Le cantate di Ernesto Foggetti/5. Racconti di malavita

Continua il racconto delle cantate di Ernesto Foggetti sulla composizione e ruoli dei clan a Cosenza, nonchè delle loro attività illecite.

… Rappresento che inizialmente S. C. e il suocero G. B. vendevano droga per conto proprio, però questa autonomia non era gradita da Rango Maurizio e dai suoi sodali e pertanto ha percosso pesantemente S. C. imponendogli innanzitutto un “risarcimento dei danni” di 50.000 euro e successivamente imponendogli di vender droga solo per conto del clan Rango-Zingari. Successivamente S. C. è diventato uomo organico e di fiducia del clan Rango Zingari e di Rango Maurizio in modo particolare.

Tali circostanze mi sono state riferite da G. P. Rappresento peraltro che S. C., prima che passasse con Rango, mi ha fatto vedere un quantitativo apprezzabile di cocaina che gli era stata consegnata da E. I. di Lamezia Terme, il quale gli stava peraltro ristrutturando casa. Aggiungo inoltre di aver ricomposto una questione che era nata tra M. E. e un tale T. di Gioiosa Ionica vicino alla famiglia Aquino e a Giulio e ad Antonio Loccisano.

In buona sostanza M. E. aveva acquistato marijuana da tali soggetti e non erano in grado di pagargliela. Questo T. si è recato più volte a Cosenza armato dall’E. rivendicando il pagamento del prezzo dello stupefacente. In una occasione estrasse anche una pistola puntandola anche all’E. Io spostai la pistola dalla linea di tiro, inavvertitamente partì un colpo che si conficcò in un segnale stradale in via degli Stadi, all’ingresso delle palazzine nuove, prima di entrare all’istituto professionale.

La controversia fu ricompensata in quanto M. F. si assunse la responsabilità di pagare il debito al T. arrivando ad una transazione per 5.000 euro. Aggiungo che I. V. e M. detto as C. hanno realizzato nell’anno 2008/2009 una estorsione ai danni del caseificio ++++++ di Pianette, per conto di Michele Bruni, mentre l’estorsione al caseificio +++++ è stata portata al termine dai predetti sempre su ordine di Michele Bruni.

Aggiungo quanto ai fatti di cui sono a conoscenza che tale G. D. C., che conosco da circa 15 anni, era soggetto dapprima vicino a me, a mio padre e a Michele Bruni, successivamente si è avvicinato di più al clan Cicero, prima che sposasse G. M., che è la figlia di R., di cui non ricordo il cognome, ma comunque coniugata con F. P. Il periodo a cui ho fatto riferimento nel corso del quale il G. D. C. era vicino a noi, e con noi intendo il clan Bruni, e segnatamente a mio padre, a D. F. e allo stesso Michele Bruni, è un periodo abbastanza risalente nel tempo poiché io ero molto giovane però lo vedevo come detto sempre in compagnia di mio padre, D. F., Michele Bruni e anche lo stesso Luca Bruni, allorché era in vita.

Questa rappresentazione dei fatti che io riferisco, si riferisce al fatto della percezione visiva della vicinanza fisica del G. D. C. ai soggetti sopra detti ma non posso riferire, attesa la mia giovanissima età, di cosa il G. D. C. si occupasse per conto del clan Bruni. Probabilmente di ciò potrà riferire mio padre Vincenzo Foggetti. Successivamente il G. D. C. si è avvicinato al clan Cicero: dico ciò in quanto il clan Bruni aveva avuto una questione da risolvere con Cicero Domenico.

Ci recammo io, mio padre, G. P. – Z. A. per conto del nostro clan da Cicero Domenico presso una rivendita di ++++++ del Cicero in San Vito e lì trovammo anche G. D. C. con R. P. – C. G., i fratelli S. e lo stesso Domenico Cicero. Si trattava di risolvere una questione scaturente da un litigio avvenuto in un locale tra il nostro gruppo ed appartenenti al gruppo Cicero. La questione fu poi risolta da Cicero Domenico con mio padre, i quali si appartarono per discutere.

Comunque era passata novità negli ambienti di ‘ndrangheta che il G. D. C. era passato con il clan Cicero. Dopo l’operazione Anaconda e l’arresto di Cicero Domenico, G. D. C. ha conosciuto G. M. che, come detto, è figlia della moglie di P. F. che si chiama R. ed è da questo momento che il G. D. C. entra a far parte del clan Lanzino e segnatamente dell’articolazione facente capo a F. P., essendo egli deputato a vendere cocaina unitamente a R. P. per conto del clan Lanzino.

Se mal non ricordo tale “affiliazione-avvicinamento” di G. D. C. al clan Lanzino e segnatamente al P. è avvenuto negli anni 2007/2008, comunque il dato oggettivo è quello dell’inizio del rapporto con G. M.. Sono a conoscenza del fatto che il G. D. C. vendesse droga per conto di P. poiché, attese le mie strettissime frequentazioni e rapporti di ‘ndrangheta, sia con gli stessi D. C. e P., sia con Michele Bruni e con P.i F., e sono stato testimone diretto delle cessioni di droga e della relativa spartizione dei proventi poste in essere da parte dello stesso G. D. C. e di R. P..

Operazioni di droga alle quali io stesso ho preso parte unitamente ai due predetti. Io stesso li ho coadiuvati nella compravendita dello stupefacente. In una occasione li ho anche messi io stesso in contatto con spacciatori di Castrolibero. Ad un certo punto il ruolo del G. D. C. nell’ambito del clan Lanzino non fu più quello di venditore di cocaina, ma di imprenditore di riferimento della cosca. Egli iniziò a occuparsi di costruzioni e lo faceva per conto di F. P. che finanziava, con i proventi illeciti, l’attività imprenditoriale di G. D. C..

Io stesso sono stato testimone diretto di una vicenda specifica allorquando ci trovavamo presso il bar +++++ di via Panebianco. F.P. giocava alle macchinette e dopo un po’, anche alla mia presenza, arrivò G. D. C. il quale a suo dire, l’indomani avrebbe dovuto iniziare dei lavori relativi alla ristrutturazione di una scuola e ancora il F. P. non aveva provveduto a finanziare e a coprire le spese riguardanti l’inizio dei lavori. Il G. D. C. lamentava ciò nei confronti del F. P., il quale, intimandogli riservatezza, gli consegnava una busta, contenente somme di denaro, in risposta alla richiesta di G. D. C. di ottenere denari per il finanziamento dei predetti lavori. In buon sostanza era evidente che il G. D. C. fosse un prestanome del F. P. che era il reale titolare della società…