Malafede in Calabria: solite chiacchiere e silenzio assoluto sulla corruzione dei magistrati

L’unica cosa buona che può venire da questa assurda crisi di governo è che nella formazione di in un eventuale nuovo governo il Ministro della Giustizia Malafede potrebbe non far parte della squadra. Certo, resta una eventualità lontana perché gran parte del Movimento 5Stelle sta dalla sua parte e condivide l’assurdità delle sue proposte tipo istituire l’imputato a vita: se prima non si garantisce al cittadino il diritto alla ragionevole durata del processo, eliminare la prescrizione non solo è una barbarie giuridica, ma evidenzia la totale incapacità di questo inconcludente ministro di distinguere il diritto dal populismo. Ma la speranza di una sua esclusione resta accesa, non fosse altro per le pressioni dei tanti lobbisti che in parlamento premono per fermare la sua “relazione”, e che non vedono di buon occhio una sua riconferma. Diciamolo: alla base di questa crisi di governo c’è proprio la “riforma della Giustizia”. Che non può essere affidata di certo ad un incompetente come Malafede.

Malafede non è solo un incapace è soprattutto un pavido. Un vigliacco. Il classico ominicchio che fa il leone al bar con gli amici salvo poi “nascondere il dito” quando c’è da mettersi in gioco veramente. Un mediocre che si crede uno scienziato. Un pusillanime disponibile a non “disturbare il conducente”. E la prova della sua viltà sta tutta nelle parole pronunciate oggi, dal ministro Malafede, a Lamezia Terme nella nuova aula bunker, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario di Catanzaro. Parla di tutto Malafede: fondi a dire basta per la Giustizia, assunzioni a più non posso, carceri nuovi di zecca. Insomma le solite chiacchiere di circostanze, senza mai, però, pronunciare una sola parola sui gravi fatti in cui è stata coinvolta la magistratura calabrese.

Lo scriviamo da tempo: Bonafede ha paura dei fratelli dei fratelli calabresi. Non è mai intervenuto sulle questione Giustizia in Calabria, eppure, come tutti sanno qui è successo di tutto: magistrati trasferiti, altri arrestati, e una ventina di indagati. Tutti casi più che provati, alcuni addirittura registrati e filmati. Malafede ha sempre preferito girare al largo dalla Calabria anche quando a chiedergli di intervenire sono stati gli stessi compagni di movimento, come nel caso di richiesta di ispezione al tribunale di Cosenza. Pratica che ha liquidato in due minuti dicendo di aver sentito il procuratore capo Spagnuolo, il quale gli ha riferito che nei suoi uffici andava e va tutto bene. Nel mentre si consumava una vera e propria faida interna tra gruppi di potere all’interno del tribunali, sotto gli occhi di tutti.

Avevano promesso una lotta senza quartiere alla corruzione, ed invece in Calabria non solo la corruzione negli uffici giudiziari è aumentata, così come emerge dalla inchieste in mano alla procura di Salerno, ma i corrotti, oggi, si sentono più forti vista la neutralità del ministro sui fatti calabresi. Siamo ancora una volta al punto di partenza, se non addirittura dietro alla linea di partenza. E Malafede non ha mai sentito il bisogno di dire due parole su tutto questo: avvocati che comprano sentenze per conto di mafiosi, giudici che intascano bustarelle alla luce del sole, inchieste che spariscono e altre che spuntano come i funghi.

Sul mercato delle vacche che è diventata la Giustizia in Calabria, Malafede non ha niente da dire. Non si esprime. Preferisce la retorica al coraggio sociale che ogni ministro dovrebbe avere. Ha paura Malafede. Ha paura di affrontare a viso aperto un nemico così potente, preferisce, come tutti i vigliacchi, nascondersi. Si sa: della Calabria non gliene frega niente a nessuno. Un accordo di non belligeranza (anche sottinteso) con gli amici degli amici ci può stare. Tanto non se ne accorge nessuno. È questa la strategia di Bonafede per la Calabria: abbandonare i calabresi al proprio destino. Altrimenti come spiegare il suo vergognoso silenzio su fatti gravissimi che coinvolgono la magistratura calabrese?

Speriamo di non vederlo mai più come ministro. Non è adatto a questo mestiere. Per un ruolo così delicato serve un uomo o un donna con grandi competenze in materia, alto senso del dovere e rigoroso attaccamento ai principi costituzionali, ma soprattutto serve coraggio e determinazione nel portare avanti una battaglia di civiltà e legalità senza la quale in Calabria non ci sarà mai Giustizia. E a Bonafede, francamente, manca tutto questo.