Milano, la verità del vigile urbano cosentino “abbandonato” dal Comune

Questa è la lettera che ci ha mandato Francesco Bartucci, il vigile urbano cosentino che sta vivendo una paradossale vicenda giudiziaria ormai da tredici anni. In questa missiva Bartucci, specie dopo quello che sta passando, ha evitato di nominare il Comune di Milano quale responsabile di questo disastro e di conseguenza di averlo abbandonato al suo destino. Lo scriviamo noi, da premessa per il racconto del diretto interessato. 

Gent.mo Direttore Gabriele Carchidi,

sono Francesco Bartucci, agente di Polizia Locale di Milano. Nel 2005 io e il mio collega in pattuglia, venivamo inviati dalla centrale operativa, su segnalazione dell’ ATM (azienda dei trasporti di Milano), in via San Paolino a Milano, perché alcune autovetture intralciavano il transito dei mezzi pubblici.

Arrivati sul posto, abbiamo elevato le multe per divieto di sosta. Immediatamente venivamo circondati da una moltitudine di cittadini infuriati perché i loro veicoli erano stati sanzionati. Uno degli aggressori è stato successivamente denunciato da me per resistenza e violenza a pubblico ufficiale in quanto nel parapiglia mi aveva causato lesioni guaribili in 20 giorni s.c. certificati dal P.S. del ospedale G. Pini di Milano.

Trascorrono alcuni anni e, al termine del primo grado di giudizio, l’aggressore di cui sopra veniva assolto in quanto le nostre dichiarazioni, a parere del giudice, non erano attendibili. Tale determinazione dell’organo giudicante scaturiva anche dalle affermazioni di un “solerte” funzionario del Comune di Milano secondo il quale in luogo non vi era la segnaletica verticale indicante il divieto di sosta, circostanza puntualmente smentita dalle fotografie da noi prodotte, da copie di altre contravvenzioni elevate sia prima che dopo quel giorno e dai testimoni portati in tribunale ma il giudice non ne ha tenuto conto.

A causa dell’assoluzione, noi agenti venivamo d’ufficio indagati per calunnia e falsa testimonianza e, per tale ipotesi di reato, condannati in tutti i gradi di giudizio. Per me comunque interveniva la prescrizione del reato ascritto. Purtroppo, nel parallelo processo civile, proprio in questi giorni sono stato condannato in primo grado al pagamento di circa 25.000 euro di risarcimento danni che sommati a tutte le spese legali sostenute e alla provvisionale ammonteranno a circa 125.000 euro.

Mi infastidisce il fatto che in sede dibattimentale si è dato credito solo a quanto asserito dai testimoni dell’aggressore  e non sono stati considerati attendibili i nostri documenti né tantomeno i testimoni portati in tribunale. Mi ritengo pertanto vittima di una enorme INGIUSTIZIA. Ringrazio il sindacato Sulpl che inizierà una raccolta di fondi a livello nazionale a mio sostegno, vista l’esorbitante cifra.

Francesco Bartucci