancellò 100mila insegnanti e tagliò 8,4 miliardi in tre anni. Contro la Gelmini il centrosinistra che ora la candida scese in piazza decine di volte. Ieri è entrata nella premiata lavanderia Calenda e il titolare, anziché nasconderla nella speranza che non la notasse nessuno, l’ha strombazzata con tamburi, grancasse e l’aria di chi ha scoperto la nuova Golda Meir o Indira Gandhi rediviva. Tanto sapeva che nessun giornalista avrebbe disturbato con qualche domanda a lui sulla famosa competenza dei suoi candidati, a lei sulla sua schiforma e il tunnel, a Letta sulle sue amnesie dolose.

Rep, per dire, dedica a “Calenda, l’uomo mercato corteggiato da tutti” una pagina di soffietto, con tanto di ingrandimenti dei tatuaggi: “La A di Azione presa dagli Avengers, lo squalo e SPQR” (mecojoni). E avvincenti note autobiografiche su Carletto ragazzo padre che “a 16 anni fece una figlia” e rivela: “Le cambiavo i pannolini e la allattavo”. Che tenero: così giovane, e aveva già le tette.