Lettere a Iacchite’: “Cosenza, vi spiego perché il Pronto soccorso non funziona”

Se il Pronto soccorso è diventato un luogo di disperazione e dolore, ovvero il contrario di quello che dovrebbe essere, un luogo di cura e di speranza, un motivo ci sarà. E ve lo spiego subito e con poche parole.

Per prima cosa mi scuso con tutti coloro i quali leggeranno questo mio intervento per l’anonimato, ma non posso rischiare di finire per strada, le ritorsioni per chi “non si fa i fatti suoi”, in ospedale, sono tremende. Lavoro in ospedale da una vita ed ho prestato servizio al Pronto Soccorso per tanto tempo.

Il problema principale, come tutti hanno capito, è la cronica mancanza di organico, medici ed infermieri, in uno dei “servizi” più importanti dell’ospedale. Dall’efficienza del Pronto soccorso dipende la vita di molti pazienti. È la prima linea del servizio sanitario, la trincea di medici ed infermieri dove ogni giorno bisogna affrontare le continue emergenze a cui il servizio viene sottoposto: h24. Non c’è pausa durante il servizio, bisogna stare sempre attenti e pronti ad intervenire. Un turno al Pronto soccorso può essere per davvero massacrante: chi vi presta servizio, spesso e volentieri, è costretto anche a sopperire, lavorando il doppio se non il triplo, alla mancanza di personale. E se a questo aggiungiamo che il Pronto soccorso di Cosenza, dopo la chiusura di tanti ospedali, è diventato l’unica meta da raggiungere, per quasi tutta la provincia, di chiunque ha un “problema fisico”, va da se che l’odierno organico in servizio non è sufficiente a svolgere il servizio con efficacia e in totale sicurezza per il paziente. Servono più medici ed infermieri in servizio al Pronto soccorso.

Voi direte (oltre a pensare alla scoperta dell’acqua calda): e che ci vuole a risolvere questo problema! Basta assumere un po’ di gente e tutto si aggiusta.

Certo, la battuta ci sta, e la mia risposta è questa: potrei usare la solita solfa dei tagli alla sanità che non permettono nuove assunzioni. Ma non è così. Perché le assunzioni ci sono state, e in una giusta ripartizione del personale, molti colleghi, assegnati in reparti dove il bisogno di personale è minore, potrebbero prestare servizio al Pronto soccorso. Ma la verità è che nessuno vuole prestare servizio al Pronto soccorso (per le ragioni che ho scritto). Chiunque viene assegnato al Pronto soccorso dopo un po’ inizia a fare di tutto, riuscendoci, per essere assegnato ad un altro reparto. Chi grazie all’amicizia, chi perché è un intoccabile, chi grazie a certificati medici benevoli, chi perché dichiara incompatibilità, che spuntano dalla sera alla mattina, mai denunciate prima.

Un esempio: per essere assunto, dopo aver vinto un concorso (?!?), bisogna presentare un certificato medico di sana e robusta costituzione. Tale documento è obbligatorio (ovviamente non riguarda la quota di assunti che ogni concorso destina a chi invece a gravi problemi di salate). Ebbene, in tanti, una volta assunti, non godono più di una sana e robusta costituzione, e di colpo, nella loro “cartella medica”, spuntano certificati medici che “certificano” nei neo assunti patologie che li rendono incompatibili con il servizio al Pronto soccorso.

Puoi assumere quanti Oss vuoi che tanto al Pronto soccorso non arriva mai nessuno a dare una mano. È questo il vero problema. Nessuno dei capoccia ha il coraggio di porre fine a questa vergogna. Basterebbe spostare il numero giusto di personale, sparso nei tanti reparti a non fare niente, al Pronto soccorso, per ripristinare la doverosa dignità che si deve al personale che opera e al paziente. Ma in un modo o nell’altro siamo tutti “raccomandati” da qualcuno, e la garanzia di non finire al Pronto soccorso è la prima cosa che si chiede al proprio santo protettore. Lo sanno tutti, all’ospedale di Cosenza, non è il buon senso o la scienza a comandare, ma la politica. E ai politici l’unica cosa che gli interessa è il voto. Del Pronto soccorso non gliene frega niente a nessuno. E’ così che realmente funziona. Che ci crediate o no. Grazie.

Lettera firmata