Molestie sessuali, don Roberto prosciolto: il caso è chiuso

Puntuale come un orologio svizzero è arrivata l’archiviazione della procura di Cosenza per don Roberto Ruffolo, il prete 52enne che insegna(va) religione alla scuola media Zumbini ed era stato denunciato per molestie sessuali da uno dei suoi alunni.

La procura di Cosenza ha una sua logicità nell’insabbiare tutto l’insabbiabile e nel condannare quelli che non sono protetti dai “poteri forti” (anche le condanne di Vigna e Spataro di questa mattina fanno parte del “programma” perché certamente più deboli di quelli che si meritavano davvero la condanna).

Con questo non vogliamo certo dire che don Roberto Ruffolo meritava di essere perseguito, ce ne guarderemmo bene.

La vicenda, del resto, presentava una serie di anomalie che non sono affatto sfuggite ai più sgamati e scafati. La presunta vittima di queste molestie sessuali del prete è un ragazzino straniero che vive in una casa famiglia e i cui genitori hanno avuto quasi “coraggio” nel presentarsi negli uffici della procura di Cosenza.

Si saranno detti: magari archivieranno tutto ma almeno un segnale noi lo abbiamo dato.

Ora, non stiamo qui ad arzigogolare su che cosa si è potuto muovere in questi mesi nel corso dei quali le forze dell’ordine e la magistratura sono stati “impegnatissimi” ad indagare ma vi bastino alcune semplicissime considerazioni.

Il nome di don Roberto Ruffolo non è uscito su nessuno dei media di regime: tutti d’accordo nel tutelare il prete. E tutti felici e contenti di poter annunciare (ieri mattina) il suo proscioglimento. Leggere le locandine di Gazzetta del Sud e Quotidiano stamattina equivaleva (quasi) al discorso del presidente della Repubblica l’ultimo dell’anno: reti unificate. Con tanto di “sortite” studiate, nel corso di questo lasso di tempo, per smontare ogni tipo di teorema e dare manforte alle tesi innocentiste. Ci sta, fa parte del gioco.

La Curia, toma toma cacchia cacchia, ha atteso che passasse la bufera e avrà portato a termine le sue “indagini interne” per chiudere la “cosa” e salvare capre e cavoli. Ormai sono diventati tutti lungimiranti e “spiarti”. Non lasciano nulla al caso. Tutto scientifico.

Don Roberto Ruffolo esce pulito da questo can can e ci fa piacere per lui, ci mancherebbe altro. Certo, qualche punto interrogativo rimane. Non su quello che sarebbe accaduto, che non è affar nostro, ma su quello che accadrà. Il prete tornerà ad insegnare nella scuola media Zumbini? E il ragazzino che lo ha denunciato sarà ancora un suo alunno?

E cosa penseranno i genitori degli alunni?

Interrogativi che poniamo all’attenzione dei nostri lettori e dei diretti interessati e che, ovviamente, non toccano minimamente la nostra magistratura, le nostre forze dell’ordine e la nostra Curia. Che hanno risolto il caso e se ne stanno già lavando le mani. Fino alla prossima denuncia e alla solita “tarantella”.

Questa è la Cusenza che conta, bellezza… E noi possiamo solo assistere inermi e sempre più perplessi ai loro squallidi balletti.