“Le Iene” a Cosenza, i veri attori sono Nunnari e Paolini: tutta la verità in diretta tv

“Le Iene” non hanno avuto paura né del vescovo emerito di Cosenza, monsignor Salvatore Nunnari, né del suo legale, tale avvocato Enzo Paolini, esperto in verità di lodi arbitrali sanitari milionari. Ieri sera – dopo le 23,30 – Valeria Castellano è andata in onda per la seconda parte del suo servizio sulle vergogne di quello che resta della chiesa cosentina, già squassata da mille scandali. Una cloaca invereconda, uomini di Dio corrotti e indegni, maiali senza pudore che ancora vorrebbero far valere il loro presunto carisma. Uomini di merda. 

Altri nove lunghissimi minuti di vergogna allo stato puro, diretti anche a tutta quella pletora di giornali e tivù calabresi al servizio del potere: testate che hanno venduto la loro dignità al miglior offerente ormai dalla notte dei tempi e capeggiate dalla testata della Rai regionale, un ricettacolo di raccomandati senza arte né parte che non si vergognano neanche di non saper parlare in italiano. La Calabria non ha informazione né giornalisti: solo servi del potere. Che invece di mandare a cagare Nunnari e Paolini non ci hanno pensato su due volte a fare da grancassa a questi due tromboni senza dignità.

Ma torniamo all’ennesimo scandalo della chiesa cosentina. Valeria Castellano il 14 febbraio scorso aveva raccontato per filo e per segno quello che le è capitato per aver voluto buttarsi a capofitto in una storia che grida vendetta. Una donna, Francesca, costretta ad abortire prima da un prete senza coglioni (don Giuseppe Leone) e poi da un vescovo disumano (all’epoca era monsignor Salvatore Nunnari), in barba ad ogni insegnamento cristiano. Così sicuri della loro forza che non hanno avuto nessun problema a malmenare le giornaliste o a cacciarle in malo modo da quella che per tutti i cosentini non è la casa del Signore ma la casa delle belve.

Nunnari e Paolini, nel disperato tentativo di negare l’evidenza, avevano dichiarato che in realtà – secondo la loro testa bacata – questa sedicente Francesca sarebbe stata un’attrice, così come il prete di una parrocchia vicina a quella di don Giuseppe, testimone di questa squallida vicenda, il quale già nella puntata del 14 febbraio aveva portato la questione nel suo giusto alveo e puntato il dito verso i veri colpevoli: “… Il nodo è al palazzo: una ragazza va per cercare conforto, spera di trovare un padre e invece trova un giudice che la condanna a morte, macché giudice, un maiale.. Uomo di chiesa? Uomo di merda!”. Sì, ha ragione quel prete che è voluto rimanere anonimo: un maiale oppure un uomo di merda. Perché non si può definire altrimenti un uomo del genere, non si scappa.

“Ci hanno accusato di esserci inventati tutto – ha urlato Valeria dalla sua redazione -. Ma Francesca ci aveva raccontato gli stessi episodi quando non sapeva di essere ripresa, così come il prete”. E così, ad un mese esatto di distanza, “Le Iene” hanno mandato in onda spezzoni di quella prima intervista alla ragazza, realizzata nel corso del primo incontro, avvenuto qualche giorno dell’intervista vera e propria. Francesca rivela che don Giuseppe Leone l’aveva messa “spalle al muro” prima di baciarla e che non si era mai posto il problema di avere “rapporti protetti”. Altro che attrice! Valeria ha spiattellato in faccia alla diocesi cosentina e al suo prezzolato avvocato la vergognosa verità.

“Le Iene” hanno provveduto a mandare in onda anche altri spezzoni dell’incontro con il prete che in tivù ha demolito Nunnari e che poi si è precipitato a chiedergli scusa. Ma quando era ancora nel pieno delle sue facoltà mentali non aveva esitato a definirlo per come merita, “‘nu puarcu”, sottolineando anche che quella ragazza era andata proprio da lui a denunciare quello che stava accadendo. In sostanza, un altro sputtanamento che poteva essere evitato se solo Nunnari e Paolini non avessero deciso di mettere in atto la loro desolante “piazzata” degli attori.

E così Valeria, incurante di tutte le minacce e le intimidazioni che ha subito per aver tirato fuori questo macello e con l’appoggio di una redazione che ha resistito a viscidi interventi sottotraccia per mettere tutto a tacere, ha (ri)mandato in onda anche il suo incontro con l’ex vescovo Nunnari, avvenuto di domenica, dopo che quest’uomo indegno dell’abito che indossa aveva finito di celebrare la messa. Perché il passato presenta sempre il conto.

La faccia di Nunnari è quella di sempre, quella di un uomo (?) che si sente onnipotente ed è in grado di decidere della vita di tutti. Ascolta la domanda di Valeria e ammette subito che “il rapporto c’è stato” e ci mancherebbe pure ma mostra tutta la sua meschinità quando cerca anche di giustificarsi: “Che cosa dovevamo fare? Dire al prete di sposarla? Nella vita quando si fanno degli errori, poi si pagano…“. Prova a darsi un tono questo cristiano corrotto ma la “iena” lo mette spalle al muro dicendogli a muso duro che il problema è l’aborto e lui, il maiale, si stringe nelle spalle e risponde così: “… Si è confessato, ha chiesto perdono ed è ritornato a fare il prete…”. Come se avesse rubato una caramella, né più e né meno. E dicendo questa battuta il prete corrotto, già protagonista delle peggiori porcherie da quando ha guidato la chiesa cosentina, si alza e inizia ad apostrofare la ragazza per essere lasciato in pace.

Siamo alla conclusione di questa vergogna per tutta la comunità cosentina. Tutti voi sapete che quando la tragedia si ripete più volte – e Dio solo sa quante tragedie avvengono ancora e sono avvenute nella chiesa cosentina – si trasforma in farsa. Di conseguenza, lasciateci scrivere e – se possibile – urlare che in tutta questa vicenda i “veri attori” sono solo e soltanto Nunnari e il suo avvocato trombone. In attesa che i cosentini li prendano a pernacchie per quanto sono usciti sputtanati da questa storia.