Lotta alla masso/mafia, aspettando la primavera di Gratteri

Quella promessa da Gratteri in Calabria, insieme a quella naturale, tarda ad arrivare, speriamo non finisca come quella araba. E’ la primavera che tutti stiamo aspettando. Non solo la stagione dei fiori e dei primi tiepidi raggi di sole, ma anche la tanto agognata “liberazione” dal malaffare che metaforicamente la parola primavera contiene. Metafora usata da Gratteri in una intervista rilasciata a Guido Ruotolo che, alla luce delle risultanze del suo ufficio in termini di collaborazione dei cittadini, alla domanda del giornalista: “Si riferisce agli intrecci tra massoneria, Ndrangheta e società civile?”. Così risponde: «Mi faccia prima dire un paio di cose. Intanto che le generalizzazioni sono una pessima strada da seguire perché creano sconforto tra la gente, creano il pessimismo e un senso di sconfitta permanente. E questo proprio oggi che un certo risveglio si avverte. Anzi, per la prima volta la gente comincia a prendere coscienza e a credere finalmente nella possibilità di una primavera calabrese».

La primavera calabrese. La primavera del riscatto degli onesti sui disonesti. E’ questo che intende Gratteri, nel mentre spiega a Ruotolo di essere impegnato in una indagine delicata sulla, masso/mafia nel territorio di sua competenza.

Se alle parole corrispondono anche i fatti, cosa non scontata per Gratteri che, nonostante la sua concretezza, alcune volte si perde in chiacchiere, siamo alla vigilia di un intervento giudiziario, nel nostro territorio, senza precedenti. Liberatorio per i tantissimi cittadini onesti che aspettano questo momento da anni. Una mazzata seria per corrotti, collusi e servitori dello stato infedeli.

A prendere per buone le parole che Gratteri pronuncia, non dovrebbero esserci dubbi sul suo intervento contro la “nuova ‘ndrangheta” nei nostri territori, anche se io li conservo. Già altre volte Gratteri ha annunciato l’avanzata francese, per poi ritirarsi alla spagnola. Ma leggiamo le sue parole: «Stiamo lavorando per recuperare il consenso popolare. La gente deve credere in noi e quindi noi dobbiamo essere coerenti tra quello che diciamo è quello che facciamo concretamente. Dobbiamo essere seri e rigorosi con noi stessi. La gente deve tornare a fidarsi di noi. Deve venire da noi a denunciare. Il calabrese è sempre stato usato dal potere e oggi è sfiduciato, un po’ paranoico e diffidente. Tocca a noi uomini delle istituzioni riuscire a convincere il popolo ad aver fiducia nella giustizia. La Calabria vi sorprenderà molto presto».

Il tempo delle verifiche e dei riscontri dovrebbe essere finito, e il quadro “accusatorio” impostato. L’inchiesta sembrerebbe conclusa, almeno nei suoi aspetti principali, e l’elenco da sottoporre al gip, già pronto.  Non resta altro da fare che attendere l’arrivo delle rondini, fosse anche una, che nel nostro caso potrebbe fare primavera.

GdD