Mal comune mezzo Gaudio (di Mattia Santori, 6000 Sardine)

Eugenio Gaudio, uno dei baroni della malasanità calabrese

La differenza sta tutta qui.
Gino Strada vive l’emergenza,
gli altri fanno politica.
Ognuno decida da che parte stare.

di Mattia Santori, movimento Le Sardine – 6000 Sardine – 

Riassunto delle puntate precedenti.
Se non avete capito perché mezza Italia parla di Gino Strada da dieci giorni non disperate: siete finiti nel posto giusto. Il post è un po’ lungo ma sticazzi. La prossima volta starete più attenti.

In queste settimane abbiamo scoperto che la Calabria è commissariata, o meglio, abbiamo scoperto che la sanità calabrese è commissariata. Ce ne siamo accorti quando l’ormai ex commissario Cotticelli ha deciso di suicidarsi politicamente in diretta TV, accorgendosi che il famigerato piano Covid che tutti aspettavano da giugno lo doveva redigere proprio lui. Il giorno dopo, tra l’indignazione generale, non si è fatta attendere la risposta ferma di Conte, che ha sentenziato: VIA SUBITO! Peccato che lo stesso Conte, di concerto col Ministro Speranza, ha pensato bene di indicare subito un nuovo commissario che passerà alla storia per essersi suicidato politicamente…e retroattivamente! Grazie a un bel video della primavera scorsa in cui dichiarava che ammalarsi di coronavirus fosse pressoché impossibile. Per uno che deve salvare la Calabria dal Covid non proprio un gran curriculum.

Apriti cielo! La Meloni indignata (strano…), i 5 Stelle indignati (Cotticelli era loro ma non ditelo a nessuno), la Lega su tutte le furie (un altro monumento alla coerenza), il PD che mette la testa sotto la sabbia (nel dubbio..) e governo in panne.

Ma torniamo a marzo 2020, quando alle prime avvisaglie del Covid, una che in Calabria ci vive per davvero fa due conti e capisce che una sanità in cui si muore per appendicite difficilmente potrà resistere alla pandemia. Così Jasmine Cristallo prova a suggerire a Jole Santelli, presidente della Regione Calabria, di prendere in considerazione Gino Strada come responsabile per l’emergenza Covid. Tra le due c’è un abisso in termini politici, quindi come da copione finisce con un “grazie, ci penseremo”. Era il tempo de “le sardine sono scomparse” (il sequel de “le sardine salveranno il mondo”) per cui la cosa finisce lì. Per fortuna la prima ondata di Covid non arriverà mai in Calabria e finisce a tarallucci e vino. Nel frattempo, la Calabria passa nelle mani di Spirlì, noto per la sua eleganza british (chi segue questa pagina se lo ricorderà) e finisce tra le regioni rosse, ahinoi non per una ritrovata appartenenza ai valori di Gramsci ma per una totale impreparazione del sistema sanitario. Un rosso tendente al marrone, viste le recenti figuracce del governo e un piano Covid che continua a rimanere ostaggio delle nomine politiche.

Eppure bastava così poco. Sì perché esattamente il giorno dopo la gaffe di Cotticelli (controllate per credere) da questa pagina e dalla rete delle sardine si è iniziato a proporre Gino Strada. Non abbiamo gridato il suo nome, né lo abbiamo tirato per la giacca. Non ne ha bisogno. Gli abbiamo semplicemente riportato il grido di aiuto di una regione che vive uno stato di immobilismo dovuto a scelte (e non scelte) ben precise. Abbiamo pensato di nuovo a lui perché è uomo pragmatico, dispone di una squadra abituata a lavorare nell’emergenza e pone l’etica prima del tornaconto personale. Non ci pare poco. E non ci importa se sul carro dei sostenitori ci sono saliti improvvisamente tutti e per ragioni molto diverse dalla nostra. Non ci frega niente se Mentana fa finta di non accorgersi che la proposta nasce da noi e non dai 5 Stelle (tranquilli, un giorno scriveremo un post anche su Mentana). Perché per noi il protagonista di questa storia si chiama Gino Strada, e al massimo gli unici coprotagonisti sono quei calabresi che da ormai dieci giorni non si danno pace perché sanno che lui aspetta solo l’incarico, che lui sarebbe pronto, che la svolta finalmente è vicina. Tutti gli altri, noi compresi, siamo solo comparse.

Ma se nella foto qua sotto non vedete la sua immagine né l’augurio di buon lavoro è perché non è una storia a lieto fine, o perlomeno non ancora. Sì perché dopo tutto questo casino, il Governo è riuscito a peggiorare la situazione, nominando Eugenio Gaudio come nuovo commissario ad acta. Al di là di un passato non proprio immacolato che ci viene riportato dagli ex studenti della Sapienza di Roma, quel che stona è la completa mancanza di discontinuità dal passato. E il mancato rispetto per un professionista come Gino Strada, che si è trovato ancora una volta a far notare, in punta di piedi, a tarda sera, che mentre nei palazzi si è discusso tutto il giorno di nomi, nomine e annunci da fare per salvare il salvabile, lui non ha ancora capito cosa deve fare né da quando potrà iniziare a dare una mano.
La differenza sta tutta qui.
Lui sente l’emergenza, gli altri fanno politica.
Ma se il governo tratta Gino Strada come uno studente al secondo anno di medicina, capite che il problema non è più solo della Calabria.

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