Granieri alla questura: “Arrestate Carchidi per droga!”

Avevamo scritto che eravamo nel mirino della procura, e così è stato. Oggi siamo in grado di dirvi la prossima mossa del procuratore Granieri, che evidentemente non ha altro da fare che cercare di incastrare la redazione di Iacchite’. Mentre lazzaroni e corrotti continuano a sguazzare. E lo fa sperperando risorse ed energie pubbliche che potrebbero essere usate per ben altri motivi, e voi sapete quanti ce ne sono a Cosenza. E questo la dice lunga su come si amministra la giustizia a Cosenza. Veniamo alla storia.

Me ne stavo tranquillo per i fatti miei a pensare come migliorare la mia cifra stilistica, quando ad un certo punto squilla il telefono segreto. Anche qui, va detto, che invece di seguire, attenzionare, marpioni e criminali, la questura di Cosenza, su ordine sempre del procuratore, passa le sue giornate a seguire, spiare, registrare h24 la redazione di Iacchite’. Spendendo migliaia di euro per mettere sotto controllo tutti noi.

Microspie dappertutto, pedinamenti, appostamenti. Insomma, poliziotti impegnati a monitorare redattori e direttore come se fossimo dei pericolosi terroristi. Ecco perché, siamo stati costretti, su suggerimento di specialisti, ad usare un’ utenza (che non troverete mai, lo dico al questore che non ha niente da fare) “segreta”, per permettere ai nostri amici di comunicare con noi in sicurezza. Rispondo e, dall’altro capo del telefono, c’è uno dei nostri amici che lavorano in Tribunale. Lui è un magistrato di quelli onesti, come altri suoi colleghi che lavorano con lui e non sopportano più le angherie e la corruzione dilagante nel palazzo di Giustizia della città.

E’ stato lui ad informarci dei colloqui tra il sindaco Occhiuto e il procuratore. Sempre lui ci ha informato, rivelandoci i motivi del ricatto da parte del sindaco nei confronti del procuratore. Cose che vi diremo a breve. Sa che oggi scrivo di questo, senza ovviamente fare il suo nome. Ma non ha escluso, a breve, di uscire allo scoperto, insieme ad altri suoi colleghi. Pare che l’arrivo dell’aggiunto abbia aperto qualche spiraglio verso la normalità e la legalità. Veniamo alla telefonata:

Io – Ciao come va?

XX – Non proprio bene. Il procuratore si sta attrezzando per colpirvi di nuovo, e pare che questa volta voglia fare le cose per bene. Infatti ha chiamato nel suo ufficio i soliti corrotti della questura con i quali valutare come incastrarvi. Ho sentito con le mie orecchie queste parole: quei due li voglio in galera, devono pagare caro l’affronto che mi è stato recato.

Io – Vabbè, sai la novità.

XX – Non sottovalutare questa volta. Perché è su tutte le furie. Si sta organizzando, mobilitando diversi uffici di colleghi per costruire a tavolino un’ipotesi di reato.

Io – allora dobbiamo preoccuparci?

XX – Sì. Ti dico: dopo l’arrivo nel suo ufficio dei dirigenti corrotti della questura, ho iniziato a “origliare”, cercando di capire che tipo di trappola vi sta preparando. E origliando lì, sbirciando là, ho scoperto di cosa si tratta.

Io – Azz, dimmi allora…

XX – Ha chiesto ai corrotti della questura di incastravi con il più classico dei tranelli: la droga

Io – La droga?

XX – Sì, la droga. Pare che stia costruendo un dossier farlocco sul direttore, con l’ausilio di qualche delinquente al quale hanno promesso vantaggi e immunità, “invitandolo” a dichiarare falsità sul conto del direttore. Te lo dico chiaramente perché ho visto con i miei occhi il “materiale” sulla sua scrivania.

Io – Che possiamo fare per difenderci?

XX – Innanzitutto pubblicando questa notizia. E qualora dovesse avverarsi questo ennesimo abuso da parte del procuratore sono, siamo disposti a testimoniare a vostro favore. Questa volta si è passato ogni limite. A questo non ci stiamo. Non voglio, non vogliamo essere più complici di queste nefandezze.

Io – Siamo alle barbarie. Ti ringrazio per la tua onestà e senso del dovere. E per le tue vitali informazioni. Senza di voi saremmo già esiliati in Siberia.

XX – La cosa è seria, purtroppo l’omertà e la paura sono sentimenti diffusi negli uffici del Tribunale. I colleghi si adeguano per “necessità”, perché continuamente ricattati dal procuratore. Vige il terrore negli uffici. Tutti sono allineati e coperti. Molti vorrebbero tirarsi fuori, ma non hanno la possibilità, e in voi hanno visto un’opportunità. Continuate così. E per quel che mi riguarda sono, siamo al vostro fianco.

Io – Ti ringrazio. Ci sentiamo domani alla solita ora.

XX – Appena sarò in possesso di altre utili informazioni, non tarderò a darvele.

Questo è il resoconto della telefonata, che noi, ovviamente, come sa il nostro amico (è stato lui stesso, per tutela sua e nostra a dirci di registrare), abbiamo registrato. Anche perché, non tarderanno, visto l’evolversi delle cose, a uscire allo scoperto.

Voglio ringraziare questi magistrati perbene, che hanno a cuore la Giustizia e la città.

Non vedo l’ora di poter rivelare il suo nome.

GdD