Le proteste degli agricoltori arrivano anche in Italia: «Traditi dall’Europa»

Dopo Germania, Francia, Romania, Olanda e non solo, arriva anche in Italia la protesta degli agricoltori. Una manifestazione indetta dal «Comitato degli agricoltori traditi» contro le politiche agricole dell’Unione europea, ma anche contro le scelte dei governi e le grandi confederazioni agricole. Da ieri, 22 gennaio, gli agricoltori hanno indetto una manifestazione «a oltranza», che ha toccato (o toccherà) città come Frosinone, Latina, Torino, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Firenze, Milano e Napoli. Si tratta della versione italiana delle proteste che da mesi scuotono l’Europa, accompagnate da slogan come «No farmer, no food, no future» (Niente contadini, niente cibo, niente futuro). Le ultime manifestazioni si sono svolte a Berlino, dove 6mila trattori hanno invaso le strade della città per protestare contro la decisione del governo di Olaf Scholz di tagliare i sussidi per il gasolio agricolo. A cavalcare la protesta, in quel caso, è anche il partito di estrema destra Afd, che ha sposato la battaglia degli agricoltori e ha promesso il proprio appoggio politico. Proprio oggi, a Bruxelles si terrà il Consiglio sull’Agricoltura, dove è probabile che i ministri Ue si confronteranno anche sulle crescenti proteste del settore.

Da dove nascono le proteste in Europa

A dare particolare visibilità alle battaglie degli agricoltori ha contribuito anche la creatività delle proteste. In Francia, migliaia di cartelli stradali sono stati capovolti per contestare il presidente Macron, che aveva provato – tra le altre cose – a introdurre limiti più stringenti per l’uso dei pesticidi in agricoltura. Nelle scorse settimane, alcuni agricoltori sono arrivati anche a scaricare diversi quintali di sterco davanti all’Eliseo, la residenza ufficiale di Macron a Parigi. In Irlanda, le proteste sono nate dopo che il governo ha proposto un piano per la riduzione dei bovini, proponendo agli allevatori di abbattere le proprie mucche in cambio di un contributo economico. Lo stesso è accaduto in Olanda, dove il movimento degli agricoltori si è trasformato in un vero e proprio partito politico (Boer Burger Beweging, letteralmente «Movimento civico dei contadini»), che alle ultime elezioni ha raccolto il 4,6% dei consensi. In quel caso, proprio come in Belgio, le proteste sono nate dopo la decisione dei rispettivi governi di ridurre il numero degli allevamenti intensivi, responsabili di buona parte delle emissioni provenienti dal settore agricolo. In Spagna, infine, gli agricoltori hanno manifestato a Madrid contro la decisione del governo di fornire protezione ecologica al fiume Tago. Una mossa che è stata vista come una minaccia alle disponibilità idriche di cui necessita il settore.

EPA/Filip Singer | Un carico di sterco lasciato in mezzo alla strada dagli agricoltori durante una manifestazione di protesta a Berlino (18 dicembre 2023)

La rivolta contro il Green Deal

A prima vista, tutte queste proteste potrebbero sembrare scollegate fra loro. Eppure, in alcuni casi le misure implementate dai governi e contestate dagli agricoltori non sono altro che un riflesso delle regole approvate in sede europea. Alle manifestazioni dei mesi scorsi in Europa, spesso i manifestanti se la sono presa esplicitamente con il Green Deal, il pacchetto di misure attraverso cui Bruxelles mira a raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Per raggiungere questo obiettivo, la strategia dell’Ue prevede che tutti i settori dell’economia riducano le proprie emissioni, compreso quello agricolo. I target e i vincoli che nei prossimi anni interesseranno il settore vengono vissuti come un fardello da buona parte degli agricoltori, già alle prese con le difficoltà derivanti dagli eventi meteo estremi sempre più frequenti e dalle mutate condizioni climatiche. Secondo il Financial Times, «i contadini stanno sfidando l’agenda verde dell’Unione europea». Una battaglia che ha catturato l’attenzione dei partiti di estrema destra e, secondo alcuni esperti, sta dando vita a un’ondata di «populismo agrario».

I sussidi europei all’agricoltura

In Europa, buona parte delle aziende agricole si sostenta grazie ai fondi destinati al settore, che nel 2018 hanno rappresentato circa il 38% del bilancio dell’Unione Europea. Nel 2021, Bruxelles ha approvato la nuova Politica agricola comune (Pac), che regola i sussidi destinati al settore e stanzia complessivamente 387 miliardi di euro da distribuire tra il 2023 e il 2027. L’approvazione della Pac è stato uno dei provvedimenti più contestati dell’ultima legislatura, in particolare da parte degli ambientalisti, che avrebbero voluto l’inserimento di vincoli più stringenti per rendere l’agricoltura davvero sostenibile. Secondo diverse associazioni, la nuova Pac non fa abbastanza per incentivare la transizione ecologica del settore agricolo e avrà ben pochi effetti in termini di riduzione delle emissioni.

ANSA | Una protesta di Greenpeace, davanti al Parlamento europeo a Bruxelles, contro la nuova Politica agricola comune (26 maggio 2021)

Il caso dell’Italia

Fino a pochi giorni fa, l’Italia era rimasta una delle poche nazioni europee a non aver registrato grandi movimenti di protesta organizzati. Da ieri, però, un gruppo di agricoltori – lontani dalle grandi confederazioni agricole come Coldiretti o Confagricoltura – è sceso in piazza per far sentire la propria voce. A Bologna oltre 200 mezzi hanno bloccato la mobilità e una delegazione di 4 trattori si è diretta fin sotto la Regione. A Pescara in 300 sono scesi in piazza con slogan come «Traditi dall’Europa», «L’agricoltura sta morendo» e «agricoltori e consumatori vittime della guerra dei prezzi». Alla guida delle manifestazioni c’è Danilo Calvani, ex leader del Movimento 9 dicembre-Forconi, ora a capo degli agricoltori Traditi: «Siamo al disastro. Tasse, accordi internazionali anche bilaterali con Paesi che permettono di portare qui merci a pezzi stracciati, ci stanno uccidendo e non abbiamo più rappresentanze sindacali». Nel mirino degli agricoltori che protestano ci sono le politiche agricole messe in campo questi anni da Unione europea e governi, ma anche il ruolo delle confederazioni agricole. A partire da Coldiretti, che secondo chi protesta «a parole sta con gli agricoltori ma nei fatti s’ingozza di milioni di euro» e «viene foraggiata da una classe politica da anni perversa e parassita». Nel caso di Francia e Germania erano stati i tagli ai sussidi del settore a scatenare le proteste. Misure che prima o poi arriveranno anche in Italia. Il governo ha promesso infatti all’Europa che entro il 2026 taglierà i cosiddetti SAD (Sussidi ambientalmente dannosi), dove rientrano anche alcuni sconti sul gasolio destinati proprio alle aziende agricole.

Foto di copertina: ANSA/Max Cavallari | La protesta degli agricoltori a Bologna (22 Gennaio 2024)