Locri, gli amanti diabolici e la trappola mortale di Susanna

Stamattina, dopo una serrata attività d’indagine, i Carabinieri della Compagnia di Roccella Jonica hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Locri su richiesta della locale Procura della Repubblica nei confronti degli autori dell’omicidio di Vincenzo CORDÌ.

3 LE PERSONE ARRESTATE:

  • Susanna  BRESCIA cl.77, moglie del Cordì, disoccupata, con precedenti di polizia per reati contro la pubblica fede e il patrimonio,
  • Francesco  SFARA cl.98, figlio di un precedente matrimonio della donna, disoccupato, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio;
  • Giuseppe  MENNITI cl.79, operaio, pregiudicato per reati in materia di stupefacenti e con precedenti di polizia per reati contro la pubblica fede, legato da una relazione sentimentale con la Susanna BRESCIA.

Le indagini hanno consentito di accertare che, nella tarda serata dell’11 novembre 2019 Brescia Susanna, con l’inganno, ha dapprima condotto Vincenzo  CORDÌ in località Scialata del comune di San Giovanni di Gerace e, successivamente, con il concorso di Francesco  SFARA e Giuseppe MENNITI lo ha tramortito, cosparso di benzina e gli ha dato fuoco all’interno della sua autovettura Fiat 16.

La donna, al fine di depistare le indagini, ha tentato di far credere agli inquirenti che il compagno si fosse suicidato a causa del periodo di depressione che stava attraversando. Ulteriori dettagli saranno illustrati nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 17.00 odierne presso il Gruppo Carabinieri di Locri.

LA RICOSTRUZIONE (fonte: Repubblica)

… Avevano stabilito che Cordì doveva essere ucciso lontano da casa per evitare che sulla famiglia ricadesse anche il minimo sospetto. Per questo, la donna lo ha convinto a fare una gita in montagna per raccogliere funghi, con partenza in piena notte per essere nei boschi all’alba.

Ma arrivati in cima – hanno scoperto i carabinieri – l’uomo è stato vittima di un vero e proprio agguato. Con l’aiuto del figlio e dell’amante, la donna lo ha tramortito. Insieme, hanno poi trascinato il corpo dell’uomo, svenuto ma ancora vivo, all’interno dell’auto, lo hanno cosparso di benzina e gli hanno dato fuoco. Rapidamente hanno tentato di cancellare ogni traccia della propria presenza sul posto e si sono allontanati, ma hanno fatto un errore. Non si sono accorti che il cellulare dell’uomo era rimasto fuori dall’abitacolo ed è lì che i carabinieri lo hanno trovato quando è stato rinvenuto il corpo. Una nota stonata che fin da subito ha reso assai poco credibile l’ipotesi di suicidio che la donna ha cercato di ventilare fin dal primo momento.

Agli investigatori, Susanna Brescia aveva raccontato di una presunta depressione del compagno, che a suo dire lo avrebbe convinto a togliersi la vita. Ma i carabinieri non ci hanno mai creduto. Troppo strano, impervio ed isolato il luogo in cui il corpo dell’uomo è stato ritrovato, troppo pochi gli indizi in grado di avvalorare l’idea di uno stato depressivo tanto profondo da indurlo al suicidio. E poi c’era quel telefono, trovato inspiegabilmente troppo lontano dall’abitacolo. Da qui sono partite le indagini che subito hanno battuto la pista della vita sentimentale e familiare dell’uomo. E dopo poco i sospetti si sono concentrati sulla compagna, che già nel 2016 – hanno scoperto i carabinieri – aveva tentato di avvelenare Cordì.  Per oltre un anno l’hanno ascoltata, pedinata, seguita, ne hanno monitorato le conversazioni con il figlio e l’amante, fino ad avere la certezza granitica della piena complicità di tutto il suo entourage. E all’alba, per tutti, sono scattate le manette.