Massoneria, il tesoro della Superloggia “Calabria Z”: tutte le banche dei “fratelli” reggini

Il giornalista Francesco Gangemi, scomparso recentemente dopo lunga malattia, era un professionista discusso. Era il direttore de “Il Dibattito”, è stato sindaco DC di Reggio per sole tre settimane dopo l’arresto di Licandro (luglio ’92). Suo cugino, che porta il suo stesso nome e cognome ma è più vecchio di lui di quattro anni, è stato condannato a 10 anni di reclusione perché già luogotenente negli anni ’80 della Nco di Raffaele Cutolo presso la cosca dei De Stefano.

Il suo periodico ha avuto grande diffusione nelle carceri e ha sostenuto la campagna di stampa che voleva coinvolgere i pm Enzo Macrì e Francesco Mollace nel processo di Messina sul conto di Lembo e Alfano e sulle connivenze tra Cosa Nostra e la magistratura messinese. Prendeva ordini, come documentano le intercettazioni telefoniche e ambientali, da Paolo Romeo. “Dobbiamo distruggere questi magistrati”, gli diceva nel gennaio 2003.

Francesco Gangemi

Non è un mistero che Gangemi sia stato molto vicino a Paolo Romeo e che abbia respirato molto da vicino l’aria della massopolindrangheta reggina. Sono stati addirittura arrestati insieme in una vecchia indagine sui poteri occulti della DDA di Catanzaro. Anche in quell’occasione tra i protagonisti finiti in carcere c’era l’avvocato Paolo Romeo, e poi c’erano l’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, oggi latitante a Dubai per la vicenda Scajola, Gangemi appunto, mentre l’allora sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino fu iscritto nel registro degli indagati. Quell’inchiesta mise a nudo le attività di un «comitato -affaristico-mafioso» che avrebbe avuto come scopo quello di condizionare anche il lavoro dei magistrati reggini.  

Ma Gangemi, nonostante questo, era tenuto invece in grande considerazione da Angela Napoli, deputato di AN. Che invece lo sostenne nella sua battaglia contro i pm Enzo Macrì e Francesco Mollace. Un personaggio controverso, non c’è che dire, ma che di cose ne sapeva tantissime ed è rimasto molto lucido quasi fino alla fine.

Nel 2016 si è parlato di lui per una grottesca vicenda: lo avevano arrestato per un cumulo di pene per diffamazione, roba che anche farisei come Parisi e Sidda (giornalisti “sindacalisti”, gran brutta razza) l’hanno sostenuto. Gangemi aveva 82 anni e aveva recentemente subito un delicato intervento chirurgico al cuore. Ma non aveva mai lasciato “Il Dibattito”, anche on line, e alcuni dei suoi documenti sono straordinari. Soprattutto perché fanno girare le palle ai servizi, che malsopportano la scomoda verità.

IL DOCUMENTO DI FRANCESCO GANGEMI

Si tratta di una nota segretissima che pubblicai anni addietro senza alcuna risposta da parte di chi avrebbe dovuto avviare una seria inchiesta giudiziaria. Il messaggio, mi ripeto, è segretissimo e per puro caso, non riesco a distanza di anni, a comprendere come sia apparso per pochi direi secondi nel computer di un mio amico. Tali notizie sono criptate e compaiono e subito dopo scompaiano. Comunque, credo che la notizia sia utile al PM dr Giuseppe Lombardo poiché potrà meglio comprendere la potenza della massoneria in quasi tutti i settori sociali e istituzionali. A distanza di qualche giorno dalla pubblicazione quel mio amico ha subito minacce essendo stato ritenuto responsabile della diffusione a mezzo de “Il Dibattito”.

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NOTIZIE INERENTI LE RIMESSE BANCARIE SETTIMANALI EFFETTUATE NELL’ANNO 2000 DA “SEDE AUTENTICA E RICONOSCIUTA” DI REGGIO CALABRIA SU “ESTERO” CON NULLA OSTA DEL “TEMPIO DI ROMA”.

Prologo: in detto documento vengono analizzate e riportate buona parte delle “operazioni bancarie” coperte effettuate da Reggio su estero dall’1/01/2000 al 31/12/2000. Dette operazioni vengono effettuate con cadenza quasi settimanale per tramite la Banca Commerciale verso vari conti cifrati su istituti bancari esteri e società “off-shore”. Le operazioni vengono effettuate solitamente dal responsabile per la Calabria della “super loggia delle logge” “Calabria Z” o dal suo uomo di fiducia in loco.

Quindi possiamo stabilire che tutti i proventi da operazioni finanziarie gestite dalla massoneria locale vengono ormai depositati all’estero.

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Analisi: come sopra indicato da circa due anni (l’epoca in questione è sempre l’inizio degli anni Duemila, ndr) sono state istituite delle vere e proprie “money line” che da Reggio provvedono a smistare ingenti somme di denaro verso vari conti cifrati su diverse banche aventi sede in nazioni che offrono la massima sicurezza sul segreto bancario oppure su società di comodo dette “off-shore” domiciliate sempre in nazioni dove è impossibile effettuare delle indagini bancarie.

In pratica dopo una riunione avvenuta nella metà del 1999 (pare sia avvenuta nel mese di giugno ’99) in quel di Reggio presso la sede della loggia “T. Campanella” a cui vi presero parte:

-tutte le logge massoniche operanti nella provincia Reggia sia legali che coperte;

-alcuni imprenditori locali collegati a vari settori della “’ndrangheta”;

-rappresentanti di partiti politici;

-un rappresentante del Grande Oriente d’Italia venuto da Roma in rappresentanza della cupola nazionale, tale, era un illustre avvocato del foro di Roma di cui trapelò solo il nome in codice usato dai fratelli: Zaccaria!

In tale riunione venne posto all’ordine del giorno su come mettere al sicuro i vari proventi delle “logge” e gruppi affaristici, provenienti da tutte le “operazioni” effettuate nella provincia.

Infatti, pare che all’epoca si era fatto pressante il controllo di certi settori dei ROS e SISDE che non volevano sottostare agli ordini dei rispettivi “capi” locali, anche loro “fratelli” operanti nelle varie logge reggine.

L’idea “brillante” balenò nella mente tenebrosa, contorta e macchinosa (così è stato descritto da un psicologo) ma iperefficiente dell’allora semisconosciuto “editore” il cui nome in codice di battesimo massonico è “l’illuminato” (tale nome è segretissimo ed è conosciuto da pochissimi al massimo 10 persone). In seguito in varie riunioni ristrette “l’illuminato” mise nero su bianco e relazionò infine alla commissione regionale denominata all’epoca “777”, su come fare operativamente per potere inviare all’estero in sicurezza i proventi delle logge massoniche, gruppi affaristici ed anche di alcuni gruppi di giudici facenti capo al tribunale di Reggio Calabria con diramazioni a Locri e Palmi.

Dopo aver fatto contattare dai referenti massoni nazionali in Roma i vertici locali della commerciale ed i “capi loggia” a cui appartengono i direttori delle banche locali furono aperti nell’ottobre del 1999 sette conti cifrati dai seguenti nomi: ANDROMEDA I –GOLF IV – JULIET X – KILO VII – KURSAL O – ROMEO – VICTOR, intestati impersonalmente a società di comodo che in un gioco ben noto delle “scatole cinesi” dopo vari giri conducono a 3 società madri costituite a Reggio Calabria presso la Camera di Commercio.

Dopo questa prima fase di approntamento locale, una cellula composta da “l’illuminato” e due altri fratelli di Reggio Calabria tra cui un noto ottico reggino, con il lascia passare del Grande Oriente di Roma (che percepisce l’1,5% annuale sul totale degli affari provinciali) in data novembre ’99 si recarono in quel di Londra dove attraverso fratelli londinesi contattarono una società finanziaria locale la “Bensons and Co” in modo da fare mandato per aprire in istituti bancari e società off-shore alcuni conti cifrati in dollari USA, sterline e franchi svizzeri.

Furono scelte le seguenti banche e società: Banque Suisse; Credite Lionnese; Banque Nationalle; City Bank; Barkley Bank; National Bank; Asian Trust Bank; Merryll and Linch; Steyr and Manhaim; Information Financial Trust. Dette banche e società hanno sede nelle seguenti nazioni: Svizzera, Isole Granadine, Gibilterra, Isole Bahamas e Hong Kongh. Ormai il più era fatto!

Si poteva dare avvio all’operazione “Eldorado” il nome in codice venne scelto ed imposto personalmente dall’editore che da quel momento iniziò ad avere sempre più credito e potere agli occhi dei fratelli nazionali entrando a far parte della cupola regionale (ed avendo la concessione dei Jolly). Si ricorda che verso la fine del mese di dicembre del ’99, si organizzò una grande festa in una saletta riservata di un grande locale romano per festeggiare l’avvio dell’operazione “Eldorado”.

Erano presenti: rappresentanti del tempio di Roma; rappresentanti delle varie logge reggine e calabresi; capo regionale di Cosenza; rappresentanti dei giudici reggini.

A partire dal mese di gennaio del 2000 venne quindi dato inizio all’operazione sopra indicata.

Quasi settimanalmente venivano inviati in media 300.000.000 di lire da Reggio Calabria attraverso i sette conti cifrati su estero, trasformando automaticamente il tutto in valuta estera. Poi con un gioco a ritroso tali soldi vengono fatti ritornare su conti puliti di Roma che li ridistribuisce su Reggio. Pare che la cupola dei giudici massoni di Reggio, il cui capo attuale è coperto dal massimo riserbo, pretenda il 5% annuale sul totale delle operazioni per fare finta di non vedere e sentire e alla bisogna di insabbiare eventuali tentativi di mettere in difficoltà l’apparato.