Lorica, gravi responsabilità per la morte dell’operaio. Tutti in silenzio per “coprire” il Gruppo Barbieri

Palla Palla sul cantiere di Lorica

Quando muore un operaio si vuol far passare tutto come una semplice fatalità.

A quasi 48 ore dal drammatico incidente sul lavoro a Lorica, sul cantiere del Gruppo Barbieri, per la realizzazione della nuova funivia, sembra esserci la parola d’ordine di non parlare e di far calare la sordina. Nessuno deve più parlare di Enzo Bloise, l’operaio di 31 anni che ha perso la vita cadendo da un’altezza di 20 metri per lo sganciamento del carrello di manutenzione.

Nessuna notizia dalla procura competente, quella di Cosenza secondo le nostre fonti, che brilla come al solito per immobilismo ed inerzia. Nessun approfondimento dei media di regime, che non hanno neanche “osato” avanzare dubbi sulla mancanza di sicurezza all’interno del cantiere, dove lavorava in subappalto l’impresa Basso.

Il Gruppo Barbieri (bontà sua) soltanto poche ore fa ha scritto sul suo profilo FB un laconico messaggio di cordoglio per la vittima.

Il carrello di manutenzione doveva avere un sostegno in caso di distacco da quell’altezza ovvero venti metri. Ci doveva essere per forza un sostegno sotto o un doppio aggancio di sicurezza del carrello.

Ma se Enzo Bloise, come si affrettano a dire gli amici del Gruppo Barbieri, era imbragato e lavorava in una cabina, in caso di distacco non doveva esserci un sistema che evitasse che gli operai potessero precipitare anch’essi?

Ma di cosa stiamo parlando? Se si lavora ad una certa altezza e si tiene conto che una cabina potrebbe staccarsi, deve esserci un modo per gli operai di poter essere aggrappati ad un supporto esterno alla cabina. É una questione di semplice logica. E dunque, se è vero che Enzo era imbragato, dov’era imbragato? Al cavo esterno? E perché è caduto allora?

É stata colpa sua?

Il Gruppo Barbieri ha preso 13 milioni di euro di soldi pubblici per questo appalto, che paghiamo anche noi, e ad oggi, nel 2016 e con tutti i soldi che ha, non é riuscito ad assicurare l’incolumità degli operai?

Sono domande puramente logiche che proponiamo ai nostri lettori e ognuno di loro si farà un’opinione.

Nella Giustizia, specie quando c’è di mezzo la procura di Cosenza, non ci crediamo più.