Lamezia, appalto mense scolastiche: tutti i rapporti “pericolosi” tra Cardamone Group e Scamar

Lamezia Terme è da tempo nel caos più assoluto. Ma non per le questioni – per quanto gravi – legate al Covid, quanto per quelle che riguardano la gestione amministrativa della città. Tutti sanno che il Comune è stato nuovamente sciolto per infiltrazioni mafiose ma tutti sanno che ha vinto ancora lo stesso sindaco in carica al momento della decisione ovvero Paolo Mascaro, che attualmente però è stato temporaneamente defenestrato perché in 4 sezioni sono stati accertati brogli e si dovrà tornare a votare con conseguente ritorno dei commissari… Sembra un rompicapo ma purtroppo è solo la fredda cronaca degli ultimi eventi. E va da se che a tutti questi casini amministrativi sono strettamente legati anche quelli relativi alle gare e agli appalti. Per esempio, quelli delle mense scolastiche. E anche in questo caso ci addentriamo in un vero e proprio ginepraio, con protagonisti tutt’altro che limpidi.

Il deus ex machina delle mense scolastiche a Lamezia è la famigerata Cardamone Group, dell’imprenditore Renzo Cardamone, che ha avuto una sorta di regime di monopolio nella città della Piana fino al maggio 2017 quando è incappata in una rovinosa interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Cosenza. E così l’appalto triennale per il servizio mensa nelle scuole lametine dell’Infanzia, Primarie, secondarie di 1° grado, e del servizio di fornitura pasti agli anziani a domicilio, affidato alla Cardamone Group srl è andato in fumo.

Come da regolamento, di conseguenza, attivando lo scorrimento della graduatoria, all’epoca fu stabilita l’aggiudicazione dell’appalto in favore dell’Ati formata da SIARC S.p.a. – CO.SE.C. C.O.T. fino allo scorso mese di novembre, quando si è svolta la nuova gara, che è stata vinta dalla Scamar Srl di Mario Vescio. Un’aggiudicazione molto chiacchierata per tutta una serie di motivazioni legate alla chiarissima continuità della Scamar con la Cardamone Group. Un legame più che mai confermato soprattutto da una circostanza lampante: Mario Vescio è sempre stato un collaboratore strettissimo della Cardamone, della quale la Scamar tra l’altro è lo “storico” centro di cottura. E come se non bastasse, anche la Scamar è stata colpita da una interdittiva antimafia nel maggio del 2018 poi magicamente revocata qualche mese dopo, a settembre. Quanto basta non solo per essere sospettosi ma per gridare proprio alla scandalo, vista la “caratura” dei protagonisti di questa storia.

La Cardamone, che ha sede legale a Celico (Cosenza) e occupa 350 addetti, incappa, dunque, nella disavventura dell’interdittiva antimafia della Prefettura di Cosenza, la quale specifica che, in capo alla ditta Cardamone Group Srl, emergerebbe un quadro indiziario complessivo che renderebbe attendibile l’esistenza di idonei e specifici elementi obiettivamente sintomatici di concrete connessioni con la criminalità organizzata, tali da condizionare le scelte dell’impresa in oggetto… Cardamone non ha appalti solo a Lamezia ma anche a Cortona, in Toscana, a Lacco Ameno, in Campania, e a Cosenza, dove ha vinto l’appalto all’ospedale dell’Annunziata oltre che nelle scuole cittadine.

L’allora prefetto di Cosenza Giancarlo Tomao ha appurato che nella ristorazione dell’ospedale (ma anche in quella delle scuole cittadine) comanda un clan della criminalità organizzata che non viene specificato e ha così messo fuori gioco dai rapporti con la pubblica amministrazione il gruppo Cardamone di Celico, probabile braccio imprenditoriale della malavita. Avallato in tutto e per tutto da chi gli fa vincere appalti non solo all’ospedale (sappiamo tutti che tutta la politica va d’amore e d’accordo con i clan) ma addirittura nelle scuole della città. Dal maggio 2016, data a decorrere dalla quale la Cardamone Group (in ATI con La Cascina), è subentrata nella gestione delle cucine dell’ospedale, a comandare – secondo la Prefettura di Cosenza – sono ben determinati soggetti riconducibili a famiglie mafiose. Quanto al legame con La Cascina, tutti sanno benissimo che su questa azienda si sono accesi i riflettori di alcune procure (basta ricordare l’inchiesta Mafia Capitale) ma evidentemente non era servito per cacciare questa gente dagli appalti della città di Cosenza, almeno fino all’intervento della Prefettura bruzia.

Passando invece alle questioni lametine, si è appreso che c’era anche un ex assessore della giunta Mascaro tra coloro che offrivano la loro consulenza professionale alla Cardamone Group Srl, la società destinataria dell’interdittiva antimafia mentre gestiva anche il servizio di mensa scolastica per il Comune di Lamezia Terme. La commissione d’accesso antimafia – che poi avrebbe decretato lo scioglimento del Comune – nel suo approfondito studio della vicenda parlava di dipendenti della società «palesemente controindicati poiché legati ad ambienti di criminalità organizzata» ed evidenziava la presenza tra i consulenti di un assessore della giunta nei cui confronti affermava: «Non può non essersi accorto di tali personaggi, essendo lui stesso un lametino; grava su di lui, quantomeno, la responsabilità politica di non aver avvertito gli organi comunali competenti e forse anticipare gli effetti interdittivi prodotti dal Prefetto di Cosenza».

La Cardamone Group sostiene che l’interdittiva è scattata per una sua quota del 20% nella società Calabria Turismo di Falerna, quota da cui avrebbe chiesto di recedere ma la sua linea difensiva non passa nei ricorsi e allora scatta il piano B, che è quello di far partecipare alla gare la consociata Scamar Srl, che però il 31 maggio 2018 incappa – anche lei – nella fatidica interdittiva antimafia da parte della Prefettura di Catanzaro. E allora è arrivato il momento di ricostuire la storia della Scamar.

La società di ristorazione è stata costituita nel 2001 da Saverio Scardamaglia e Francesco Marchione. Secondo le indagini della Prefettura di Catanzaro gli elementi raccolti “suffragano il quadro indiziario della sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa”. Le ragioni vengono sintetizzate in due fattori: le cointeressenze societarie con la Cardamone Group e la parentela tra Saverio Scardamaglia e il fratello Claudio, proprietario di diversi supermercati a Lamezia e arrestato nell’operazione antimafia “Andromeda” contro la cosca Iannazzo, alla quale secondo l’accusa risulta legato.

Francesco Marchione, dal canto suo, ha rivestito la carica di amministratore unico della Ristomax srl, società della quale il 31 luglio 2017 ha ceduto la propria quota a Renzo Cardamone, amministratore unico della Cardamone Group. Marchione, inoltre, risulta avere ricevuto compensi come lavoratore dipendente della Cardamone Group dal febbraio al dicembre del 2016 e da gennaio a maggio 2017. Sempre Marchione, il 4 agosto 2016 ha ceduto la sua quota della Scamar a Mario Vescio, il quale a sua volta ha ceduto quote della stessa società ad Antonio Vescio, Santo Vescio e Sabrina Reale. E tutti i nuovi soci sono stati dipendenti retribuiti dalla Cardamone Group. 

Gli incroci tra Cardamone Group e Scamar sono facilmente ricostruibili, dal momento che risultano agli atti contratti di appalto con il Comune di Tropea, con il comando provinciale dei vigili del fuoco di Catanzaro, e con la direzione regionale dei vigili del fioco della Calabria. Ma non solo. Oltre ai negozi giuridici con la Cardamone Group, ne risultano ancora altri con la Servizi Re srl, società interdetta dalla Prefettura di Arezzo il 21 marzo 2018. e partecipazioni societarie per il 20% con la Italian Ristorazione srl in liquidazione e il cui liquidatore Umberto Gedeone risulta socio al 55% di Calabria Turismo srl, della quale – come accennavamo prima – è socia al 20% la Cardamone Group e al 60% la Integra Service srl, società interdetta a sua volta dalla Prefettura di Cosenza il 21 novembre 2016.

Emerge, dunque, un complesso sistema di scatole cinesi, che sembra fermare le attività della “cricca”. Ma invece, a settembre del 2018, dopo appena quattro mesi dall’interdizione della Prefettura di Catanzaro, la Scamar ottiene la sospensione della misura e si prepara quindi al “colpaccio” della gara del 2020 per le mense scolastiche di Lamezia Terme, che – come abbiamo visto – vince clamorosamente nonostante tutte le cointeressenze societarie e gli agganci con la Cardamone Group che invece risulta ancora interdetta. Questo il quadro generale che esce fuori dal gran casino che vi abbiamo raccontato. L’emergenza Covid ha temporaneamente sospeso il tourbillon di interessi tra Cardamone e Scamar ma la riapertura delle scuole potrebbe essere alle porte, dopo le festività, e ci si chiede se questa grottesca vicenda, della quale l’ex sindaco Paolo Mascaro non solo è informato ma anche complice e connivente, continuerà ad andare avanti o verrà bloccata. Magari interessando della questione anche e soprattutto la procura della Repubblica di Catanzaro.