Michele Serra: “La guerra nell’epoca dell’ansia”

(di Michele Serra – repubblica.it) – Tra i comfort della modernità c’è l’iperconnessione, la facoltà di potersi sentire in contatto con il mondo in tempo reale. Tanti e magnifici i vantaggi. Ma ci sono momenti nei quali rimpiangi il “prima”, il lunghissimo prima nel quale quasi ogni giornata si consumava nel piccolo spazio della tua vita, e l’orizzonte era corto come il tuo sguardo.

Uno di questi momenti è stata la snervante attesa dell’attacco iraniano (risposta all’attacco israeliano che è una risposta all’attacco di Hamas che è una risposta a… si possono riempire i puntini per migliaia di pagine, indietro indietro fino ai tempi di Mosé, come se le generazioni si fossero succedute invano. Anzi, è proprio così: le generazioni si sono succedute invano). Dicevo, la snervante attesa dell’attacco iraniano che oramai è alle porte di Israele. Ma per un paio di giorni è stato come se dovesse accadere da un minuto all’altro, ed è ulteriore ansia che si aggiunge a vecchie ansie.

Il problema è che l’ansia non favorisce la serenità, e va bene; ma nemmeno la lucidità, e questo va meno bene. Lucido sarebbe affrontare i problemi con determinazione, con energia, e invece, in questo stato di caos proclamato e continuamente diffuso, viene voglia di darsi per vinti, chiudersi in un igloo, o in una capanna nella foresta, e lasciare detto: chiamatemi quando siamo per davvero alla fine del mondo, fino a lì non fate più conto su di me. Se poi il missile iraniano (israeliano americano cinese turco russo marziano) mi centra in pieno mentre me ne stavo lì, ignaro, a cucinare tuberi nella mia capanna, pazienza. Fino a un secondo prima sarò stato felice.