Migranti. Il lungo fallimento delle destre italiane è iniziato con Minniti (di Gad Lerner)

(DI GAD LERNER – ilfattoquotidiano.it) – Pazienza se in Arabia Saudita i migranti li ammazzano quando si presentano al confine. Pazienza se muoiono bruciati in Grecia, di stenti nel deserto fra Tunisia e Libia, affogati nel Mediterraneo. Di tutte queste morti ci hanno abituato da tempo a disinteressarci. Colpa di quei disgraziati se sono disposti a pagare i trafficanti e pretendono di vivere in casa nostra.

Altrettanto sembra reggere l’autocensura sul fallimento definitivo, nell’estate 2023, di tutte le politiche messe in atto da Minniti in poi per contenere con brutalità il flusso migratorio dall’Africa all’Europa. Prima ancora di conoscere gli effetti nefasti che avrà il colpo di Stato in Niger, i media di regime cancellano dai notiziari il raddoppio del numero degli sbarchi e il collasso delle strutture d’accoglienza nel nostro Paese.

Chi aveva puntato tutto sul blocco delle partenze, preso alla sprovvista, ora tace. Ma per quanto faccia affidamento sull’indifferenza iniettata come un veleno da una propaganda decennale, ora il governo si trova a fare i conti con la novità di un fronte interno che lo trova del tutto impreparato. Hanno spacciato agli italiani la promessa antistorica di sigillare con la forza le nostre frontiere. Gli hanno venduto la falsa idea secondo cui i soldi destinati ad accogliere, integrare, regolarizzare i nuovi venuti, fossero risorse sottratte ai poveri di casa nostra. Hanno rifiutato di ammettere che la società del futuro debba investire nella creazione di un vero e proprio comparto economico dedicato alla gestione dei flussi migratori, allestendo le strutture necessarie, avviando piani di ripopolamento, programmando un’accoglienza diffusa, formando le professionalità necessarie e remunerandole dignitosamente. Così ora il Viminale si trova a fare i conti con la rivolta dei sindaci e con il caos delle prefetture.

Gli amministratori locali e i volontari che si sono prodigati nel fronteggiare l’emergenza e nel supplire all’omissione di soccorso in mare, sono stati accusati di agire per tornaconto personale. Il prossimo 20 settembre si terrà l’ultima udienza nel processo d’appello che vede imputato l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, povero in canna, nientemeno che di associazione a delinquere. Sul suo capo pende una richiesta di condanna a più di dieci anni di carcere. Si è resa la vita impossibile alle navi delle Ong sostenendo che fossero complici dei trafficanti, salvo ora chiedere loro di intervenire laddove la Guardia costiera non riesce ad arrivare.

È evidente che per fronteggiare la sfida imposta dal crescente numero di immigrati e dalla destabilizzazione di tutta la vasta area del Sahel, sarà necessario un piano di investimenti sul nostro territorio che rovesci l’impostazione meramente securitaria fin qui seguita dal governo. Sono arrivati e continueranno ad arrivare, non c’è frontiera che regga, se non facendo la guerra, in nessuna parte del mondo. Le chiacchiere sul fantomatico “piano Mattei” di Giorgia Meloni si infrangono sulla realtà di una cooperazione internazionale sacrificata alle politiche energetiche orchestrate dall’Eni e dei rifornimenti militari agli infidi gendarmi africani. La realpolitik che calpesta i diritti umani, l’esternalizzazione del controllo dei flussi, costa un mucchio di soldi, senza neanche ottenere il cinico risultato che si prefiggeva. Il fallimento è sotto gli occhi di tutti, anche se i telegiornali cercano di nasconderlo.

Ora dobbiamo deciderci. Chi può davvero proteggere il futuro della nostra invecchiata società? Il reclutamento di guardie di frontiera pronte a sparare? Oppure mediatori culturali, insegnanti, assistenti sociali, psicologi, avvocati, posti di lavoro in un nuovo comparto economico finalizzato a programmare e regolarizzare l’immigrazione per trarne una crescita armonica?