Massimo Bozzo alla giornalista che critica Occhiuto: sei una cachera

A Cosenza c’è un detto che dice: chini un ci ‘ngappa, un ci crida. Tradotto: fin quando non succede a me non ci credo.

Oramai l’hanno capito tutti: chi critica Occhiuto finisce nel tritacarne dei suoi lecchini e nel mirino della procura. Anche quando le critiche sono garbate e corrette. Non appena qualcuno si azzarda a criticare Occhiuto e il suo operato, subito si mobilitano schiere di questuanti e lecchini pronti a difenderlo pur di mettersi in mostra ai suoi occhi con la speranza di avere in cambio qualcosa: una determina, una contributo, un affidamento, un’assunzione, una nomina. Oggi ancor più di ieri. In tanti hanno visto che dopo mesi e mesi di post a difendere Occhiuto, alla fine Campanella è stato assunto, e in tanti vogliono fare la stessa cosa.

Li abbiamo sentiti tante volte dare del ricattatore, dell’eversivo, del terrorista a chi non si è mai adeguato alla loro camurria. Forti sempre della complicità della procura. L’ultima volta è successo ad un signore che commentava un post nella pagina FB gestita dal prof. Massimo Veltri, che aveva osato dire “e allora uccidiamolo dai…” riferito al centro storico di Cosenza, ma i lecchini, che non brillano certo per intelligenza, hanno interpretato questa frase come rivolta ad Occhiuto, e allora via con gli allarmismi: vogliono uccidere Occhiuto! E giù con lettere, appelli alla procura, persino una interrogazione parlamentare a firma del senatore Bilardi (capirai il soggetto). Questo povero signore ha rischiato, per questo commento, di finire in galera.

Ora tocca a Carla Monteforte, giornalista, persona perbene e come tale conosciuta in tutta la città. La sua colpa è quella di aver criticato, sempre in maniera garbata com’è il suo stile, il mancato patrocinio al Pride da parte dell’amministrazione Occhiuto, e questo non gli è stato perdonato. E povera lei è finita nel mirino, da settimane, dei lecchini. Gliene hanno dette di tutti i colori. Fino all’uscita di ieri di quello che sembrava essere una persona equilibrata come Massimo Bozzo. Già assessore nella prima giunta Occhiuto ed oggi consulente per il randagismo sempre di questa amministrazione.

L’uscita di Bozzo è allucinante oltre che offensiva (meno male che eravamo noi gli scostumati e quelli privi di “cifra stilistica”) e squalificante per chi l’ha pronunciata. Con un post che ha dell’incredibile, Bozzo, apostrofa senza ritegno la giornalista come “cachera”. Che tradotto significa: zoccola, troia, puttana della peggiore specie.

La risposta scomposta e volgare di Bozzo arriva dopo la pubblicazione di un post di Carla che recita così:

Un post tranquillo che non offende nessuno e che si riferisce alle continue offese che la giornalista sta subendo da tempo dai lecchini di Occhiuto. Una risposta garbata a chi continua ad accusarla di aver offeso il sindaco e le sue iniziative fintamente a favore dei gay.

Ed ecco la risposta di Bozzo (che noi conoscevamo come persona perbene ed educata): “A Cosenza si dice che le ” mappine si atteggiano a tuvaglie ” nel paese dei balocchi si dice ” le cachere mo si sentono fate turchine “. Ed insiste rispondendo ad un altro commento in questo modo: “Silvana ho letto due post di una cachera figlia di papà che mi hanno fatto salire il sangue in testa”. E non contento continua con una chiara minaccia: “domani ci sarà un’ altra chicca”.

Ovviamente dopo questa “esternazione” si è scatenata la discussione su FB. E Bozzo, capito il marro, ha cercato squallidamente di negare che tale espressione fosse rivolta alla giornalista. Ma la retromarcia vigliacca a poco è servita. E tutta la grettezza di questi soggetti è venuta fuori nel peggior modo possibile, mettendo a nudo quello che realmente sono: dei ricattatori mafiosi. E’ così che funziona a Cosenza: se non sei con loro sei contro di loro, e quindi oggetto di infamità, vittima di pettegolezzi, e sempre nel mirino della corrotta procura di Cosenza.

Tutto sommato alla giornalista è andata sostanzialmente bene, almeno fino ad ora, perché se l’è cavata con qualche cachera e zoccola, e la messa al bando dalla città. Altri invece, come noi, hanno subito gravi rappresaglie da parte della procura. Siamo veramente allo schifo totale. All’assoluta mancanza di libertà e democrazia. E tutto questo perchè un manipolo di delinquenti, ladri, imbroglioni, truffatori, difesi dalla procura, non ci sta ad essere sputtanato e agisce in maniera scomposta e mafiosa contro chi gliele canta.

Questa è la democrazia al tempo di Occhiuto.