Milan, Mirabelli convince Gattuso: sarà l’allenatore della Primavera rossonera

MILANO – Rino Gattuso torna al Milan. La decisione è inattesa quanto clamorosa. Da luglio allenerà la Primavera, interrompendo un’avviata carriera da mister di prima squadra (115 panchine tra Sion, Palermo, Ofi Creta e Pisa) per rientrare, a 5 anni dall’addio e in veste di tecnico del settore giovanile, nel club in cui ha vissuto la sua lunga e felice parabola di campione. Che si tratti di una scelta di cuore non è in discussione: “Non l’avrei fatto per nessun’altra destinazione. Ma il Milan è il Milan”. Quello cinese è riuscito a convincerlo in due incontri: il primo col direttore sportivo Mirabelli, la settimana scorsa, e il secondo con l’amministratore delegato Fassone.

Per la diarchia al timone del club, il colpo di mercato è di indubbio effetto, più ancora dei primi acquisti di calciatori (Musacchio, Kessé e Rodriguez): l’arrivo di Gattuso attenua infatti una tra le principali critiche mosse a Fassone, accusato di avere infarcito il Milan del nuovo corso di ex interisti (lui stesso e Mirabelli in primis) e di non avere ancora persuaso nessuna bandiera a partecipare al progetto di rilancio. Inoltre l’ex mediano campione del mondo è tra i calciatori più amati dalla tifoseria: il suo passo indietro, per tornare a Milanello, diventa dunque particolarmente significativo, perché segna un’inversione di tendenza.

Di sicuro la scelta non è economica: l’ingaggio di un allenatore della Primavera, anche al Milan, è ben lontano dai parametri di Montella (2,2 milioni l’anno, in attesa di ritocco). Gattuso non ha particolari ansie di guadagno: “Io voglio semplicemente fare calcio e andrò dove troverò le migliori condizioni per farlo”, ha dichiarato a conclusione dell’esperienza pisana. Che è stata in chiaroscuro (promozione in serie B l’anno scorso, retrocessione in Lega Pro quest’anno), ma ha anche temprato alle più pesanti difficoltà il giovane allenatore. Il Pisa, penalizzato di 4 punti per irregolarità amministrative e ritardo nel pagamento degli stipendi, ha scontato il clima di abbandono per 6 mesi, durante la gestione Petroni, e poi il passaggio di proprietà alla famiglia Corrado, finalmente solida. La squadra ha retto psicologicamente l’urto del periodo più complicato, malgrado gli infortuni a catena degli attaccanti e soprattutto quello del giocatore più talentuoso, l’uruguaiano Lores Varela. E’ però crollata nel finale, in coincidenza con la penalizzazione in classifica, perdendo il primato della difesa meno battuta di tutti i campionati.

La carriera di Gattuso allenatore è stata finora contraddistinta dalla gavetta, in senso stretto. Ha assaggiato il condizionamento di piazze a dir poco difficili: i due presidenti mangia-allenatori per definizione nel 2014 – prima lo svizzero Costantin a Sion per il debutto da player-manager sul finire del campionato, poi Zamparini a Palermo – poi il traballante campionato greco travolto dalla crisi economica del paese – l’Ofi Creta, mantenuto comunque sopra la zona retrocessione, è fallito a febbraio 2014 –  sia il Pisa in angoscia societaria. Il riapprodo a Milanello può rappresentare un periodo di tregua e di ulteriore crescita professionale: “Ho ancora molto da imparare e non ho mai avuto paura di mettermi in discussione”. Così parte la nuova avventura di uno tra i personaggi più imprevedibili e genuini del calcio italiano.

Fonte: Repubblica