Lettere a Iacchite’: “Catanzaro. Cardiochirurgia universitaria e Sant’Anna: baroni, imprenditori e politici disposti a tutto”

Gentile direttore Gabriele Carchidi,

sono un cittadino di Cosenza e gradirei esprimere la mia modestissima opinione riguardo alla chiusura del Sant’Anna Hospital di Catanzaro. Premetto che sono solidale al 100% con tutti i lavoratori coinvolti in questa vicenda. Il 14 febbraio 2018 la facoltà di Medicina e Chirurgia ha stipulato un contratto per l’ampliamento della rete formativa della scuola di specializzazione in cardiochirurgia con il Sant’Anna Hospital di Catanzaro. Diciamo che più che di un ampliamento della rete formativa si trattava di un modo per non far perdere la scuola di specializzazione in cardiochirurgia all’ateneo di Catanzaro e per non farla cadere in “mani nemiche” cioè altre facoltà di Medicina e Chirurgia. Ora che il Sant’Anna Hospital è in difficoltà, che fine ha fatto l’ateneo  di Catanzaro?

Gentile direttore, sempre sul suo giornale ho letto un articolo che parlava di treni della speranza per i malati calabresi colpiti da patologie cardiache qualora il Sant’Anna Hospital dovesse chiudere. Ma i malati calabresi si possono rivolgere alla Cardiochirugia universitaria di Germaneto a meno che… la parola treni della speranza non significhi che la Cardiochirurgia universitaria di Germaneto sia di gran lunga inferiore  come qualità a quella offerta dal Sant’Anna Hospital ! ! !  Queste due strutture simili a Catanzaro più o meno fanno le stesse cose con qualche differenza studiata ad hoc (numero posti letto eccetera) per mantenere l’esclusività di particolari interventi chirurgici permettendo così la coesistenza pacifica delle due strutture sanitarie senza pestarsi i piedi.

Il professore Attilio Renzulli, ex primario cardiochirurgo del Policlinico universitario di Catanzaro deceduto nel 2016, denunciò la mancanza della Terapia intensiva al Policlinico universitario di Germaneto per i soli pazienti cardiochirurgici, cioè di un locale a se, indispensabile, con mezzi, personale e percorso dedicati. Appena dopo il professore Attilio Renzulli fu sostituito alla guida dell’ unità operativa di Cardiochirurgia. Non gli fu mai dato  l’ordinariato nonostante le pubblicazioni scientifiche e il curriculum di primo piano.

L’olimpo accademico (i cosiddetti BARONI) gli preferì altri con meno sapere che oggi dirigono la cattedra di Cardiochirurgia universitaria di Catanzaro.

Come vede Direttore Carchidi, alla fine il discorso della Terapia intensiva è sempre presente come allora al Policlinico di Catanzaro e oggi al Sant’Anna Hospital la storia si ripete, come si dice nel celeberrimo romanzo di Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”: bisogna che tutto cambi perché niente cambi... Il film è quasi sempre lo stesso: cambia qualche attore protagonista ma la regia politica – quella dei baroni e degli imprenditori  privati nella gestione della sanità – è sempre la stessa.

Credo che bisognerebbe ricordare la triste e dimenticata storia del professore Attilio Renzulli, un uomo onesto e corretto circondato da lupi e abbandonato da tutti che ha avuto come unica colpa quella di non piegarsi al sistema cioè ai Baroni e ai politici influenti  di Catanzaro che all’ epoca e ancora oggi fanno il brutto e il cattivo tempo.

Lettera firmata